sabato 24 marzo 2007

CORMA di MACHABY (m 798): Diretta al Banano



24 marzo 2007





Io e Paolino l'Alpino




L'ho scampata bella: fino all'ultimo, venerdì pomeriggio, ho rischiato di rimanere incatenato al lavoro anche il sabato...
Ma poi due miei grandiosi colleghi si sono sacrificati (quanti caffè mi toccherà pagare?) e mi hanno parato le chiappette!
OK, ragazzi, ci sono!
All'appello risponde Paolino l'Alpino, Manu e Simo si sono imparolati coi ragazzi della palestra boulder e vanno al Bracco.
Per la verità, ad essere sincero fino in fondo, trascino letteralmente il fido Paolino in Valle d'Aosta: per me non è più tempo di monotiri, d'ora in avanti vie lunghe e alta quota!!!

Il nostro obiettivo è il Paretone alla Corma di Machaby (m 798), in bassa Vallée.

La via prescelta è la Diretta al Banano (5c 280 m 9L).


Al parcheggio incontriamo subito due amici di Bra, parliamo del più e del meno e, parlando di vie di arrampicata, la salita di avvicinamento alle vie risulta meno pesante e passa in un attimo...

Loro vanno a fare Topo Bianco, noi il Banano.


Il primo tiro contiene un passo delicato (5c) su roccia scivolosa.

Oggi saliamo con una corda singola.



Criniamo un po', ma arriviamo in sosta.

Il secondo tiro è più tranquillo (4a), placca verticale, poi una fessura, fino a giungere ad una comodissima sosta.



Questa foto è fatta dalla seconda sosta, alla mia destra:


Alzo lo sguardo e questa è la terza lunghezza (4a, poi facile): ancora una bella placca, poi si giunge alla grande cengia a metà della parete.

Sale Paolino, ma dopo un po' non ci sentiamo più a voce e la radiolina non capta il segnale...

Rimaniamo un po' di tempo fermi alle soste, poi ci capiamo a strattoni della corda e lo raggiungo.

Dalla cengia parte il quarto tiro (5c), che conduco io. Paolino in sosta:



Si sale il diedro e, giunti sotto l'evidente tetto, si esce a sinistra su una splendida placca verticale, sopra la quale si torna a destra, fino in sosta (ultimo spit un po' lungo...)


Giungo in catena e fotografo il tiro dall'alto, con Paolino che fa sicura. E' una grandiosa lunghezza di corda, un'arrampicata splendida!

Anche il quinto tiro è bellissimo (5c): tocca a Paolino, una divertente placca verticale lavorata e poi un tettino.


Eccoci alla quinta sosta.



La sesta lunghezza (5a) affronta un'altra bella placca non completamente verticale, obliqua leggermente a sinistra e qui c'è il rischio di finire su un'altra via, come ho fatto io...

A metà di una paretina verticale di 5c, rinvio uno spit e mi accorgo che dovevo seguire un'altra linea, molto meno logica, che traversava a destra e finiva in sosta su un terrazzino.

Non c'è altro da fare: a malincuore, tolgo il rinvio cui sono assicurato e scendo disarrampicando in obliquo verso destra, ritorno sui miei passi e con un saltello mi ritrovo su una cengetta; salgo un passo, traverso a destra e mi allungo il più possibile per afferrare una presa piuttosto sfuggente, grazie alla quale mi isso in sosta.



Alla mia destra, il Monte Coudrey (m 1.298) e l'attenzione cade sullo splendido Pilastro Lomasti:


Il settimo tiro consiste in una breve salita di pochi metri e in una traversata delicata verso destra, sprotetta.

L'ottava lunghezza supera un enorme tetto: ora, la relazione dice 4c, ma io e il mio compare (e molti altri pareri raccolti in giro per il web...) siamo senza parole... ma come è possibile una tale disomogeneità di giudizio sul grado di difficltà di una stessa via? Capisco le differenze di valutazione tra una zona e l'altra, tra un apritore e l'altro, ma nell'ambito di una stessa via è inconcepibile...

Infatti, laddove la relazione recita: "giungere ad un muro strapiombante che si risale con passo esposto ma ben appigliato", in realtà di appigli non ce ne sono molti!

Comunque esco fuori dal tetto e scalo la placca verticale lavorata che lo sormonta (anche qui tutt'altro che 4c...); giunto in sosta, le difficoltà sono finite.

Il nono tiro è una divertente cavalcata (4a) su placche e gradoni.

Chiudo con il decimo e ultimo tiro, di terzo grado, dove non manco di sottolineare come ci siano più spit che non sui passi più difficili... tant'è che ne rinvio soltanto uno sì e uno no...



Siamo in vetta alla Corma di Machaby: per me è la terza volta, dopo Lo Dzerby ed il Diedro Jaccod.



Un momento di meritato svacco sulla comodissima placca sommitale...



Ho le mani a pezzi, mangiate dalla roccia e impiastrate di magnesite...



Stavolta scendiamo per la via più comoda, il sentiero che discende sul versante opposto e fa il giro attorno alla montagna; in un'ora siamo alla macchina.

sabato 17 marzo 2007

Rocca di Lities (m 1.442): Adesso Basta!



17 marzo 2007


Io, Manu, Simo e Paolino l'Alpino



Indecisi fino all'ultimo sulla destinazione, ci troviamo alle 7,20 e puntiamo sulla curiosità per un posto nuovo, tutto da scoprire, per noi: la Valle di Lanzo.
L'alternativa più gettonata sarebbe stata il Paretone di Machaby, ma abbiamo pensato che sarebbe stato troppo affollato.
Facciamo un bel po' di strada, fino a Cantoira, dove abbandoniamo la strada provinciale e risaliamo i tornanti che portano a Lities (m 1.100).

Abbiamo subito di fronte la nostra meta: la Rocca di Lities (m 1.442).


Da lontano non sembra così impressionante, ma quando ci avviciniamo... beh, aumenta il rispetto per la parete verticale che ci si para di fronte!

La via che affrontiamo è Adesso basta! (5b D 200m 7L).



Mentre ci avviamo, sorpresa: Simo ha dimenticato a casa l'imbrago!!!
Beh, cominciamo coi migliori auspici...
No-problem: lo improvvisiamo, usando le corde ed una fettuccia.
Chiaramente, lui salirà da secondo di cordata, non possiamo rischiare un suo volo.
Si lega con Manu; io e Paolino siamo l'altra cordata.

L'attacco è ben segnalato e la partenza richiede attenzione ed aderenza.


Dopo le placche iniziali, un leggero traverso a sinistra porta sotto un diedro verticale, che si affronta uscendo sulla faccia destra (5b).



La seconda lunghezza è più facile, ma comincia con un passo molto aereo ed esposto, una spaccata sul vuoto, in cresta, da uno spuntone all'altro, cui segue un traverso ancora a sinistra ed alcuni metri camminando su un'ampia cengia, fino alla sosta.



Il terzo tiro si infila in un diedro inclinato verso destra, poi affronta direttamente la parete verticale.
Paolino sale da primo, non si avvede della sosta e prosegue anche lungo il tiro successivo, di terzo grado, che sale alcuni gradoni, fin sotto "il cuore" della via, i tiri chiave.


Lo raggiungo e parto per la quinta lunghezza di corda.



Seguo il filo di uno spigolo, traverso a destra su placca fin sotto questa parete completamente verticale:

Ci sono buoni appigli, ma l'esposizione è notevole, come pure la fatica; il muro si scala in leggero traverso verso destra, in diagonale, fino a riguadagnare lo spigolo, dove si trova un punto di sosta. Laggiù, ecco Paolino alla sosta precedente:


E' un tiro molto estetico e divertente, in forte esposizione, non resisto alla tentazione di fotografare il mio compare quando si trova in piena parete (lo assicuro con un autobloccante, ovviamente...):



La sesta lunghezza è condotta da Paolino: è sempre esposta e costringe ad un passo molto atletico, la fessura che si vede a centro foto da superare in dulfer; la via è data come 5b max, ma questo passaggio secondo me vale almeno un 5c. Bravo Paulin, che lo supera bene, anche se con fatica.


Si sbuca sul cengione sommitale, sormontato ancora da una sorte di enorme vela rocciosa, che rappresenta la vetta vera e propria.

Il settimo tiro della nostra via salirebbe lo spigolo, prima atletico, poi più abbattuto fino in cima, ma, così come Manu e Simo che ci precedono, anche noi decidiamo di scalare la placca in piena parete.

Tocca a me condurre: non nascondo che sia il fatto di preferire la placca ai passaggi faticosi, sia l'aspetto della parete che sembra più abbordabile mi fanno optare per la placca.

In realtà si tratta dell'ultimo tiro della via Come sono Togo (6a sostenuto 150 m 5L), una lunghezza descritta così dalla relazione (che leggerò solo in seguito...):

V tiro (5c) Placca sul vertice sommitale della Rocca. Passaggi piuttosto delicati nella prima parte. La seconda parte si abbatte e diventa facile sulla via d'uscita. Chiodatura un po' lunga.


Infatti, la parete si fa presto completamente verticale, con oassaggi delicati e soprattutto con chiodatura molto lunga!!!



Non aiuto certo il mio morale quando mi imbatto in un bel maillon rapide abbandonato da qualcuno che si è ritirato, calandosi su di esso... è sempre un trite presagio...

Arrancando un po' e bestemmiando altrettando, raggiungo la parte sommitale della parete, dove le difficoltà diminuiscono un po', ma in compenso la chiodatura si fa chilometrica!!!

Esco in vetta.

Assicuro Paolino, che sale sottolineando a sua volta l'adrenalina data dalla chiodatura lunga per il capocordata.
Intorno a noi, altre pareti paiono invitanti:


La discesa non è molto agevole.

Alle doppie, preferiamo il sentiero, come è buona norma quando possibile.

Scendiamo sul lato nord della Rocca di Lities, tra la vegetazione; a tratti il percorso è attrezzato con corde fisse.

Quando raggiungiamo i prati sottostanti, ci voltiamo a guardare dove siamo passati arrampicando e non manchiamo di sottolineare quanto siamo fuori...


Al parcheggio, diamo l'assalto a Coca e pizza al taglio, seduti di fronta ad una chiesetta, che riporta essa stessa raccomandazioni e preghiere di stampo alpinistico:


Poi, via in macchina, dando un ultimo sguardo alla Rocca di Lities:

sabato 10 marzo 2007

Monte COUDREY (m 1.298): Olympic Spirit + Al


10 marzo 2007



Io e Simo




Paolino l'Alpino è impegnato con l'uscita di due giorni del corso di Scialpinismo.
Paolo si spara l'ultima uscita stagionale di sci.

Manu lavora (schiavo!).

Carlo non pervenuto.

Fabri col pupo: beh, ormai ha più di due mesi, potresti cominciare a fargli vedere la roccia!!!

OK, Simo, siamo io e te: ci regaliamo una giornata in Vallée?

Scaliamo Olympic Spirit (5c D+ 200 m 8L) al Monte Coudrey, ad Albard (AO).

Partiamo alle 7,30; solita sosta all'autogrill di Scarmagno: panozzo con bistecca e coca, alle 9 del mattino: ottimo!

Poi via, alle 10,00 attacchiamo.




Il primo tiro, con la corda dei due ragazzi che partono prima di noi; li lasciamo andare, anche perchè diverse soste sono da attrezzare e non è simpatico ammucchiarsi in sosta, quando ognuno la deve attrezzare...


Il primo tiro parte all'ombra, fa un po' frescolino, ma non lamentiamoci; Simo si prepara ad assicurarmi: c'è da fidarsi di un personaggio così?



Una prima lunghezza di 4+ è l'ideale per riscaldarsi:

Il secondo tiro è 5c e ci impegna non poco...

Il terzo tiro presenta il passo più duro della via, dato 5c, ma io ci aggiungerei almeno un +...
Parto lungo uno spigolo marcato, esposto ma ben appigliato, segue una traversata resa delicata dal fatto di essere sprotetta: è rimasto il chiodo a pressione, ma manca la placchetta, per cui è inservibile, non si può rinviare...
Dopo il traverso, si sale una placca chiusa in alto da un muro strapiombante e liscio, con alcune prese discrete sul bordo superiore: in pratica, si tratta di una bella serie di trazioni solo su braccia, per issarsi oltre lo strapiombo quasi senza l'aiuto dei piedi.
E qui ci regaliamo una piccola mungitura!!!

Segue uno strano trasferimento, caratterizzato dal passaggio sotto a due massi, che formano uno stretto cunicolo da cui si sbuca sotto la placca successiva:


La quarta lunghezza, prima della quale si incontra una possibile via di fuga dalla via, è molto divertente: una placca lavorata decisamente estetica, verticale ma non difficile:

Un altro breve trasferimento ci fa passare da uno sperone all'altro:



Da qui in su, una serie di placche da scalare in relax, alcuni tratti verticali, ma sempre lavorate e sempre entro il 4b:




Proprio sotto di noi, il maestoso Forte di Bard:

Dopo circa 3 orette di scalata al sole, disturbata dal vento nella parte alta, usciamo in cima:





Sullo sfondo, la vetta scintillante dello ??? (adesso mi informo...)


La vicina e celebre Corma di Machaby:

Scendendo verso il parcheggio, ci imbattiamo in una piccola e tranquilla falesia, il Settore Lawrence.

Saliamo una splendida via da percorre integralmente in dulfer: Al (5)


Alla fine ho le braccia completamente ghisate... specialmente il braccio sinistro, più debole del tutt'altro che potente braccio destro, arriva al limite dei crampi...

Io per oggi ne ho abbastanza, sono stanco.

Scendendo dalla via, rinvio la corda sull'ultimo spit della via vicina; Simo si fa ancora i due tiri che salgono la placca sulla destra, 5+/6a, in top-rope.

Poi, facciamo le corde e torniamo alla macchina, dove facciamo la conoscenza di Tito Sacchet & soci, instancabili chiodatori della zona, da una quindicina d'anni: come sempre cerco di fare, non manco di ringraziare lui e chi come lui ci regala la possibilità di divertirci in sicurezza!