sabato 26 aprile 2008

VERDON (m 829): L'Herbetto


Venerdì, Sabato e Domenica 25-26-27 aprile 2008




Io e Paolino l'Alpino




Tutti in Verdon!!!

Mettiamo insieme una bella cumpa (Silvia, Mary, Annalisa, Laura, Paolino ed io) e partiamo!

Arriviamo in Verdon puntualmente all'ora di pranzo, che "santifichiamo" a dovere in un ottimo ristorantino...

Poi, eccoci al Point Sublime, dove basta la parola:

La falesia di fronte a noi è L'Escalès, teatro delle gesta dei più grandi free-climber del mondo, primo fra tutti Patrick Edlinger, che qui è sempre stato di casa; risaliamo in macchina e la raggiungiamo, ammirando l'uscita delle vie più blasonate:

Dopo una bella sosta sdraiati su una delle spiaggette in riva al Verdon, eccoci alla nostra meta: il rifugio/Chalet de la Maline, il nostro punto di appoggio per i prossimi 3 giorni.

Ceniamo e occupiamo la stanza che ci viene assegnata: un'intera camera per noi, da 6!

Il mattino dopo, sabato, io e Paolino ci regaliamo la nostra prima via di arrampicata in Verdon.

Con rispetto, quasi con timore reverenziale, scegliamo una delle più facili: L'Herbetto (4c 280 m 10L), che una delle guide della zona grada però 5b...

Parcheggiamo ad un belvedere e cominciamo a scendere lungo un sentiero sorprendente: molto bello e molto "astuto", ci conduce fin quasi al fiume, con alcuni passaggi esposti e tratti attrezzati:

Fortunatamente la nuova guida di arrampicata che ho acquistato si rivela molto precisa, per cui troviamo l'attacco della via senza problemi; Paolino sghignazza di gioia quando trova una bella fila di spit (almeno uno ogni 2 m), talmente entusiasta da voler partire lui per il primo tiro (4b+):

Lo raggiungo ad una bella sosta esposta una sessantina di metri al di sopra del Verdon; ci alterniamo al comando della cordata e parto per il secondo tiro (4a), risalendo delle placche e sostando 4 m sulla sinistra del filo di cresta:



Paolino sale la terza lunghezza (4b+), prima un traversino a sinistra, poi una placca verticale ingombra di arbusti, infine un traverso a destra, per riprendere il filo di cresta; in pratica, la via aggira in questo modo un pilastro molto liscio, lungo il filo di cresta.
Dalla splendida sosta in cui siamo, mi alzo in verticale all'inizio del quarto tiro (4b), poi salgo verso destra in placca, fino ad infilarmi in una bella fessura verticale, che mi conduce in cima ad un risalto dello sperone:



L'arrampicata è tutt'altro che estrema, i gradi sono corretti, mentre l'ambiente circostante è grandioso:



Ci spostiamo sotto una paretina, che Paolino risale piegando leggermente a destra, prima di affrontare un muro verticale (4b+) che conduce di nuovo sul filo dello sperone:


Poi tocca a me:


Siamo nella zona dell'Imbut, una delle più suggestive; alla nostra sinistra, una placca lunga centinaia di metri percorsa da una delle grandi vie "stile Verdon":


I quattro tiri successivi (4a, 4a, 3b, 3b) seguono fedelmente il filo di cresta:



Arrampicata facile, esposizione "stimolante"...






La roccia è bellissima, sembra finta...


Noi amanti delle vie classiche in cresta ci divertiamo come bambini!








Arriviamo così alla nona sosta, da cui si innalza la parete verticale del decimo e ultimo tiro (4c), il tiro-chiave della via; supero un piccolo strapiombo issandomi su buoni appigli:


Al di sopra della placca mi aspetto la fine della via, invece mi trovo a percorrere ancora cinquanta metri di cresta, facili, e quasi con dispiacere mi assicuro all'ultima sosta, da cui recupero Paolino:

Eccoci fuori dalla nostra prima via in Verdon:

L'ultima parte della cresta:

Intanto le ragazze si sono dedicate all'abbronzatura; al nostro ritorno, andiamo tutti insieme a fare una passeggiata fino ad un belvedere, da cui si vede la "nostra" via (la cresta che sale dritta, poi da sinistra verso destra):


Domenica decidiamo per la gita al lago Sainte-Croix:


Noleggiamo in quattro un pedalò, con cui risaliamo il Verdon; ecco i pirati al timone:

Panorami mozzafiato, clima fantastico:


Qua e là, l'attenzione è rapita dai climber sospesi sul vuoto:

Sentiamo battere colpi di martello sotto un grottone alla nostra sinistra ed ecco uno scalatore in apertura, appeso al soffito della caverna:

Dopo due ore, ritorniamo a riva e ci avviamo senza fretta verso casa, dopo un ottimo pranzo a Moustières Sainte-Marie:



Quasi al tramonto, dopo aver percorso la Vallée de l'Ubaye, valicato il Colle della Maddalena e sceso la Valle Stura, ecco di fronte a noi la mole poderosa del Monte Bersaio (m 2.386), con la sua dolomitica parete sud:



Cerchiamo di intuire le condizioni del Canalone di San Giuliano, poi tutti a casa!

sabato 5 aprile 2008

PASSO DUE DITA (m 3.010): Canale Due Dita


Sabato 5 aprile 2008




Io e Paolino l'Alpino


L'idea di scalare un famoso canalino di neve in ambiente grandioso ci ronza in testa da un po'...
Ecco le condizioni ideali, dunque partiamo!
L'obiettivo è il Canale Due Dita (45° max PD 400 m), in zona Monviso, precisamente il canalino nord-est che si infila tra le poderose pareti del Visolotto (m 3.348) a sinistra e di Punta Gastaldi (m 3.214) a destra, fino al Passo Due Dita (m 3.010), anche detto Colle del Visolotto.
Partiamo alle 5,00, alle 6,35 siamo al Pian della Regina (m 1.740); la giornata è tersa, la temperatura freddina: perfetto!
Cominciamo a salire alle 7,05.

Da sinistra: Monviso (m 3.841), Cadreghe di Viso (m 3.190), Visolotto (m 3.348), Punta Due Dita (m 3.147) e Punta Gastaldi (m 3.214):




La neve "porta" molto bene: saliamo con le racchette da neve in spalla ed i ramponi ai piedi; in 1h 15' siamo al Lago Chiaretto, da dove vediamo il nostro obiettivo da vicino:



Alla nostra sinistra, ad est, il Viso Mozzo (m 3.019), ancora col "vestito" invernale:



Ci siamo quasi...




Passiamo sotto la severa parete nord del Visolotto:




Alle 9,40 abbandoniamo un po' di zavorra all'imbocco del canale: lasciamo le racchette da neve ed impugnamo una piccozza; ne abbiamo due, ma le condizioni ci suggeriscono un bastoncino, una picca e, per ora, niente corda:




Cominciamo la scalata vera e propria: Paolino mi segue poco distante:



La cima è distante, il canale prevede 400 m di dislivello:


Le condizioni sono ottime, si riesce ad affondare il giusto nella neve; non siamo soli, in tutto saremo una quindicina; mi rallegro nel ritrovarmi in buone condizioni atletiche, benché finora abbiamo percorso poco dislivello in stagione (quasi sempre arrampicata) e solo con il recentissimo cambio d'ora sia riuscito a correre con una certa continuità, la sera.



Dopo il restringimento, la pendenza aumenta, arriva al massimo a 45°; il canalino è ora in ombra, ma vedere la cima aumenta le energie:



Saliamo con una certa tranquillità e con grande soddisfazione, ma cerchiamo di mantenere la concentrazione: le condizioni del manto permettono di arrestare un'eventuale caduta, ma meglio evitare il test diretto... In ogni caso, decidiamo di procedere senza legarci:




Paolino avverte qualche piccolo fastidio, mentre su di me l'alta quota pare avere un effetto positivo, come sempre: le mie prestazioni paiono addirittura migliorare, in alta quota!

Si avvicina l'uscita dal canalino:


Alle 11,10 sono in cima al canale!

Il cronico fastidio al ginocchio non permette a Paolino di allenarsi, ma l'entusiasmo lo spinge:


Dal Passo Due Dita (m 3.010), verso nord-ovest, ecco la Punta Due Dita (m 3.147):

La relazione che ho studiato parla di 4 o 5 tiri di corda al di sotto del IV grado, ma senza chiodi in loco, per cui lasciamo perdere.
Verso sud-est, invece, ecco innalzarsi la parete nord-ovest del Visolotto:


L'ultimo sforzo, anche per l'Alpino:

Dal versante opposto, ecco il Vallone di Vallanta, dove si scorge l'omonimo rifugio:



Paolino mi raggiunge in cima:



Grande soddisfazione:

Il Dado di Vallanta (m 3.781), addossato alla parete nord-ovest del Monviso:

Dopo un po' di riposo, scendiamo.
Dove la pendenza è maggiore, scendiamo a tratti faccia a monte, ma per quasi tutto il percorso scendiamo tranquillamente faccia a valle.

Alle 13,20 ci corichiamo su una roccia di fronte al canale, ammirandolo dal basso: