sabato 25 ottobre 2008

PLACCHE DI PRE'-DE-BAR (m 2.000): Spitnik


Sabato 25 ottobre 2008



Io e Paolino l'Alpino


Che giornata, che ambiente spettacolare!
Il favoloso autunno 2008 ci ragala un'altra giornata da ricordare in alta montagna: stavolta facciamo rotta sull'alta Val Ferret, nel massiccio del Monte Bianco.
E' l'ultimo giorno di ora legale, da domani sarà buio presto: viste le ottime previsioni, andiamo in quota!
Alle 10,00 siamo a Courmayeur ed imbocchiamo la Val Ferret: lo sguardo è rapito come sempre dal profilo ammaliatore della Cresta di Peuteréy, che conduce, salendo tra cielo e terra, fino alla vetta del Monte Bianco (m 4.807).

Di fronte a noi, il Dente del Gigante (m 4.014) e le Grandes Jorasses (m 4.208):

Ci inoltriamo nella valle, colorata d'autunno, con la grande cresta alle spalle; l'Aiguille Noire de Peuteréy (m 3.773), con la sua mitica Cresta Sud (V+ TD 1.200 m), resta un sogno nel cassetto:

Procediamo e poco dopo si apre alla nostra vista un'altra parete fenomenale: la Parete Est (ED 750 m) delle Grandes Jorasses (m 4.208), scalata in prima assoluta da Giusto Gervasutti e Giuseppe Gagliardone nel 1942:

Subito dopo si apre alla nostra vista il bacino del Triolet:

Infine, a chiudere la valle, la bocca del Ghiacciaio di Pré-de-Bar:


Nel mezzo, splendidamente esposte a sud, le Placche di Pré-de-Bar:

Ci avviciniamo, la temperatura è fantastica: siamo quasi a novembre e noi siamo in maglietta a Duemila metri!

La via che scegliamo è Spitnik (5c 180 m); purtroppo ci sono altri due ragazzi che stanno attaccando, che sembrano piuttosto lenti, così ad occhio...
Attacchiamo subito anche noi, essendo già mezzogiorno: il primo tiro (5a) è di Paolino:

Alle nostre spalle, sul lato opposto dellal valle, il Rifugio Elena (m 2.061), ormai chiuso al pubblico:

Parto io per il secondo tiro (4c), ormai abbiamo già superato i due milanesi:

La roccia è un granito fantastico, uguale a quello di Ailefroide...

Il terzo tiro (5c) presenta il passo chiave della via: un tetto strapiombante molto atletico:
Per salire occorre trazionare sulle sole braccia, per un attimo rimanere su un solo braccio, raggiungere un'altra presa con la mano destra e sollevare il tallone destro per scaricare il peso su una sporgenza, quindi issarsi ed uscire sulla destra, in sosta:

La quarta lunghezza (3c) risale alcune semplici balze; concateno il tiro con il successivo (4c): un muro più tecnico, poi una serie di balze ben appigliate, fin sotto ad uno sperone verticale:

La sesta lunghezza (5b) è semplicemente splendida: si attacca la placca verticale, con bei movimenti:

Poi si supera uno strapiombo, con buoni appigli e piccole tacche di appoggio:

Per guadagnare il filo dello spigolo, molto aereo, da risalire in aderenza:

Scalo la settima ed ultima lunghezza (5b), anch'essa molto bella: prima in esposizione su spigolo in aderenza:

Poi un muro verticale, di placca, da salire su piccoli appoggi:

Quindi l'uscita su comodo terrazzino:

Quando Paolino mi raggiunge sono le 14,00.
Alla nostra sinistra, l'immensa placconata granitica su cui corrono altre vie, più semplici, dalle sembianze yosemitiche:

Siamo alpinisti, in fondo... abbiamo bisogno di una vetta...

All'uscita della via, anziché calarci come fanno tutti, decidiamo di salire, per vedere il panorama dall'alto.

Costruiamo un ometto di pietre per segnalare da lontano dove stanno gli ancoraggi per le calate, poi saliamo, senza sentiero, arrampicando a tratti:

Più in alto, il panorama è strepitoso, come la temperatura: ecco la grandiosa conca del Triolet, sotto di noi c'è il Rifugio Dalmazzi (m 2.584):

Sull'altro lato, il Ghiacciaio di Pré-de-Bar, dominato dal Mont Dolent (m 3.820), sulla cui vetta convergono i confini di Italia, Francia e Svizzera:

I Monts Rouges de Triolet:

Ancora uno sguardo al bacino glaciale del Triolet:

Oltre il Col du Grand Ferret (m 2.543) spunta il Grand Combin (m 4.314):


Autoscatto con il Mont Dolent sullo sfondo:

Grazie all'ometto in pietre, ritroviamo le calate:

Ci caliamo con entusiasmo lungo le placche granitiche, come in un film di Gaston Rébuffat:

Stasera torna l'ora serale, domani a quest'ora sarà buio pesto...

Godiamoci questo finale di giornata, davanti a noi la Val Ferret dipinta coi colori dell'autunno:

Lasciamo la Vallée con un'immagine indelebile negli occhi: la skyline della grande Cresta di Peuteréy dà sfogo all'ultimo raggio di sole della giornata...

Prima o poi so che salirò l'Aiguille Noire (m 3.773)...

sabato 11 ottobre 2008

PELVO d'ELVA (m 3.064): Cresta Nord-Est


Sabato 11 ottobre 2008



Io e Paolino l'Alpino


L'autunno ci regala una coda d'estate e noi ne approfittiamo per spingerci ancora in alta montagna, oltre i Tremila...
L'obiettivo è il Pelvo d'Elva (m. 3.064), che saliremo questa volta per la Cresta Nord-Est (III AD- 500 m).
Sono stato altre due volte al Pelvo, per salire Moby Dick e Quoziente Intelletivo Zero.
Alle 8,30 giungiamo al Colle della Bicocca (m 2.285), sopra Bellino; la giornata è splendida...
Da sinistra: Chersogno (m 3.026), Pelvo d'Elva (m 3.064) e Bric Camosciera (m 2.935).


Il panorama è splendido, arricchito dai colori autunnali; nonostante la data avanzata, il Monviso (m 3.841) è in perfette condizioni:

Un quadro...

La via di salita:

Al parcheggio incontriamo due ragazzi intenzionati a salire Moby Dick, ma io ricordo bene il freddo patito sulla parete nord anche in piena estate...
Mi lasciano molto perplesso. Sono indecisi anche loro, in effetti...
Io e Paolino percorriamo il crinale erboso che conduce alla base della nostra cresta.

Ci leghiamo, vado avanti io e procediamo in conserva; arrampico con le scarpe da avvicinamento:

Per tutta la salita mantengo integralmente il filo di cresta:

La roccia è una buona quarzite:

La giornata è fantastica, saliamo con grande allegria; notiamo l'enorme differenza di temperatura tra sole ed ombra. I ragazzi che ci seguivano alla fine non trovano l'attacco e scelgono anche loro la Cresta Nord-Est; in effetti, la parete nord è tutta ghiacciata...

Passaggi molto divertenti, mai oltre il III grado:

Sul filo di cresta, in forte esposizione sul versante nord:

Bellissimo:

Alla nostra sinistra, rocce calde e luce abbagliante; a destra, gelo e oscurità:


Il tratto percorso:

Ebbene sì, siamo "crestisti DOC"!

Lo sviluppo è interessante, il divertimento continua:


Un necessario sconfinamento in parete nord rende la scalata delicata, le placche quarzitiche sono difficilmente proteggibili e presentano neve e ghiaccio:



Paolino mi raggiunge,

quando finalmente mi riporto in cresta, al sole:


Si riprende la galoppata sul filo:

Anche Paolino emerge dal freddo:

Qualche paretina da superare:

Alla nostra destra, il Re di Pietra ci sorveglia:

Una traversata aerea...

mi porta alla base del castello sommitale:

Ci teniamo sul filo il più possibile...

anche perchè la nord non è affatto invitante... Queste sono le placche finali della via Moby Dick: direi che ai due ragazzi è andata bene... Non hanno trovato l'attacco di una via che non è esattamente in condizione...

Attacco prima una paretina, poi un canalino verticale, appigliato ma un po' ghiacciato, per uscire dalla via sull'anticima est del Pelvo d'Elva (m 3.064).

In pochi minuti siamo alla croce sommitale:

Meritato riposo e panino, con un clima spettacolare, quanto il panorama!
Sulla destra, il Brec de Chambeyron (m 3.389):

Ci godiamo la cima, un'ora dopo scendiamo lungo la via Normale.
Alle mie spalle, parte della via di salita ed il grandioso Monviso (m 3.841):

La discesa è tranquilla, ma qualche tratto in ombra presenta un po' di neve ghiacciata.


Chissà se il meteo ci concederà ancora di arrampicare a Tremila metri, quest'anno?