sabato 30 maggio 2009

Valle di Champorcher e... Forte di Bard


Sabato 30 maggio 2009


Io e Paolino l'Alpino


Il meteo continua a falcidiare i nostri programmi...
Partiamo comunque e, se il tempo tiene, andiamo a buttare l'occhio alla parete rocciosa del Bec Raty (m 2.382).
Saliamo la Valle di Champorcher e svoltiamo verso Dondena; ad un certo punto la strada sterrata si fa un po' estrema e soprattutto il meteo non è per nulla incoraggiante: nuvoloni, qualche goccia e freddo...


Decidiamo di tornare giù e di ripiegare sulle Placche di Oriana (m 1.400).
Ci facciamo l'avvicinamento ed arriviamo all'attacco dello Spigolo Pendulo (5b D 210 m); disfiamo le corde, ci leghiamo ed infiliamo le scarpette, quando... inizia a piovere!

Che sfiga!
Scendiamo nel bosco, al riparo, ed aspettiamo...
Dopo circa 15 minuti la pioggia cessa, ma la parete è bagnata.

Decidiamo di rimanere e di aspettare; passa mezz'ora, la roccia sembra quasi asciutta, così risaliamo, disfiamo nuovamente le corde, ci leghiamo ed infiliamo le scarpette, quando...
plic plic plic plic
Piove!
Basta, è troppo, ce ne andiamo...
Ripieghiamo sulla visita del Forte di Bard, sotto cui siamo passati decine di volte: nel castello sono allestite diverse mostre con protagonista la montagna. Visita interessante, come interessante è stato scoprire il bellissimo Borgo di Bard.

sabato 23 maggio 2009

CONTRAFFORTI DI LAUSA BRUNA (m 1.500): Open Your Mind


Sabato 23 maggio 2009



Io e Manu

Finalmente!
Finalmente il sole, il caldo, finalmente la montagna!
Forse storditi da questo lungo e serio inverno come non accadeva da anni, gli alpinisti-non-falesisti quest'anno stentano ad uscire dal guscio... Ogni lunedì leggo delle loro scalate, che rimangono timide, a bassa quota, addirittura... al mare! Sembra di leggere i forum in inverno!
Così accade che nessuno arrampichi ancora ad Ailefroide, nessuno risponda ai miei quesiti sulle condizioni, fino a quando non vado a vedere di persona, il 1° maggio, e, come calcolato da casa, trovo condizioni perfette!
Allo stesso modo, ormai calcolo che la quota neve si sia alzata parecchio, eppure nessuno azzarda più di un Monte Bracco, un Bourcet o un finalese...
OK, vado a vedere!
Purtroppo questo week-end sono orfano di Paolino l'Alpino, trattenuto da impegni di lavoro...
Io e Manu partiamo alla volta della prima via di montagna della stagione; per la verità, è ancora media montagna, ma non è certo falesia...
Risaliamo la Valle Stura, quindi imbocchiamo il Vallone di Sant'Anna: la strada è percorribile in auto fino alla centrale idroelettrica, dove una valanga la ostruisce:

Un tecnico della provincia ci informa tra un paio di giorni la strada verrà liberata fino al santuario.
Partiamo, il meteo è splendido e fa caldo; partiamo in maglietta e pantaloni corti, superando la valanga facilmente, la neve è molto assestata:

Per il resto, la valle è pulita, specie i versanti esposti a sud sono ormai sgombri fino a 2.000 m di quota.
E' il trionfo del verde:

Dopo soli 10 minuti di cammino siamo sotto i Contrafforti di Lausa Bruna (m 1.500), su cui sale la via Open Your Mind (6a D+ 6L 250 m).

Attraversiamo i residui valanghivi che ricoprono il torrente e risaliamo la pietraia; fa già un caldo impressionante!

Dopo una ventina di minuti siamo all'attacco della via, su un invitante gneiss verdolino tipico delle "nostre" Alpi Marittime.
Ci leghiamo e parte Manu per il primo tiro (6a):


Subito un muro verticale bello tosto, una fessura da seguire e, dopo un breve punto di riposo, una placca impegnativa; non male come primo tiro, a freddo!
Dopo esattamente 30 metri, la sosta, già attrezzata:

Salgo con qualche imprecazione, fa già molto caldo, anche perchè ce la siamo presa comoda e sono le 11,00.
Il secondo tiro (3c) è facilissimo, salgo guardandomi intorno per capire da che parte andare, am senza difficoltà.
Anche la terza lunghezza (4b) non oppone difficoltà: traverso a sinistra, passaggino e speroncino da risalire senza problemi fino alla sosta:

Parto per il quarto tiro (5c), molto divertente: una lunghissima (50 m) placca lavorata, con qualche spit ogni tanto (come si vede dalla foto, le protezioni sono da via di montagna, ma va benissimo così), pane per i miei denti.
La sosta è attrezzata per la calata in doppia e questo è il motivo per cui abbiamo scelto questa via e non la vicina Due di cuori (6a D+ 8L 300 m):

Manu mi segue, recupero metri e metri di corda, fino a quando sbuca il suo caschetto bianco:

La calura non dà tregua...
Manu parte per la quinta lunghezza (5c), proseguendo lungo la bellissima placconata, fino alla sua sommità, dopo un'altra bella galoppata di 40 m:

Capita raramente in montagna di invocare qualche nuvoletta, ma il caldo è davvero opprimente...

Sotto di noi, la valanga ricopre la strada:

Sulle nostre teste, la sesta ed ultima lunghezza (5c):

Dopo qualche metro sul facile, la parete si raddrizza ed è con sommo divertimento che scalo la fessura che la solca, fino ad uscire in cresta:

Gli ultimi facili metri mi vedono prima sotto, poi sopra il filo dello spigolo:

La sosta che segna la fine della via:

Recupero Manu, poi mi slego e ce ne andiamo a riposare in cima allo sperone, dove finalmente spira un leggero venticello:



Da qui si domina gran parte della valle e lo sguardo cade sul differente stato di innevamento dei versanti esposti a sud o a nord:

Ci rifocilliamo un po', quindi scendimo in doppia lungo la parete di placca:

La terza calata si conclude nel vuoto:

Scendiamo la pietraia, imprecando un po', ma alla fine eccomi sodisfatto con la via alle spalle:

Assaltiamo la fontana sulla carrozzabile, quindi in breve siamo alla macchina; il sole è stato spietato anche con chi in genere non si scotta mai:
Via carina, anche quest'anno abbiamo rotto il ghiaccio con l'arrampicata in montagna!
Peccato solo per l'assenza di Paolino... che avrà tutta l'estate per rifarsi!!!

sabato 16 maggio 2009

MONTE GROSSO (m 2.006): Parete Nord-Est


Sabato 16 maggio 2009




Io e Paolino l'Alpino


Invoco la statistica...
Manco a dirlo, ancora una volta meteo incerto...
All'ultimo momento, però, le previsioni si ammorbidiscono un po', così decidiamo di tentare.
E' nevicato al di sopra dei 2.300 m, per cui scegliamo qualcosa al di sotto: perchè non tentare il monte Antoroto (m 2.144) per la Parete Nord-Est (50° max PD 930 m)?
E' una zona che conosciamo poco: partiamo alle 5,45 e raggiungiamo l'abitato di Garessio, da cui proseguiamo verso Valdinferno (m 1.230): il nome è già tutto un programma.
Lungo tutta la strada il cielo è ingombro di nuvole basse e scure; a Garessio, però, ecco i primi squarci di sereno!


Ci prepariamo: portiamo piccozza, ramponi, imbrago, corda e una vite da ghiaccio, per ogni evenienza.
Sono già le 8,00.
Purtroppo pochi minuti scende la nebbia.
Raggiungiamo il Rifugio Savona (m 1.600) in circa mezz'ora; si direbbe chiuso.
Proseguiamo e poco dopo iniziano i nevai, che si alternano al sentiero inerbito.


Abbiamo con noi la relazione della salita, condita con una bella e recente foto della parete, con il tracciato da seguire; in queste condizioni di visibilità, però, non ci è di grosso aiuto.
Quando la copertura nevosa diventa continua, la situazione è ancora più ingarbugliata: è tutto lattiginoso, non si vede nulla:

Indecisi sul da farsi, tentiamo di indovinare il percorso, per lo meno non possiamo sbagliare l'esposizione della parete, nord-est.
Cominciamo a salire, sperando di beccare il canale giusto:

Alla prima apertura, capiamo che non siamo dove vorremmo:

Presto, tutto torna lattiginoso...
Che si fa? Continuiamo a salire, ormai siamo in ballo... Dopo tutto, ci stiamo divertendo ed allenando e, con tutto il rispetto, se saliamo una cima vicina anziché l'Antoroto non è una tragedia.

Intorno a noi, torrioni calcarei piuttosto pittoreschi:

Imbocchiamo un canalino, con pendenza fino a 45°, anche se per poche decine di metri:

L'uscita:


La pendenza diminuisce proprio mentre usciamo dal pendio:

La neve è stra-assestata, ormai si sale bene e sicuri.
Ecco la vetta del Monte Grosso (m 2.006): capiamo dove siamo leggendo il libro di vetta ed orientandoci sulla carta topografica:

Il panorama verso il Monviso (m 3.841), che emerge dal mare di nubi:

Il vicino Antoroto (m 2.144), nostra meta iniziale:

Mangiamo e beviamo, poi la solita foto di vetta:

Dopo un'oretta, scendiamo e, col sereno, capiamo dove siamo finiti fuori strada: bastava proseguire diritti per soli 4 o 5 minuti e saremmo sbucati qui, di fronte alla parete nord-est dell'Antoroto:

Il canalino comincia ad essere ai limiti dell'impraticabilità, solcato da scariche e lingue di terra.
Scendiamo e ci dedichiamo alla natura ormai estiva:

sabato 9 maggio 2009

BRIC CAMULA' (m 818): Cresta dei Guaranì




Sabato 9 maggio 2009


Io e Paolino l'Alpino

Continua il meteo avverso di questo 2009 veramente problematico...
Avevamo in programma un bel canalino di neve ed una vetta in quota, ma le previsioni sconsigliavano, quindi optiamo per una via di roccia al sole.
Andiamo nell'entroterra genovese a ripetere una via nuova di Andrea Parodi, la Cresta dei Guaranì (5a 12L 400 m) al Bric Camulà (m 818).
Partenza comoda, autostrada e parcheggio in zona tranquilla; un buon sentiero ci accompagna per oltre mezz'ora, poi lo lasciamo per risalire una pietraia e puntare all'attacco della cresta:



50' di avvicinamento, il caldo si fa sentire, ma ci siamo.
La via è di stampo alpinistico, ci sono 3 o 4 chiodi in 400 m di sviluppo; partiamo armati di tutto punto: rinvii, fettucce, cordini, nut, friend, martello e chiodi.

Ci leghiamo e parto io: salgo un muretto a sinistra dello spigolo (vecchio chiodo in partenza, III+), poi una bella paretina fessurata (IV-, un chiodo), per uscire su cresta facile fino ad un terrazzino, dove sosto su spuntoni:

Paolino mi raggiunge, cavalcando la "prua" di ottimo serpentino:

Ci alterniamo al comando: Paolino prosegue lungo la cresta articolata, superando due brevi risalti (II e III), e sosta ai piedi di un torrione verticale.

Il terzo tiro (IV+) propone il primo passaggio impegnativo dal punto di vista fisico: il torrione verticale è solcato sulla sinistra da una larga fessura, che supero vincendo un tratto leggermente strapiombante (IV+, un chiodo):

Uscito su un terrazzo, percorro una fessura-diedro articolata (II+), molto divertente e su roccia ottima, e raggiungo una cengia sul lato sud del torrione (20 m, sosta con chiodo), dopo aver posizionato un friend:

Paolino mi raggiunge:

Passa avanti per la quarta lunghezza (IV+), prima su placca inclinata (IV, un chiodo), poi lungo una fessura lievemente strapiombante ma con buone maniglie (passo di IV+, un chiodo), fino a ritornare in cresta; percorre poi alcuni metri sul facile, fino ad un alberello di sosta:


Seguono due facili lunghezze (III- e II), fino alla base di un muro verticale esposto a nord,
verticale ma con ottimi appigli (IV). Lo affronto, proteggendomi con un buon nut, ne esco piegando a destra lungo una fessura obliqua (III), che mi riporta su cresta più facile, dove trovo uno spuntone per la sosta:

Paolino mi raggiunge e riparte per l'ottavo tiro (II+): sale un bel muretto articolato (II+) e per una facile crestina si porta alla base del torrione successivo:

Il torrione è solcato da una fessura-diedro (IV): giunto ad un chiodo, muovo un passo a sinistra, salgo e mi porto in cresta. Vinco un gradino verticale (passo di IV+), poi per cresta facile vado a sostare su spuntone alla base del torrione successivo.


Nel recuperare le corde, ho qualche problema quando una di queste si incastra in una fessura: devo staccarmi dalla sosta, fissare quella già recuperata e ridiscendere qualche metro, rinviato al ramo di corda assicurato. Poi, posso recuperare Paolino:


Il quale si diverte a cavalcare la cresta:

Decimo tiro: Paolino sale facilmente ad un chiodo vicino allo spigolo del torrione. All’altezza del chiodo, la relazione parla di un passo a sinistra (V- esposto), che, per rocce articolate, conduce in cima al torrione:

Qualcuno qui ha ravanato non poco, lasciando anche un friend incastrato sulla destra, fuori via...
Paolino studia un po' il passaggio, pensando anche di piantare un ulteriore chiodo al di sopra del passaggio, ma la fessura è cieca. Allora si convince che deve salire così com'è e in effetti non trova difficoltà particolari: il passaggio è più psicologico che tecnico.

Giunti alla base del torrione successivo, lo attacco sulla destra e vado a tenere una bella lama orizzontale (IV, un chiodo), quindi mi muovo un passo a sinistra, da dove salgo con fatica dritto su placca compatta (un passo di IV+); proseguo poi per rocce più facili (III) e, superando un breve strapiombo (passo di V-, un chiodo), guadagna la sommità dell'ennesimo torrione:

Paolino giunge a sua volta in cima al torrione:


La temperatura è perfetta, si sta benissimo.
Il dodicesimo tiro percorre una cresta quasi orizzontale: Paolino aggira a sinistra un piccolo spuntone strapiombante e arriva su un terrazzo (I e II, 30 m). Qui la cresta vera e propria si esaurisce sul fianco settentrionale del secondo crestone della montagna.

Facciamo una pausa per mangiare e bere qualcosa, togliendo le scarpette e rilassandoci completamente.
Da qui abbiamo ancora una serie di torrioni e di crestine che conducono in vetta, ma le difficoltà rimangono entro il III grado, per cui ci sleghiamo.
La vetta del Bric Camulà (m 818):

La via offre ancora qualche spunto interessante con una paretina verticale e divertente:

Alla nostra destra, il vicino Monte Rama (m 1.149):

Verso le 15,00 siamo in cima, da cui si gode un panorama splendido:

Autoscatto di vetta:

Parte della cresta percorsa:

Dopo la firma del libro di vetta, scendiamo lungo un sentiero veramente bellissimo:

Il panorama è incantevole: