sabato 4 luglio 2009

BRIC BUCIE' (m 2.998): Cresta Accademica


Venerdì e Sabato 3-4 luglio 2009


Io e Paolino l'Alpino

La stagione ormai è entrata nel vivo.
Spulciando nel mio famoso e famigerato elenco Obiettivi 2009, l'occhio cade sul Bric Bucié (m 2.998), precisamente sulla Cresta Accademica (5b max 4c ob AD 400 m).
Dopo molta indecisione, stabiliamo di attaccarla dalla Francia: venerdì sera torno dal lavoro, carico la macchina, mangio un piatto di pasta e recupero Paolino.
Oltrepassiamo il Colle dell'Agnello (m 2.744) e scendiamo oltralpe fino a Chateau Queyras, da cui svoltiamo a destra per Abriès; seguiamo la strada fino al suo termine, a Valpreveyre (m 1.850): è quasi mezzanotte, al buio non troviamo un posto decente per piantare la tenda.
E' piovuto, è tutto umido, fango e pietre ovunque...
Torniamo indietro qualche km in macchina, ma siamo stanchi, così ci facciamo andar bene il primo posto che troviamo.
Montiamo sommariamente la tenda e ci infiliamo nei sacchi piuma; grande umidità e 12°C.
L'avvicinamento all'attacco della via è dato per 2 ore; il meteo è buono in mattinata, poi nuvole al pomeriggio e rischio temporali: meglio partire presto.
Punto la sveglia alle 5,30.
Alle 5,00 io e Paolo siamo svegli, siamo scomodi e dalla tenda filtra luce: è giorno... Ma sì, saltiamo fuori e partiamo!
Usciamo dal nostro ricovero: non c'è una nuvola e di fronte a noi ecco il Bric Bucié, piuttosto lontano:

Carichiamo in macchina tutto, la tenda e il resto, mangiamo qualcosa, trangugio una Red-Bull e riparto in macchina verso Valpreveyre, dove parcheggio e ci prepariamo.
Il villaggio è spettrale, distrutto da una valanga enorme; incontriamo un personaggio particolare:

Individuiamo il sentiero che sale al Col Bucié (m 2.626) guadando il torrente omonimo e superando residui di valanghe e distruzione ovunque... poveri alberi, alcuni secolari: spazzati via...
La nostra meta brilla tra i primi raggi di sole:

Risaliamo il vallone in perfetta solitudine, la temperatura è ottima, lo zero termico è schizzato oltre i Quattromila metri.
Qua e là, ancora grosse chiazze di neve:

Dopo 1h 50' di marcia, eccoci al Col Bucié (m 2.626): purtroppo sul versante italiano compaiono nuvole indesiderate, ma rimarranno confinate in Italia per tutto il giorno, respinte dalle correnti d'aria a livello dello spartiacque.
Al colle incontriamo un simpatico, vivace ed affamato cagnone, subito interessato ai nostri panini:

Pochi metri sotto la forcella, il bivacco Nino Soardi con il padrone della bestiola:

Verso sud, indoviniamo subito la maestosa presenza del Monviso (m 3.841):

Pochi minuti dopo, ecco spiegata l'apparente attesa del signore al bivacco: compare un elicottero, che farà 3 o 4 viaggi, scaricando gente e portando via grossi sacchi plastici:
Immaginiamo si tratti della rimessa in ordine del bivacco dopo i rigori invernali.
Ora è tempo di volgere la nostra attenzione alla via, la cresta Sud-Ovest: sono super-attrezzato di relazioni, tracciati, fotografie, per cui riconosciamo subito il "nostro" sperone roccioso:
Dopo la pausa al colle, ripartiamo verso le 8,30; purtroppo la presenza di nuvole intacca un po' la mia serenità nel percorrere le vie in alta montagna e sono sempre colto da una certa fretta.
Attacchiamo la cresta, dapprima molto facile, saliamo slegati lungo cenge e brevi passi di arrampicata:

La cresta si innalza continua verso il primo grosso risalto della montagna:

Guadagnamo in tal modo i primi 100 metri di dislivello in pochi minuti, poi riconosciamo quello che dovrebbe essere il tiro-chiave dell'intera scalata (5b): un diedro-camino alto una ventina di metri, rivolto verso ovest, da salire fino alla sommità, fino a sbucare sul filo di cresta.

Paolino parte in quarta: "lo salgo io".
OK: ci leghiamo, organizzo una sosta su spuntone e lo assicuro; risale i primi metri senza problemi, piazza un friend medio-piccolo, ne rinvia un secondo incastrato lungo il diedro, poi la spaccatura si restringe e cominciano i problemi.
Abbiamo zaini di media dimensione, da 30 e 42 litri, e ben presto si ritrova incastrato nel diedro-camino. La situazione è abbastanza comica, vista dal di fuori: alla faccia dello zero termico altissimo, io sto battendo i denti alla sosta in ombra, mentre il mio compagno lancia improperi 20 m più in alto, incastrato in una fessura!
Dopo oltre mezz'ora di difficoltà, Paolino riesce a venirne fuori ed a raggiungere il filo di cresta, dove trova persino uno spit su cui sostare:

Lo raggiungo, tribolando pure io soprattutto a causa delle mani gelate...
Il sole è splendido e continua ad avere la meglio sulle nubi giù in basso, in Val Pellice.
Da qui proseguiamo in conserva, passo avanti e risalgo le facili e solide placche che in breve ci conducono in cima al primo risalto della cresta:

Per un po' saliamo tranquilli, senza difficoltà, le pendenze non sono eccessive:

Sempre in conserva risaliamo altre placche ed un diedro che ci porta ad una forcella, ampia e comoda:

Da qui si innalza una bella placca (3a), in cima alla quale faccio salire Paolino; poi riparto e scalo una bella placca (4b), dove trovo un paio di opportuni spit:

Ancora lungo la placca che forma lo spigolo (3b), molto divertente ed aerea:

Proseguo lungo lame e brevi dulfer (4b), risalendo un risalto e sostando in posizione molto esposta su uno spit, dove mi raggiunge il compagno:

Molto divertente, questo tipo di terreno mi entusiasma; la roccia, un solido gabbro, è molto buona, ma nonostante ciò non dimentichiamo mai la regola d'oro di verificare ogni presa, prima di abbandonarvi il peso del corpo...

Mi innalzo lungo un pilastro (4b), con movimento un po' faticoso in partenza: un'altra lunghezza fantastica, protetta da qualche spit ogni tanto, sul filo dello spigolo ma prevalentemente in placca:
Torna a condurre Paolino, che risale l'ultima parte del grande sperone che stiamo cavalcando (3b).
Finalmente la pendenza si abbatte (3a) e ci avviciniamo al famoso Passo del Cavallo, una traversata sul filo della lama di spigolo per raggiungere il castello sommitale.
Faccio sosta al suo inizio:
Paolino lo supera agevolmente (3c), si passa bene tenendo il filo tra le mani, letteralmente: molto divertente!
Poi tocca a me:

La cima della montagna è sostenuta da una struttura tozza, da salire lungo facili placche (3a):

Saliamo in conserva, ormai ci siamo:

Alle nostre spalle, il costolone che abbiamo appena percorso sul filo di cresta:

Pochi istanti prima di mezzogiorno, siamo sulla vetta del Bric Bucié (m 2.998):

Mi sono divertito moltissimo, il sole tiene duro, la valle è magnifica e siamo soli sulla montagna.
In lontananza possiamo vedere il parcheggio di Valpreveyre:
Ci rilassiamo, mangiamo, beviamo e mi concedo una telefonata a casa.
Alle 12,30 è tempo di andare: possiamo scendere lungo la Normale italiana (canale sud), segnata da bolli rossi, oppure lungo la Normale francese (cresta nord e couloir ovest), contrassegnata da bolli bianchi.
Sono valutate entrambe PD-.
Scegliamo quest'ultima, per operare la traversata della montagna.
Dalla croce di vetta seguiamo il filo della cresta nord:
Perdiamo un po' di quota con alcuni passi un po' delicati, poi svoltiamo a destra (faccia a valle) e traversiamo su grossi blocchi più o meno stabili:

Riguadagno il filo di cresta e scendo con facili passi di disarrampacita:

Paolino non è entusiasta di questa via di discesa, ma tant'è...
In vista del Passetto, la forcella alla base della cresta nord, mi imbatto in un branco di stambecchi, che, un po' controvoglia, si spostano e ci lasciano passare...

Scendiamo poi lungo il couloir ovest, su pendenze modeste; per giustificare il peso portato nello zaino, io indosso i ramponi sugli scarponcini da avvicinamento; segue un pendio di sfasciumi, mai piacevoli, ed in poco più di un'ora ci ritroviamo dalla vetta ai verdissimi prati basali:

Dopo un'altra pausa mangereccia, iniziamo la passeggiata di discesa, camminando sempre su morbido sentiero (erba e terra, non roccia), voltandoci ripetutamente ad ammirare la montagna che abbiamo scalato:

La valle è estremamente bucolica e ce la godiamo in perfetta solitudine; moltissimi i cespugli di rododendro:

Una nuvola sembra far da cornice al Bric Bucié:

A parte un piccolo disguido legato al superamento di un ponte di neve su residuo di valanga, ponte che cede all'ultimo passo di Paolino lasciandomi a monte senza sapere da dove passare, giungiamo all'auto ben prima che arrivi il puntuale temporale del pomeriggio.
Facciamo una sosta al Colle dell'Agnello (m 2.744) per ammirare una possibile futura destinazione: l'incredibile lavagna est della Crete de la Taillante (m 3.197):

Nessun commento: