sabato 26 settembre 2009

PLACCHE di UPEGA (m 1.400): Canaleta

Sabato 26 settembre 2009




Io e Paolino l'Alpino

Beh, stavolta il mitico Paolino ha avuto un'idea veramente originale...

Le previsioni parlano di pioggia un po' ovunque, ma l'analisi attenta delle varie località suggerisce di tentare l'Alta Val Tanaro.
Oltrepasso Garessio, Ormea, Ponte di Nava e raggiungiamo Viozene, scoprendo valli pittoresche e bellissime, molto ben curate e ricche di strutture per la ricettività turistica: strade ben tenute, erba tagliata, guard-rail rivestiti in legno, panchine in pietra, canyon, borghi caratteristici...
Nei pressi del minuscolo abitato di Upega parcheggio l'auto:


Ecco il nostro obiettivo arrampicatorio, a 10 minuti di distanza: le Placche di Upega (m 1.400), una struttura rocciosa in calcare splendido e compatto che affiora dal pendio vegetato:


Il meteo tiene, anzi c'è un bel sole e si sta bene in maglietta.

Dopo il breve avvicinamento, Paolino si dedica ad alcuni esercizi preparatori, per le sue fragili articolazioni:

Sono presenti 4 vie, 3 delle quali recentemente richiodate; bolli di vernice rossa ci conducono all'attacco delle vie.

La roccia è di ottima qualità, un calcare grigio con un grip sorprendente, caratterizzato da canalette scavate dall'acqua piovana, che danno il nome alle vie:

I primi colori autunnali e l'ambiente solitario che ci circonda ci fanno passare una giornata in pieno relax:


Attacchiamo Canaleta (5c 3L 80 m), anche se per la verità il primo tiro è in comune a tre vie.
Parto io lungo la placca (4b):
In breve sono in sosta (da attrezzare...) e recupero Paolino:

Dalla sosta partono tre vie, scegliamo Canaleta, quella centrale:

La seconda lunghezza (5c) inizia abbattuta, ma ben presto si raddrizza:
Paolino arriva in catena:
Poi tocca a me:
Attacco la terza ed ultima lunghezza (5b), sempre su ottimo calcare:

Salgo lungo la canaletta scavata dall'erosione dell'acqua, con ripetuti e dolorosi incastri di piede:





Le scarpette nuove acuiscono non poco il dolore, quindi salgo velocemente per soffrire meno...
Chiudo il tiro laddove la placca prosegue abbattuta:

Doppia sosta, la nuova sulla vecchia:
OK, Paolo, tocca a te:





Le "canalete" incise nel calcare grigio sono veramente pittoresche:


Anche lui resta incastrato con un piede qua e là...


Comoda discesa in doppia:



Lauto pranzo a base di panini e pizze all'attacco delle vie, con panorama sulla valle e l'autunno che la fa già da padrone:


Il tracciato della via:

Ci dedichiamo ad un giro turistico alla scoperta della valle: grandi pareti calcaree:

La valle scavata, un piccolo Verdon a due passi da casa:


Un sentiero ci permette di scendere nel canyon:


Il sole tiene botta, Paolino mi precede nell'alveo roccioso del fiume in secca:

Un vero parco giochi naturale:






Strani personaggi lo abitano:


Quando risaliamo, facciamo tappa al borgo di Viozene (m 1.245), dove ci incamminiamo verso il Rifugio Mongioie (m 1.550), di cui ho molto sentito parlare.
Il borgo di Viozene offre cartoline speciali:


In soli 28 minuti siamo al rifugio:

Sopra di noi, pareti famose: i Bricchi Neri (m 2.296), la Rocca Garba (m 2.505) e, nascosta tra le nubi, la vetta del Mongioie (m 2.630):

Simpatici personaggi popolano la zona:

Riprendiamo la strada lungo la valle, facendo sosta ogni tanto per ritrarre grandi pareti:

Colori accesi:
Un lago dalle acque verdissime:


sabato 5 settembre 2009

CORNO STELLA (m 3.050): De Cessole



Sabato 5 settembre 2009



Io e Max


Splendida scalata sulla parete simbolo delle Alpi Marittime!
Max la voleva fare, io ci volevo tornare, sia perchè mi piace parecchio, sia perchè sono passati ormai 3 anni da quando sono stato in vetta al Corno, sia per la voglia di scalarla da primo.
Dopo una rapida contrattazione sull'orario di partenza, dato che Max ha il locale aperto il venerdì sera, ci ritroviamo alle 6,30 al casello di Marene (CN), da dove proseguiamo fino al Gias delle Mosche (m 1.591), a Terme di Valdieri, dove parcheggio.
Ci prepariamo ed alle 8,05 siamo in marcia.
Meteo perfetto, ma temperatura fresca, 8°C.
Presto siamo in vista del nostro obiettivo, il Corno Stella (m 3.050), la cui poderosa parete sud-ovest è ancora in ombra:

Dopo 1h 40' di cammino, eccoci al Rifugio Bozano (m 2.450), dove ci concediamo un thè caldo e Max un panino; incontro due amici conosciuti su un forum di arrampicatori.

Ripartiamo verso la parete, attraversando la pietraia; la temperatura è gradevole; il nostro obiettivo è la via dei primi salitori, la De Cessole (5b D- 10L 400 m).
Il nome della via non rende certo onore alla guida Jean Plent, che superò da capocordata tutti i passaggi più impegnativi della via, seguito da Ghigo (il Lup) e dal barone nizzardo Victor De Cessole.

Risaliamo slegati la parete che conduce alla cengia mediana (3b) e raggiungiamo l'attacco della via; davanti a noi c'è un'altra cordata, che saliranno veloci, essendo guidata dalla grande guida alpina Cesare Ravaschietto.
Qui siamo sul primo tiro della via (5a), io seguo la cordata da tre:


Risalgo un diedro prima facile (4a), con una decina di metri più impegnativi (5a), in dulfer ed in opposizione.
Attrezzo la sosta collegando i due spit sulla placca di destra e recupero Max:

In 35 m rinvio un solo spit... L'inizio fa subito alzare la concentrazione al massimo.
La sosta non è troppo comoda, in piedi su una roccia incastrata di taglio in una fessura; riparto prima possibile, pregando i due clienti che ho sopra la testa (che mi paiono inesperti) di gridare subito in caso facessero cadere pietre...
La seconda lunghezza (4a) prosegue lungo il diedro: salgo la placca lavorata che ne costituisce la faccia sinistra, fino ad una comoda sosta sotto uno strapiombo nero.

Max mi raggiunge rapidamente, si assicura e posso partire per il lungo traverso (60 m) verso destra su placca lavorata, bellissima:


In realtà diverse relazioni parlano di due tiri, ma io so che con le mezze da 60 m arriveremo alla quarta sosta, giusti giusti.
Mi muovo con attenzione, trovo e rinvio 2 o 3 spit ed arrivo ad una sosta splendida, un pulpito incredibilmente aereo ma tutto sommato comodo per due persone.
Sopra di me, uno strapiombo che aggirerò sulla destra:

Max a metà del "guado":

La sosta è su uno spit ed un chiodo.
Il quinto tiro mi vede aggirare sulla destra lo strapiombo che abbiamo sopra di noi (4a), per uscire su una bella placca lavorata, solcata da una fessura che sale in leggera diagonale verso sinistra (4b+).
Ignoro una sosta alla mia sinistra e proseguo verso destra, puntando ad uno stretto camino, da cui esco con un passo faticoso dopo aver piazzato una buoba fettuccia su spuntone alla sua base; trovo un chiodo di assicurazione circa 1 metro dopo l'uscita dal camino, su terreno ora più facile:
Percorro una facile placca sempre verso destra, rinvio un ultimo chiodino mezzo fuoriuscito dalla fessura e pochi metri dopo sono in sosta, dopo oltre 50 m di progressione.

Mi trovo alla base del famoso tiro del mauvais-pas, il tiro chiave della via.
La sosta è già attrezzata:

Ho concatenato L5 ed L6 e Max mi assicura da sotto lo strapiombo alla fine del traverso, in corrispondenza della vena di quarzo che taglia tutta la parete del Corno Stella: per questo motivo, dobbiamo urlare selvaggiamente per farci sentire, ma alla fine ecco che Max sale, le corde scorrono con continuità; finalmente eccolo sbucare dal rognoso camino:

Mi volto alla mia sinistra: eccolo, dunque, il celebre mauvais-pas, ora protetto da un buon numero di chiodi e spit:

Mentre mi accingo ad attaccarlo, o per meglio dire ad accarezzarne le placche in una splendida danza di equilibrio e divertimento su queste placche superlative, non posso non ripensare al grande Jean Plent che l'ha vinto senza chiodi di assicurazione!

Raggiungo la sosta entusiasta e recupero l'amico augurandogli buon divertimento:

Max non si fa pregare e sale molto bene, con sicurezza e persino eleganza:

Peccato per gli altri compagni di cordata che oggi non sono qui a godersi queste lunghezze indimenticabili:

L'ottava lunghezza (4b) è ancora molto bella: una parete verticale da superare lungo una fessura, una vera e propria spaccatura che offre scaglie invitanti per estetici passaggi in dulfer, da cui esco leggermente a destra, in placca:

Segue un traverso a sinistra di una ventina di metri, su terreno più facile ed abbattuto:

Fino ad una estetica sosta su spit e clessidra:

Purtroppo la via volge al termine...
Max mi raggiunge veloce e, dopo il consueto scambio di materiale, rinvii e fettucce, riparto verso il piccolo strapiombo all'inizio del nono tiro (3b), protetto da un chiodo:

Segue una bella e facile placca lavorata, ascendente leggermente verso destra, dove, all'imbocco di un canale, faccio sosta su un solido spuntone roccioso.


Il decimo tiro (3b) è un canale che sale verso sinistra: è facile e siamo d'accordo nel fare su le corde e procedere slegati da qui in avanti.

Giunti alla sommità del canale, volgiamo a destra per risalire la parete più verticale ma molto articolata (3c) dell'ultimo tiro:

Alle 15,15 esco sul plateau sommitale del Corno Stella (m 3.050), in cima al quale si trova la croce di vetta:

Pochi istanti ed anche Max esce dalla via:

Il panorama è perfetto: il mare della Costa Azzurra e, verso ovest, il Monte Matto (m 3.080) e sullo sfondo il Monviso (m 3.841):
Il Monte Matto (m 3.080) con la Cresta Est in primo piano:

Risaliamo in pochi minuti alla croce sommitale; di fronte a noi, le vette del gruppo dell'Argentera: a sinistra il Monte Stella (m 3.262), in mezzo il Canalone di Lourousa, a destra la Punta Gelas di Lourousa (m 3.262):


La Punta Gelas di Lourousa (m 3.262), la Cima Nord dell'Argentera (m 3.286) e la Cima Sud dell'Argentera (m 3.297):

Poso lo zaino, appendo cordini e fettucce alla croce e mangiamo qualcosa; in foto, il particolare plateau detritico che caratterizza la cima del Corno:

La giornata è perfetta.
Foto di vetta:


Verso le 16,30 ripartiamo, ridiscendiamo il plateau fin quasi allo Spigolo Inferiore, dove parte la linea di calate.
Qui giunti, mi viene in mente un flash drammatico nella sua idiozia: ho dimenticato cordini e fettucce sulla croce di vetta!
Che imbecille...
In prossimità delle calate incontro nuovamente i miei amici liguri, che gentilmente mi elemosinano un cordino per l'autobloccante... Per risalire in cima e tornare impiegherei almeno 45' e non ne ho voglia...
Si tratta di corde doppie molto aeree, perfette:

Tre calate ci depositano sulla cengia mediana, un breve tratto di disarrampicata facile ed un'altra doppia da 60 m e siamo sulla parte bassa ed erbosa della cengia, vicino all'attacco della nostra via.
Un'ultima doppia da 60 m e siamo alla base della parete.
Al rifugio, essendo già le 18,45, faccio una telefonata tranquillizzante a casa, azzanno un trancio di crostata, restituisco ringraziando il cordino agli amici e saluto Marco, il nuovo gentilissimo gestore, dopo di che iniziamo la discesa.
Non posso fare a meno di voltarmi spesso ad ammirare la splendida parete sud-ovest del Corno:

Scendiamo con il fresco del tramonto, splendido, lasciando le vette alle nostre spalle: speriamo di avere altre occasioni di scalare in alta quota, quest'anno...

Arriviamo all'auto in 1h 20', nel momento esatto in cui si fa buio.
Grande giornata, grazie alla compagnia di Max, che purtroppo stasera deve ancora sciropparsi un viaggetto fino in Liguria, dopo che saremo tornati a Marene...