sabato 30 gennaio 2010

MONTE COLOMBO (m 2.255): salita da Palanfré


Sabato 30 gennaio 2010





Io e Paolino l'Alpino

Giornata sorprendentemente divertente.
Ammetto che non avevo mai sentito nominare il Monte Colombo (m 2.255)...
Io e Paolino: partenza poco dopo le 7,00 alla volta di Palanfré, vicino a Limone Piemonte.
Il parcheggio (potere di Gulliver) è già affollato da una ventina di vetture, molti sono già partiti, altri arriveranno.
Ci prepariamo, io con le racchette da neve, Paolino con gli sci.
Partiamo alle 9,30: la neve è splendida, così come la traccia, fortunatamente.
Alle nostre spalle, in fondo, la Bisalta (m 2.331) in veste himalayana:

C'è un bel sole, assenza totale di vento: la temperatura sale, quando cominciamo a far funzionare le membra:

Il pendio è tranquillo e sicuro, nessun rischio valanghe:

Oltre una bella baita con annessa stazione meteo, percorriamo un lungo pianoro:

Alla nostra destra, esposto in pieno sud, il Monte Pianard (m 2.306):

Alla fine del falso piano, la traccia volge decisamente a sinistra:

Percorriamo un traverso abbastanza inclinato...

ed usciamo sulla larga cresta nevosa, al sole:

La prima parte della lunga cresta che seguiremo:

A sinistra di Paolino, l'elegante forma del Monte Frisson (m 2.637):

La traccia alle mie spalle:

La forma è buona, come il panorama:

Paolino in cresta:

Spettacolo:





Un ripido canalino dà accesso all'anticima da nord:

La strada percorsa fin qui:

Gli ultimi passi prima della vetta:

Alle 11,45 siamo in cima; a destra, il Monviso (m 3.841):

al centro, in lontananza, il Monte Matto (m 3.080):

La cima è veramente un pulpito aereo:




Sgranocchiamo qualcosa e "stappo" la mia sacra coca di vetta.
Verso le 12,30, scendiamo:




Paolino pennella le sue curve, io scavo una trincea nella morbida neve, che mi permette di ammortizzare i passi in discesa, con gran sollievo degli alluci:
Al parcheggio facciamo la conoscenza di due amici improvvisati... e forse un po' interessati dal mio panino!

sabato 23 gennaio 2010

BRIC CAMULA' (m 818): Via dei Geki


Sabato 23 gennaio 2010





Io, Wil e Paolino l'Alpino

Fuggiamo il freddo, il grigio e la galaverna che invadono tutto il nord-ovest e planiamo in riviera ligure.
La destinazione è nuovamente il Bric Camulà (m 818), dove abbiamo già salito la Cresta dei Guaranì nel maggio scorso, sopra l'abitato di Lerca (GE).
Paesaggio invernale fino all'ultima galleria, poi eccoci al sole ed al verde!
Ancora più fortunata la situazione vento: spira forte lungo il mare, in autostrada; poi, appena imbocchiamo la valle interna, tutto si ferma come per magia...
Parcheggio, ci prepariamo e ci incamminiamo:

Dopo circa 40' eccoci a risalire la lunga pietraia; io e Wil vogliamo allenarci, quindi pretendiamo di portare la corda in spalla!

Paolino allunga leggero:


Eccola, è la nostra via; i compari erano dubbiosi, invece la temperatura è buona: andiamo!

Ci leghiamo; i primi tiri li condurrà Paolino, che attacca la prima lunghezza (III+) armato fino ai denti di nuts, friends, martello e chiodi:

Il secondo tiro offre già qualche bel passaggio aereo, sulla placca che costituisce la faccia sinistra di un bel diedro:




Poi, eccolo finalmente al sole, a scaldarsi!

Tocca a me, che rimonto la placca e mi volto ad immortalare Wil:

Il terzo tiro è semplicissimo, una passeggiata in cresta, riscaldati dal sole rigeneratore:

Wil cavalca lo sperone di serpentino (ottimo serpentino, tra l'altro...):

La quarta lunghezza (V) propone un bel passaggino simpatico, con un passo tutt'altro che banale.
Paolino a un certo punto abbranca un rinvio...

Wil bestemmiando si divincola...

A me sfugge una presa con la mano destra e resto appeso...
Passo ostico; io spunto oltre l'ostacolo bello ghisato, dopo la lunga inattività invernale:

Segue un tiro facile facile (III).
Forza, però: adesso tocca a me passare a condurre le danze!
E' il sesto tiro: scalo una paretina fessurata (IV), piazzando un paio di nuts:

cui segue una cavalcata in cresta senza difficoltà:

La settima lunghezza è facile, una galoppata di 50 m in cresta, al termine dei quali attrezzo una buona sosta:

Ottavo tiro: dopo un paio di tentativi "esplorativi" per valutarne le prese, supero direttamente un primo muretto alto tre o quattro metri, verticale ma fessurato (V atletico, un chiodo) e mi porto sulla cengia sotto il secondo muro, che si presenta assai ostico:

Traverso a destra per pochi metri, fino allo spigolo nord; salgo facilmente fino ad un chiodo e poco sopra traverso a sinistra in piena esposizione (passo di V-):




Infine per rocce più facili arrivo in cima al risalto.
Nona lunghezza: dopo un passo pentito verso destra, da cui torno indietro con qualche cruccio, supero la paretina soprastante (IV, un chiodo); poi su dritto su placca compatta (un passo di IV+), quindi proseguo per rocce più facili (III) e, superando un breve strapiombo (passo di V, un chiodo), guadagno la sommità del torrione:

Mi raggiungono gli amici:
Passa davanti Wil, che traversa lungo il filo di cresta e si porta su un buon terrazzino, da dove ci immortala sul nostro pulpito sospeso sul vuoto:

Scala quindi una bella parete fessurata ed articolata (III), priva di protezioni in loco, e ci recupera fuori dalle difficoltà.
Comincia ad abbassarsi la temperatura e tra poco più di un'ora e mezza farà buio: decidiamo di slegarci e di percorrere così i tiri finali, che non pongono problemi.
Dopo circa quattro ore di salita, eccoci nuovamente in vetta al Bric Camulà (m 818), con splendida vista mare:

Il vicino Monte Rama (m 1.148), parzialmente innevato:

Proiettiamo la nostra ombra sulle cime circostanti:

In veste invernale l'ambiente assume sembianze più severe...

Classico autoscatto di vetta:

Poi, si scende, lungo il bellissimo sentiero che abbiamo ormai percorso più volte, ma che mi strappa sempre commenti entusiastici: