sabato 27 marzo 2010

ROCCA SBARUA (m 1.100): Funghi Sacri


Sabato 27 marzo 2010



Io e Paolino l'Alpino

Giornata pazza, tanto per cambiare...
Ci incontriamo con Wil e Chiara e partiamo alla volta del Colle del Crò; parcheggiamo: a sorpresa, qua troviamo ancora 40 cm di neve!
Comunque ci prepariamo, indosso scarponi seri da alpinismo e partiamo lungo il sentiero innevato; il nostro obiettivo è la Torre del Talucco (m 1.100).
Dopo 40' di ravanata, attraversiamo un prima pietraia e ad un tratto Paolino si ritrae indietro allarmato: ha rioschiato di calpestare una vipera!
Però... Non credevo che le vipere saltassero già fuori a marzo!
Un po' preoccupati, proseguiamo con grande attenzione; giunti all'inizio dell'ultima pietraia, ormai in vista della parete, Wil scatta come tarantolato ed inizia a correre come un razzo in salita su quello stesso terreno dove fino a pochi istanti prima avanzava con fatica in discesa!
Un'altra vipera a pochi centimetri dalla caviglia!
Azz... ma qui siamo in un viperaio!!!
OK, dopo lungo conciliabolo decidiamo di fare dietro-front... Si va alla Sbarua, dove la maggior frequentazione avrà senz'altro tenuto un po' più lontano dai sentieri i i simpatici animaletti...
Risaliamo, facendo ancor più grande attenzione e dileggiamo la reazione composta ed impavida di Wil, fotografando altri rettili per strada:

Oltre un'ora dopo siamo quasi alla Sbarua e ci volgiamo ad ammirare la torre che non abbiamo salito poco prima:

In Sbarua non c'è neve; attacchiamo due vie parallele allo Sperone Rivero: Wil e Chiara salgono i primi tiri di Vecchia Lira (6b/A0 max 5 ob 5L 100 m), mentre io e Paolino saliamo Funghi Sacri (5c max 5b+ ob 7L 130 m).
Parte Paolino: primo tiro (5a), placca lavorata:

Di fianco a noi, Wil e Chiara procedono in parallelo:

Il secondo tiro (5b), bello dritto:

Un passaggio in particolare mi dà da pensare qualche minuto, poi lo risolvo:

Paolo mi raggiunge:

La terza lunghezza (5b) attacca una fessura dove occorre pinzare:

Il quarto tiro è un po' umido, siamo in ombra e fa freddo: d'accordo con gli amici sulla via a fianco, decidiamo di scendere, mentre due allegri ragazzi ci stanno seguendo un paio di tiri più in basso:

sabato 13 marzo 2010

MONTE COUDREY (m 1.298): Pa' Raumer e i Suoi Pargoli


Sabato 13 marzo 2010


Io e Paolino l'Alpino

Giornata particolare...
La inizio con un chiaro indizio di... influenza intestinale...
Cavoli: piena forma durante la settimana lavorativa e poi, il giorno della tanto attesa arrampicata e con un meteo splendido, dovrei rinunciare così??? Non se ne parla nemmeno!
Seppur un po' in ritardo, partiamo e ci incontriamo a Scarmagno con Wil, Chiara e Fabio.
La destinazione sono le pendici del Monte Coudrey (m 1.298), ad Albard Alta; per non fare la fila sulla stessa via, ci dividiamo, restando in contatto visivo e radio.
Io e Paolino attacchiamo la seconda parte di Pa' Raumer e i Suoi Pargoli (5b D+ 5L 200 m), in quanto i primi ulteriori tre tiri sono banali; già durante la marcia di avvicinamento mi rendo conto che sono molto debole e debilitato, oggi...
All'attacco della via ci prepariamo e vado avanti io per la prima lunghezza (5b): una fessura verticale, molto faticosa, da affrontare a freddo; con la scusante della mia indisposizione fisica, salgo aiutandomi con l'albero che mi trovo dietro la schiena, mentre Paolo se la ride di gusto (anche se poi non mancherà di imitarmi! ;-D ).
Dopo la fessura, salgo uno spigolo e seguo una fessura ad arco verso destra, sempre in dulfer, con l'unica eccezione di una breve placca; raggiungo così la sosta, comoda e soleggiata, da dove studio già la lunghezza successiva:

Paolino, come detto, mi raggiunge, passando anche lui dal freddo dell'ombra sottostante al sole diretto:
Seconda lunghezza (5b): si sale diritti, poi si tiene la stessa fessura, in dulfer, fino ad uscire lungo una piccola cengia, da dove si attacca una placca articolata, senza problemi:



La sosta è su comoda cengia, da cui riparto per un breve diedro con un passo delicato:



Poi continuo su belle placche prove di vera difficoltà, fino a sostare su albero alla fine delle corde.
Paolino va avanti lungo la quarta lunghezza (4c), una bellissima parete che si fa sempre più diritta, ma "condita" dalle prese giuste al posto giusto:



La sosta è ottima.
Vado avanti, sferzato da un vento piuttosto freddo, lungo la placca in diagonale verso destra:

Infine affronto la placca articolata di uno splendido sperone roccioso, che mi conduce in cima:

Questo tiro è veramente bellissimo!
Recupero Paolino, che sbuca nei pressi della sosta:

Alla mia destra, gli amici scalano la via Gatto Matto:



Foto di vetta:

Durante la discesa, la prima corda doppia si incastra, così Paolino deve risalire metà lunghezza ed abbandonare un maillon...
Poi torniamo all'auto, da dove ammiriamo le pareti salite, illuminate dall'ultimo sole:
Salutiamo gli amici via radio, Paolino ha una cena e si sta facendo tardi.
Io ho un appuntamento con... il bagno di casa!!!

sabato 6 marzo 2010

CORMA di MACHABY (m 798): Diretta al Banano


Sabato 6 marzo 2010



Io e Paolino l'Alpino

Torniamo al Paretone, dunque!
Freddo cane alla base della Corma di Machaby (m 798), zero gradi...
Verso le 10 arriva il sole a cambiare le cose: la temperatura sale, la roccia è meno gelida.
Saliamo all'attacco della Diretta al Banano (5c+ D+ 280 m 10L), con calma, che attacchiamo poco prima delle 11,00. Un'altra cordata è già sulla via e due milanesi ci seguono.
Parte Paolino: il primo tiro (5c+) è bello ostico, la roccia è lisciata dai numerosi passaggi e la chiodatura non è certo da falesia...
Risultato: impieghiamo un bel po' di tempo per salire mungicchiando un rinvio o due!
I milanesi che ci seguono sono molto gentili e decisamente simpatici; aspettano il loro turno, poi ci superano salendo diritti lungo un'altra via più dura fino alla seconda sosta.

Parto per il secondo tiro (5b):
Prima una placca verticale, solcata da una fessura ascendente verso destra:


Poi un pilastrino ed ancora in placca fino alla sosta:

Sopra di noi, un oceano di gneiss granitico...
La terza lunghezza (5a+) ci porta alla grande cengia mediana:

Proseguiamo a comando alternato: salgo una placca verticale, poi mi infilo in un diedro, da cui esco sotto un tetto con una spaccata a sinistra, per salire un'altra placca verticale ed uscire a destra in spaccata, salendo su una lama staccata in forte esposizione e con l'ultimo rinvio lontano in mezzo alle mie gambe...

La sosta è tutt'altro che comoda: sono appeso in fuori alla parete, sui cosciali dell'imbrago.
Paolino mi raggiunge e passa avanti per il quinto tiro (5c):

Dopo un primo tratto non difficile, percorre un vago diedro dalle pareti lisce, caratterizzato da un passaggio veramente ostico e mal chiodato: si tratta di salire in leggero traverso verso destra, lungo un pilastrino oltremodo liscio, senza poter rinviare, in quanto lo spit è raggiungibile solo quasi dopo aver completato il passo...

Con l'aiuto del fidato frog, Paolino si assicura e riesce ad issarsi oltre l'ostacolo; completa la lunghezza un breve strapiombo, un passaggio di forza ma stavolta ben appigliato e soprattutto ben chiodato.
Sesta lunghezza (5c): scalo la parete verticale di fronte a noi, passando a sinistra di un grande tetto:

Dopo aver ripetuto lo stesso errore di tre anni orsono, quando salimmo questa stessa via, torno sui miei passi con un delicato traverso a destra...

... e raggiungo l'aereo ma comodo terrazzino di sosta, dopo aver superato un'ostica placca liscia.
Paolino mi raggiunge:
Il settimo tiro non presenta difficoltà tecniche (3c), ma psicologiche, nel senso che, nonostante sia molto breve, non è chiodato...
Paolino traversa a destra e risale in sosta, sotto un secondo grande tetto:
Il superamento dello strapiombo tocca a me: da sotto, l'ottavo sembra un tiro facile, invece così non è (5c+).
Bisogna salire sulla liscia placca che sormonta la sosta ed uscire in forte esposizione prima di poter rinviare uno spit; al di sopra trovo una parete bella dritta, da superare in aderenza; in seguito, le difficoltà vanno via via diminuendo e raggiungo la sosta. Qui terminano le difficoltà della via.
Paolino mi raggiunge, il vento freddo non ci dà tregua, specie quando siamo fermi in sosta.

Saliamo velocemente la nona e la decima lunghezza di corda (3c):
Verso le 16 siamo ancora una volta in vetta al Paretone:
La discesa ci darò meno problemi del previsto, nel senso che non c'è quasi traccia di neve e ghiaccio.