sabato 6 novembre 2010

MONTE SETTE CONFINI (m 1.300): Cresta dei 7 Confini

Sabato 6 novembre 2010
Io e Paolino l'Alpino
Ancora una volta in Sbarua, per sfuggire al grigio ed alla nebbia padana.
Siamo io e Paolino, ma quando arriviamo al parcheggio incontriamo il nostro ex-corso di alpinismo, con tutti gli istruttori: Sergio, Massimo, Filippo, Valerio e naturalmente Osvaldo. Data la grande affluenza, decidiamo di defilarci e di salire ai Torrioni del Talucco, un settore un po' fuori dai soliti schemi, che raggiungiamo per un sentiero ideato da noi, decisamente migliore di quanto descritto dagli apritori delle vie...
Lo spettacolo della natura oggi vale il prezzo del biglietto: il Monviso domina sul mare di nebbia che ingabbia tutta la pianura: Il tutto è impreziosito dagli splendidi colori autunnali, che ogni anno riescono nel miracolo di lenire il mio dolore per l'estate che ci lascia...
In breve siamo al cospetto dei nostri torrioni: la via che saliremo è la Cresta dei Sette Confini (6b+ max 5c ob 10L 220 m): Anche oggi siamo al sole e la temperatura è molto gradevole, ciò che accresce la nostra commiserazione per i piccoli uomini che penano nel recinto sociale, laggiù da qualche parte nella nebbia...
Eccoci all'attacco della via: Ci leghiamo, parto io: lo sperone si impenna immediatamente:
Il primo tiro (5a) offre movimenti particolari, molto verticale, con una serie di brevi strapiombi ben manigliati: La seconda lunghezza (5a) vede Paolino avanti, ci alterniamo come al solito:
La roccia è splendida, un granito che offre grip notevole.
Unico neo della via, due o tre trasferimenti a piedi per passare da un torrione all'altro.
Dopo il primo, io salgo un breve tiro in placca, facile (4a), cui segue un traverso e la quarta, bellissima lunghezza (5b), un diedro verticale: Dopo un altro breve trasferimento, attacco un pilastro verticale, prima sullo spigolo, poi in placca; è la quinta lunghezza (5b): La chiodatura è molto generosa, niente da dire.
Mangiamo qualcosina, mentre la temperatura sale all'inverosimile: io arrampico a tratti in maglietta, a tratti con una maglia sottile addosso... da non credere, a quasi metà novembre!
Il sesto tiro tocca a Paolino: una serie di divertenti diedri (5a): Ci portano al cospetto del tratto chiave della scalata: la famigerata placca strapiombante quotata 6b+: OK, vado avanti e subito ho il mio daffare per superare un breve strapiombo, ben protetto da spit.
Al di sopra, qualche metro di tregua conducono sotto alla placca strapiombante, segnata da un'evidente fessura svasa e quasi cieca: Abbondano chiodi e spit e non impiego molto a capire che ovviamente si tratta di azzerare e alla svelta, prima di ghisarsi completamente...
In effetti laparete è azzerabile, anche se rimane un passaggio obbligato che mi richiede tutta la mia tenenza... una presa svasa da tenere duro mentre rinvio lo spit alto.
Dopo qualche tentativo, ci riesco e continuo a salire: OK, sono al di sopra dell'ostacolo.
Trovo un'ottima sosta e faccio salire Paolino: Volgiamo lo sguardo a quanto ci aspetta davanti e la vista non è rassicurante, perchè ci si para innanzi una seconda placca, dritta e lievemente strapiombante, ancora di sesto grado: Paolino si salva, cavandosela con un facile tiro di collegamento, fino alla base della successiva lunghezza, la nona (6a), che tocca ancora a me...
Parto deciso, la roccia è magnifica e nella prima parte mi muovo in aderenza: Una cengia mi separa dalla parte invece più fisica ed atletica del tiro, una parete lievemente strapiombante solcata da un paio di fessure parallele:
Stavolta la roccia offre qualche appoggio per i piedi, ma le mie braccia sono a pezzi, per cui prima di ghisarmi definitivamente tiro un paio di rinvii e salgo in cima: Qui giunto, mi accorgo che la via non è ancora finita, mentre invece è proprio così che definirei le mie braccia... finite!
Paolino va avanti, è il decimo tiro (5b), che ormai non ci fa più impressione: risale le placche e supera il risalto finale prima sulla sinistra, poi uscendo a destra: Salgo a mia volta, affamato e stanco: Vetta!
Splendida giornata, vissuta in solitudine totale nonostante l'invasione di corsi CAI nei settori più frequentati della Sbarua: Il Monviso veglia sempre su di noi: I Denti di Cumiana sembrano chiamarci:
Chissà, un giorno o l'altro ci torniamo!

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