sabato 28 aprile 2012

BRIC PIANARELLA (m 363): Via Lunga Originale con Variante Diretta di Uscita

Sabato 28 aprile 2012

Io e Renato

Nel giorno dell'ottavo anniversario della morte del grande Patrick Berhault, l'idea originale è di andare alla Rocca Castello (m 2.452), in Val Maira.
Il meteo migliora e io sto tenendo d'occhio la webcam del Rifugio Campo Base da giorni: la neve è quasi scomparsa, le condizioni sono buone.
All'ultimo momento, però, le previsioni meteo si mettono di traverso, con una velata minaccia di temporale pomeridiano...
Imbestialito, provo fino alla fine a convincere me e gli altri che si possa andare comunque... alla fine devo cedere e cambiamo destinazione, andando al sicuro caldo del finalese, precisamente al Paretone del Bric Pianarella (m 363).
Oggi le cordate saranno queste:
  • io e Rena saliremo la Via Lunga Originale con Variante Diretta di Uscita (6a   12L   320 m)
  • Manu e Bruno saliranno la Grimonett (6b   TD-   7L   240 m).
Iniziamo l'avvicinamento e raggiungiamo in circa un quarto d'ora l'attacco della Grimonett.
Io e Rena proseguiamo, ma come al solito nel finalese il ravanamento è lì dietro l'angolo... Ci perdiamo nella boscaglia, alla ricerca di un fantomatico canale di salita: ce ne sono a decine, tutti uguali e tutti percorsi da una lontana sembianza di sentierino battuto tra i rovi!
Dicevo, dopo un bel ravanare, che ci conduce su per una parete di roccia, terra e boscaglia, con passaggi tutt'altro che banali, sbuchiamo in un antro naturale chiuso: a sinistra, partono un paio di vie spittate, quasi dal nulla della boscaglia; a destra la strada è sbarrata da una paretina rocciosa.
Rena propone di continuare a salire ravanando, ma io ne ho abbastanza: ok, salirò la paretina e darò un'occhiata dall'altra parte, se va male vorrà dire che scenderemo in qualche modo, con delle corde doppie agli alberi...
Quando sbuco in cresta, riconosco a che punto della parete siamo e soprattutto, una volta raggiunto da Renato, scorgiamo due o tre persone alla nostra destra su quella che dovrebbe essere la nostra via.
Facendoci largo tra la vegetazione e facendo attenzione a non finire di sotto, raggiungiamo un comodo terrazzino, attraversato dalla corda dei primi che stanno salendo.
Bene, noi attaccheremo da qui; quando passa di lì il secondo di cordata, gli chiediamo a che punto ci troviamo e ci risponde che siamo nel mezzo del secondo tiro...
La faccia di Renato è eloquente:
Ci prepariamo, attacca Rena: la placca (5b) si presenta piuttosto ostica, come inizio; come sempre, occorre farsi "i piedi", abituarsi a questa roccia:
Raggiungo poi il compagno alla cengia, con seri problemi di cominicazione dovuti al vento forte ed al torrente in basso; proseguo, prima superando una paretina in aderenza, poi uscendone e proseguendo su cengia e alberi fino alla parete succesiva; cerco di gestire la corda al meglio, ma so già che avremo problemi di tiraggio...
Proseguo, traverso deciso a sinistra (4c), un passo in spaccata mi porta lungo un diedro-cengia verso sinistra, poi salgo un tratto verticale, disturbato (e talvolta aiutato) dagli alberi, poi ancora in traverso verso sinistra, fino ad una nicchia nella roccia caratterizzata da un grande albero.
Con grande sforzo dovuto al tiraggio delle corde, recupero Renato:
La splendida sosta che attrezzo su due clessidre naturali:
Il terzo tiro ci vede partire dal lato opposto della grotta, dove troviamo una sosta con catena: Rena sale la paretina di destra di un pronunciato diedro verticale (4c), poi traversa a destra ed esce su un'ampia cengia:









La grotta da cui faccio sicura:
Attraversiamo la cengia ed ora affronto un tiro piuttosto impegnativo, il quarto (5c), un diedro verticale, un po' patinato, che mi impegna al massimo:








Il mitico Rena commenta in modo colorito ogni tiro:
Quinta lunghezza (4c), una paretina a buchi, tipica del calcare finalese, ci conduce ad un'altra grande cengia:
Esco anch'io in cengia:
Ora possiamo riposarci, studiare per bene la relazione in questo intreccio di vie che caratterizza la parete e mangiare qualcosina, in posizione comoda che più non si può, che anzi suggerirebbe l'idea di un bivacco...
Ci spostiamo qualche metro a destra, lungo la cengia, a reperire la base del sesto tiro (4c), un estetico pilastro lavorato:
Lo sormonto, quindi entro in un anfratto naturale incredibile, ne scalo l'interno e ne esco da uno stretto foro che mi porta su una cengia:
Rena mi segue ed arriva a sbucare a sua volta dal foro nella roccia:





Il settimo tiro (5a) somiglia molto al quinto, un'altra bella placca lavorata a buchi e gocce, quindi l'uscita verso destra con un singolo passo più delicato:
Ed eccoci al tratto chiave della via, la variante diretta di uscita (6a): attacco il pilastro arrotondato alla mia sinistra, con un passo boulder iniziale, poi salgo il muro verticale che lo sormonta, con prese più nette:
In seguito piego a destra, seguendo in pratica l'espostissimo tetto della grande struttura a caverna in calcare rosso:
Nonostante l'estrema esposizione, le difficoltà qui non sono elevate e soprattutto la chiodatura è molto generosa: 
Giunto all'estremità destra del grande arco, un passo più delicato mi porta alla base del risalto finale, un movimento di forza avaro di prese in uscita.
Non posso non sorprendermi della fantasia e della forza della natura e di questa pianta che riesce a crescere in condizioni estreme:
Ok Rena, tocca a te!
Il compagno mi raggiunge sotto l'ultima paretina, quindi finalmente in sosta, all'ombra ed al riparo dal sole spietato che sembra un anticipo di estate:
 Vinti dall'arsura e dalla calura:
 Il mio sobrio compagno di oggi:
 La discesa non pone alcun problema, un bel sentiero si insinua tra gli alberi del versante nord della montagna, sempre in confortevole ombra, e ci riaccompagna al parcheggio.
Manu e Bruno ci aspettano già al bar lì vicino: da qui la vista sulla parete è magnifica:
Ci scambiamo come sempre pareri, commenti e aneddoti, stringendo l'attenzione sul settore scalato:
 Prima di ripartire, ci dedichiamo ancora a marcare la mezzeria di una serie di mezze corde, tra il divertimento generale degli avventori, nel parcheggio del bar, poi si torna in Piemonte.
Bella scoperta, il Paretone di Pianarella! 

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