sabato 26 maggio 2012

PARETE DEI TITANI (m 2.809): Genepy

Sabato 26 maggio 2012

Io e Paolino l'Alpino






Giornata grandiosa!!!
Anche oggi siamo alle prese con le previsioni meteo, in giro c'è instabilità, ma stavolta abbiamo un'indicazione precisa ed unanime: l'alta Valle d'Aosta dovrebbe garantirci tempo buono almeno fino a metà pomeriggio.
Bene, allora si parte presto, tanto oggi (purtroppo) non ci sono Manu e Rena da convincere... ;-D
Il primo obiettivo è la via Pierre Navigatore delle Creste (6a   TD-   7L   200 m) al Mont Chétif (m 2.343), la cima che sovrasta l'abitato di Courmayeur.
La partenza è alle 4,45, passo a prendere Paolino e via verso Courmayeur, dove arriviamo alle 7,00.
Mi dirigo all'imbocco della Val Veny, dovendo tentare (se non c'è neve) di arrivare in auto fino al Rifugio Monte Bianco (m 1.697): purtroppo troviamo la strada chiusa per una frana caduta il 7 maggio...
Abbiamo due alternative: tentare di accedere all'attacco della via salendo lungo la ferrata in parete sud oppure cambiare destinazione, portandoci in Val Ferret alla Parete dei Titani (m 2.809).
Tentiamo la prima: arriviamo a Dolonne, vicino a Courmayeur, e parcheggiamo al palazzetto dello sport; ci prepariamo a una lunga salita di avvicinamento, forse un paio d'ore, ma ecco che l'inizio del sentiero presenta un foglio appeso con un'ordinanza del sindaco che vieta l'accesso alla parete...
Io dico di fregarcene, dato che c'è stato un distacco sul versante opposto della montagna, ma Paolino non è dello stesso avviso.
OK, andiamo in Val Ferret.
Il nostro nuovo obiettivo è la via Genepy (5c   D   9L   300 m) alla Parete dei Titani (m 2.809), nella conca del Triolet.
Abbiamo perso tempo, ma ancora una volta... non si parte mai troppo presto... infatti ora ci ritroviamo i vantaggi della partenza ante-lucana e, dopo tutti i giri ed i tentativi fatti, imbocchiamo la valle prima delle 8,00.
Ad Arp Nouva troviamo una transenna a sbarrare l'accesso alla valle...
Nessun problema, parcheggio e partiamo quasi subito.
Fatti pochi passi, non possiamo non voltarci ad ammirare uno dei più grandiosi e celebri spettacoli delle Alpi, la grande Cresta di Peuterey:
Ci inoltriamo lungo la valle e presto alla nostra sinistra, su in alto, appare una delle pareti più incredibili dell'intero arco alpino, la mitica est delle Grandes Jorasses (m 4.208):
Da molti definita "una gemma di Yosemite incastonata nel cuore delle Alpi", vi corre la leggendaria Via Gervasutti, un sogno difficilmente realizzabile, essendo ancora oggi un temuto banco di prova per alpinisti di tutto il mondo...
Basti pensare alle sole 3 ripetizioni avute in oltre quarant'anni:
Non credevo proprio di trovare neve, invece i residui valanghivi che invadono la strada sono numerosi e spesso anche di una certa consistenza.
Ora mi spiego il provvedimento di chiusura della strada...
Ma a noi una passeggiata in questo paradiso sta benissimo, speriamo solo che non arrivi il maltempo a guastare la festa...
Dopo circa un'ora, eccoci in vista della nostra parete, nel vallone che conduce alla cosiddetta Conca del Triolet:
Negli ultimi anni, grazie alla ristrutturazione del Rifugio Dalmazzi e soprattutto all'immensa opera di chiodatura di Manlio Motto, questo angolo di Monte Bianco è diventato la Mecca dell'arrampicata su granito a quote medio-alte, diventando quindi un ottimo banco di prova per le grandi ascensioni in alta quota che rendono celebre il Monte Bianco.
A prima vista, ci abbiamo preso: la parete sembra asciutta ed in ottime condizioni, anche se rimane neve alla sua base.
Imbocchiamo il sentiero verso il Rifugio Dalmazzi: nessuna traccia di precedenti passaggi sulla neve.
Il clima è eccezionale: non c'è una nuvola e fa molto caldo, saliamo in maglietta già dal primo mattino.
Primo problema: essendo i primi visitatori dell'anno, dobbiamo guadare i torrenti che confluiscono nella Dora di Ferret, i cui ponti sono però ancora rimossi...
Dobbiamo ingegnarci e Paolino recupera un asse di legno, che useremo più volte, per superare singoli tratti collegati da pietre:

Finalmente ci inoltriamo nel vallone del Triolet, in un ambiente veramente da favola, che oggi è tutto per noi:
Ci avviciniamo, superando qualche nevaio senza problemi, finché giungiamo in vista della nostra via: sì, sì, è proprio lei, la riconosco sulla foto-relazione:
Dopo quasi due ore di splendida camminata, eccoci in prossimità della parete:
Il contesto è veramente himalayano, dominato dal Mont Greuvetta (m 3.684):
Risaliamo il nevaio che conduce all'attacco della via:
OK, ci siamo.
Lo spazio per prepararci è veramente esiguo; visto che ci caleremo in doppia, lasciamo giù gli scarponcini, così come un paio di micropile, vista la temperatura estiva.
Ci leghiamo, parte Paolino.
Il primo tiro sale una bellissima placca appoggiata, che si impenna nel finale e presenta un passo piuttosto delicato in uscita:
Divertendomi come non mai, salgo a mia volta la placca, accarezzando il granito perfetto del Monte Bianco:
Il simpatico passaggio finale:
Ci alterniamo al comando; il secondo tiro (5a) è una bella successione di placche e risalti:
Roccia magnifica:
Recupero Paolino:
Il terzo tiro (5a) prosegue lungo la placca di granito perfetto, che si impenna in un muro percorso da una fessura, fino in cima al risalto:
Prendiamo quota rapidamente, lungo una via ottimamente chiodata a spit:
In un ambiente da favola:
Quarta lunghezza (5b): scalo una splendida parete scura, verticale ma ben appigliata; la chiodatura qui è un pochino strana, ma grazie alle corde sfalsate nei rinvii riesco ad evitare fastidiosi tiraggi di corda:
Paolino mi raggiunge:
...e, proprio come me, oggi non riesce ad evitare di fare foto continuamente:
Il quinto tiro (4c) non oppone difficoltà:
La sesta lunghezza (5b) è molto divertente, in leggero traverso verso sinistra, poi per una serie di risalti e tetti:

Paolino segue a ruota:
Settimo tiro (4c), sempre più su, fino alla lunga placconata sommitale:
Intorno a noi, granito magnifico in ogni angolo...
L'ottava lunghezza presenta un passo di V, poi facile in placca:

Presi dall'entusiasmo, saliamo la nona ed ultima lunghezza in conserva protetta, fino in cima.
Il panorama è decisamente appagante degli sforzi fatti dalle 4,00 di stamattina:
 Temperatura gradevolissima, nemmeno adesso c'è il benché minimo rischio di pioggia.
Autoscatto di vetta:
 Dopo esserci sfamati e dissetati, buttiamo le doppie e comincio a calarmi lungo la parete:
La penultima calata, Paolino mi raggiunge in sosta:
Sono quasi le 14,30 quando torniamo a terra, sul nevaio alla base della parete:
Ammiriamo la magnifica roccia da vicino un'ultima volta, prima di ridiscendere con attenzione il ripido nevaio che conduce all'attacco, ora di consistenza più morbida e tranquilla:
Ripercorriamo il sentiero a ritroso, ma, giunti nuovamente al torrente, stavolta non ce la caviamo tanto facilmente... infatti, al pomeriggio la portata del torrente è raddoppiata rispetto al mattino.
Il guado è rischioso, così decidiamo di risalire la valle, fino al nevaio che più su ancora ricopre il torrente; sembra abbastanza spesso e resistente, così traversiamo.
Bene, in effetti regge il nostro peso.
Possiamo riprendere ora il lungo sentiero, che ci conduce fuori dalla valle del Triolet:
Abbiamo così modo di dare un'occhiata alle condizioni delle Placche di Pré de Bar, dove abbiamo arrampicato qualche anno fa:
Ce ne andiamo volgendo continui sguardi alle pareti del Triolet, dove riusciamo a scorgere anche il Rifugio Dalmazzi:

Ovviamente, si tratta di un arrivederci...
La grande Cresta di Peuterey, aperta dal mio grande, prossimo sogno: l'Aiguille Noire de Peuterey (m 3.772), lungo la celebre Cresta Sud (V+   TD   40L   1.200 m):

 







sabato 19 maggio 2012

MONTE CHARVATTON (m 1.787): Tommy

Sabato 19 maggio 2012

Io e Paolino l'Alpino










Stagione maledetta, dal punto di vista meteo...
Oggi siamo solo io e Paolino l'Alpino.
Dopo lunghissime analisi sui siti meteo, decidiamo di tentare in bassa Vallée, dove dovrebbe tenere fino al pomeriggio.
OK, vado a terminare la via Tommy (6c/A0   TD+   14L   600 m) al Monte Charvatton (m 1.787), se la pioggia ci darà tempo; in ogni caso, la via è di comodo accesso ed attrezzata per calate in doppia.
Partiamo alle 6,00; poco prima del parcheggio al termine della strada (frazione Terrisse di Pontboset), sorpresa: un camion posteggiato in mezzo alla strada, senza nessuno nei paraggi...
Dopo aver provato a cercare qualcuno, decidiamo di non perdere tempo: torniamo giù, cerchiamo di parcheggiare più lontano e salire a piedi.
Ma non c'è un solo posto in cui poter lasciare l'auto, nei paraggi... Così torniamo su e, mentre suoniamo e cerchiamo qualcuno, arriva una macchina dietro di noi: è uno degli allevatori, che ci spiega che devono caricare le mucche sul camion per portarle agli alpeggi.
Benissimo, se solo potessero spostare il mezzo di un metro... per noi sarebbe sufficiente.
Avendo fretta (è prevista pioggia più tardi...), in attesa cominciamo a prepararci con scareponcini e imbrago; quando liberano la strada, ringraziamo e saliamo al parcheggio.
L'avvicinamento è breve, una ventina di minuti, al termine dei quali raggiungo il noto attacco della via:
Il cielo è nuvoloso, si sta chiudendo sempre più...
Sono le 8,50 quando attacco il primo tiro della via (5c): prima la placca abbattuta, poi la parete si raddrizza, infine il traverso a destra, fino alla sosta:
Recupero Paolino, che riparte per la seconda lunghezza (6a).
Un muretto senza difficoltà conduce ad una placca piuttosto liscia, quindi il traverso a destra su appoggi a dir poco aleatori:
Mentre Paolino termina il tiro, alla base della via arrivano altri due ragazzi.
Proprio in quel momento, però, succede l'irreparabile: inizia a piovere!
Decido di salire comunque il tiro, sperando che smetta subito; invece non va così: la parete si bagna quasi subito, devo terminare la placca azzerando e raggiungo la sosta quando ormai la pioggia è seria...
I due ragazzi se ne vanno subito.
Noi in un primo momento proviamo ad aspettare in sosta, ma la pioggia è abbastanza persistente e la parete cola acqua da ogni dove.
Niente, fuori i k-way e buttiamo giù le doppie, anzi la doppia: memore della mia precedente visita qui, so che una sola calata da 60 m è appena appena sufficiente.
Mi calo per primo, seguito da Paolino.
La parete:

Torniamo all'auto e scendiamo a fondovalle: il tempo sembra un po' migliore.
Facciamo un salto alla falesia di Montestrutto, a Settimo Vittone, dove riusciamo a salire qualche tiro, prima che la pioggia ci raggiunga anche lì...
Provo anche una telefonata ad un bar in Val Susa, ma mi dicono che piove anche lì.
OK: alziamo bandiera bianca, le abbiamo provate tutte.
Dopo il passaggio del Giro d'Italia diretto a Cervinia, possiamo prendere la strada verso casa, dove... troveremo il sole!

sabato 12 maggio 2012

ROCCA CASTELLO (m 2.452): Spigolo Maria Grazia

























Sabato 12 maggio 2012

Io, Renato e Paolino l'Alpino

Grandiosa giornata, finalmente si scala in montagna, quella vera!
Alla fine riesco a convincere tutti: si torna in Castello, facciamo l'esordio stagionale.
Con me, Manu, Paolino l'Alpino, Renato e Bruno.
Io voglio scalare lo Spigolo Maria Grazia (V   D   8L   240 m) sulla Rocca Castello (m 2.452), via che ho già salito sei anni fa, dove avevo avuto l'incidente, ma l'avevo salita solo da secondo...
Partenza presto, alle 5,00, visto che come al solito le previsioni danno rischio pioggia nel pomeriggio e tutti noi sappiamo bene che non è carino trovarsi sulla Castello con la pioggia...
Lo zero termico in compenso è altissimo, a quasi 4.000 m.
Due settimane fa il gestore del rifugio mi aveva detto che c'erano ancora chiazze di neve lungo l'avvicinamento dalle grange superiori: bene, ormai sarà scomparsa praticamente del tutto!
OK, saliamo in alto con la macchina.
Quando parcheggiamo, però, vediamo che le cose stanno un po' diversamente:
Ovviamente non sarà un po' di neve a fermarci: con il caldo che fa, sarà sicuramente molle, quindi molta fatica, ma nessun rischio.
Infatti così è: saliamo e dopo circa un'oretta siamo a destinazione:

Ancora una volta, eccomi al cospetto di una delle mie montagne preferite; la parete è in condizioni perfette e non c'è nessuno in giro.
Sono le 9,30.
Dopo un po' arrivano anche Manu e Renato.
Io, Rena e Paolino l'Alpino ci dirigiamo verso l'attacco dello Spigolo Maria Grazia, il sud-est della Rocca, magnifico ed elegante:
Ci prepariamo e ci leghiamo; già all'attacco della via domina la verticalità: non troviamo un solo metro quadrato per poterci preparare rimanendo in equilibrio!
Troppa voglia: vado avanti io, Paolino mi fa sicura.
Il primo tiro (IV) è subito interessante: un kuretto, poi un tratto semplice,
quindi un bel diedro-camino conduce in una nicchia, dove trovo la sosta, dopo aver integrato con un buon friend.
Recupero i compagni:
Anche Renato raggiunge la sosta; sosta attrezzata con uno spit ed un chiodo, collegati da cordoni, con tanto di anello di calata:
Proseguo lungo il secondo tiro (IV+), che propone subito un passaggio delicato in placca sulla faccia sinistra del diedro che ci sormonta:
Il passaggio è protetto da uno spit, anche se la piastrina si muove in maniera preoccupante:
Mi innalzo lungo il diedro, rinviando un chiodo più in alto, quindi esco a destra e doppio lo spigolo, come da relazione, dove incontro una sosta con due vecchi chiodi da collegare. Mi fermo e recupero i compagni:
La sosta...
In alto, mi aspetta uno dei passi chiave della via, il superamento del tetto e la placca che segue (5b).
Quando riparto, dopo pochi movimenti mi accorgo che c'è una sosta con chiodi e spit poco sopra, per cui decido di raggiungerla e recuperare gli amici, anche se perdiamo un po' di tempo:
Dopo di che proseguo, in diagonale verso destra, muovendomi su roccia magnifica e trovando molti più chiodi del previsto.
Raggiungo il tetto, anch'esso ben protetto da due chiodi ravvicinati, che supero senza difficoltà sul lato destro; quindi traverso in leggera diagonale a sinistra, su splendide placche compatte, fino alla sosta prossima al filo dello spigolo.
Mentre faccio salire Paolino e Rena, alla mia destra Manu sulla Balzola:
I compagni mi raggiungono, mentre un'altra cordata ci segue sulla via:
Il tempo è buono, la temperatura eccezionalmente elevata per essere ai primi di maggio: abbiamo scelto bene!
Attacco la quarta lunghezza (III+), sempre più entusiasta: mi sposto qualche passo a sinistra, trovo un chiodo e salgo diritto le bellissime placche, con la Punta Figari alla mia sinistra:
Supero il muro verticale soprastante grazie ad una buona fessura, quindi risalgo lo spigolo per diedri ora decisamente più facili.
Quando arrivo in sosta, vengo raggiunto da un tipo che se la cava decisamente bene... ebbene, faccio così la conoscenza del leggendario Sergio Savio, protagonista di imprese incredibili soprattutto su queste pareti, exploit che avevano lasciato senza parole il gotha dell'arrampicata, a partire da Manolo...
Mentre parliamo in sosta, mi raggiunge Renato:
Attacco il quinto tiro (IV+), sempre lungo il filo dello spigolo:
L'arrampicata si mantiene molto divertente:
L'uscita del tiro, che raggiungo con molto sforzo a causa dell'attrito delle corde:
Raggiungo così il terrazzino di sosta in comune con la Balzola, che ben conosco... anzi, da qualche anno lo chiamo il Terrazzino Rabino, essendomici schiantato nel 2006 dopo il volo di 15 m risalendo la doppia incastrata...
Raggiunto dai compagni, incontriamo Manu e Bruno in sosta.
Ripartiamo tutti: Manu sale la Balzola, mentre in alto il grande Savio sale lungo la Variante Motti:
La nostra cordata, invece, si dà il cambio al comando: passa avanti Renato, pieno di entusiasmo.
La sesta lunghezza (5b) propone una magnifica fessura con la quale salire il muro verticale che sormonta la sosta:
Alla mia sinistra, la Punta Figari ( m 2.345) e, in secondo piano, la Rocca Provenzale (m 2.402), mentre qualche nuvola comincia a solcare il cielo:
Segue una placca tecnica, al di sotto di un tetto curvo verso sinistra, dove si trovano chiodi e un paio di friends incastrati:
E' uno dei tratti più belli della via e la roccia è sempre splendida:
Dopo una quindicina di metri nuovamente sul filo dello spigolo sud-est, raggiungo il terrazzino di sosta, seguito da Paolino.
Rena è già pronto per proseguire: il settimo tiro (V) sarà laborioso...
La relazione parla di III+, in realtà per noi non sarà così: Rena attacca lo spigolo e scompare alla nostra vista:
Dopo un po' lo sentiamo lamentarsi del tiraggio delle corde...
Con un po' di apprensione lo sento domandarmi se deve raggiungere la forcella con la Torre Castello, alla base della Placca Gedda, che riprendo in foto e che ho salito lo scorso anno:
Gli urlo di no, che non deve assolutamente andare così tanto a sinistra... in ogni caso, dopo un po' capiamo che ha fatto sosta e possiamo salire.
Intanto inizia a cadere qualche goccia di pioggia e la cosa ci allarma un po', sapendo che la quarzite diventa presto inscalabile, se bagnata...
Ma fortunatamente è solo un avvertimento; in ogni caso il tiro non è assolutamente facile e comunque Renato qualche via l'ha seguita, avendo rinviato qualche chiodo qua e là; certamente, non è III+.
Rena ha fatto sosta su un solido spuntone e da qui lo assicuriamo mentre scala il castello finale della montagna, che ormai ho già percorso più volte.
E' l'ottavo tiro (IV), sempre molto divertente:

Poco dopo siamo tutti in vetta, anche se Manu e Bruno hanno appena iniziato le calate.
La piatta sommità della vicina Torre Castello (m 2.448):
Autoscatto di vetta, poi via con le doppie lungo la nuova via diretta King Line, in 4 calate:
Durante la prima calata inizia a piovere, ma alla fine scenderanno poche gocce, non ci bagneremo.
La paretevista dal basso, con Paolino appena a terra e Rena ancora all'ultima sosta:
Risaliamo al Colle Greguri, da cui posso ammirare ancora una volta le mitiche pareti est del gruppo:
Torna il sole, mentre ci avviamo lungo il sentiero di ritorno, dove la neve ha smollato parecchio:
Magnifica visione...