sabato 30 giugno 2012

CONTREFORTS DE COSTE-COUNIER (m 3.025): Le Diable par la Queue

Sabato 30 giugno 2012

Io e Paolino l'Alpino




Ancora una splendida, ma lunghissima giornata sui monti degli Ecrins.
Partenza antesignana, alle 4,15.
Siamo solo due, vado a prendere Paolino e via, lungo la ben nota strada che ci porta nel Delfinato!
Viaggio tranquillo, la destinazione è la via Le Diable par la Queue (5c   D+   15L   500 m) ai Contreforts de Coste-Counier (m 3.025), nel Vallone dei Bans.
La via è stata aperta da quel diavolo di Cambon (Dio lo conservi), in un angolo di cui io e Paolino parliamo da un paio d'anni... la curiosità si materializza oggi, quando all'ultimo momento non ci fidiamo delle previsioni meteo al Corno Stella e preferiamo non rischiare, grazie al meteo stabile degli Ecrins.
Poco prima delle 7,00 raggiungiamo il parcheggio, dove finisce la strada; in fondo, lontano, il nostro obiettivo, in una grandiosa conca glaciale regno del granito:
Al centro della foto, la nostra vetta:
Il meteo è splendido, il posto magnifico, bene così.
Dopo il classici panino, ci prepariamo e ci mettiamo in cammino: la guida parla di 1h 30' per il Refuge des Bans (m 2.083); dopo una mezzoretta, eccolo in vista, in cima allo sperone roccioso all'imbocco della conca glaciale:
Dopo 1h 15' di ottimo sentiero, passiamo sotto al rifugio e tiriamo dritto; un centinaio di metri dopo, imboschiamo i nostri bastoncini telescopici sotto ad un masso, visto che ripasseremo da qui al ritorno.
Ammiriamo il grandioso panorama che ci circonda e ci concentriamo sul nostro obiettivo:
Ecco la nostra via, visibile in tutto il suo sviluppo; non c'è nessuno in giro e il meteo è ottimo.
Superiamo le propaggini del ghiacciaio, poi aggiriamo un nevaio sulla sinistra, fino a portarci in vista dell'attacco della via.
I primi 4 tiri devono essere abbastanza tosti, a giudicare dalle info che abbiamo.
Più ci avviciniamo, più le sensazioni sulla qualità della roccia si fanno buone.
L'avvicinamento è più lungo della mezzoretta che scrive Cambon; impieghiamo più di tre quarti d'ora, ma ci siamo:
Splendida parete, la voglia cresce, al punto che mi dimentico persino di sgranocchiare qualcosa prima di partire!
Ci leghiamo.
Parto io: il primo tiro (5c) è subito decisamente verticale, ma su roccia eccezionale e con movimenti che mi si confanno, al punto che mi stuisco per primo di arrivare in sosta in pochissimi minuti, senza aver mai provato la minima apprensione, vico o lontano dallo spit:
Una sensazione di forma provata raramente, che mi accresce ancor più l'entusiasmo e la voglia, naturalmente.
Il tiro è continuo e lungo una quarantina di metri, ma semplicemente bellissimo.
Recupero il compagno, che mi raggiunge un po' meno allegro...
Ci alterniamo e Paolino attacca la seconda lunghezza (5c), sempre verticale, con un paio di passi delicati, da superare grazie a prese rovesce e fiducia nel grip sotto i piedi:


Lo raggiungo e lo fotografo in sosta:
La terza lunghezza (5c) è ancora entusiasmante: traverso a sinistra, prima con passi delicati, poi più facilmente, fino a portarmi sotto ad uno strapiombo, che occorre affrontare con decisione:
Supero una fessura ed una serie di muri verticali, su granito perfetto, fino alla comoda sosta, da cui recupero Paolino:

Paolo sul quarto tiro (5c), uno speroncino ed una divertente fessura-camino, da salire in parte in dulfer:
La quinta lunghezza è più semplice (4c): salgo in placca, fino a raggiungere la grande cengia erbosa che segna la fine della prima parte della via:

Le tre lunghezze successive sono facili (4b), così propongo al socio di salirle in conserva protetta, alternandoci in testa solo quando il primo ha esaurito il materiale:


L'ambiente è grandioso e, come piace a me, non vediamo anima viva:
La nona lunghezza (5b) torna ad essere più impegnativa, così dismettiamo gli anelli di corda e torniamo a procedere a tiri.
Paolino sale la placca di destra, quindi un diedro ed ancora muri e placche, per una quarantina di metri:
I Bans, un angolo delle Alpi fino ad oggi sconosciuto per noi...
Il tiro successivo è di trasferimento (3b) e lo percorriamo ancora in conserva; salgo fino alla base del magnifico tiro successivo:
Sosto su spuntone, dove mi raggiunge Paolino.
Proseguo lungo l'undicesimo tiro (5c): attacco il divertente spigolo in alto a destra:
Quindi supero le belle placche lavorate, dapprima sulla destra, poi traversando a sinistra (un passo delicato ma ben protetto) per reperire il filo dello spigolo, che seguo fino all'aerea sosta:
Paolino in sosta, mi raggiunge:

La relazione di Cambon parla di 5b nell'11-esimo tiro e 5c nel 12-esimo, ma secondo me è assolutamente l'opposto.
Il dodicesimo tiro è comunque molto divertente, come l'intera via, in sostanza, verticale e su un granio sempre perfetto:
Salgo a mia volta:
Siamo così giunti in vetta al grande gendarme addossato alla parte alta della parete, dopo la cengia mediana; la vetta è ancora lontana:
Per raggiungere la parete finale, lunga e bellissima, da affrontare direttamente, dobbiamo guadagnare la sella che la divide dallo sperone su cui ci troviamo.
Mentre Paolino fa su le corde, vado in avanscoperta:
Non si scende tanto facilmente, così facciamo una brevissima calata in doppia su uno spit con maillon:
Ora mancano quattro lunghezze di corda di grado 4a: ovviamente spingo per salirle in conserva, come prima, per guadagnare molto tempo.
Vado avanti e in breve scaliamo tutta la parete:


Sono quasi in cima:
Paolino mi raggiunge, mentre lo assicuro dalla sosta in vetta:
L'aerea sommità, con la sosta su solido spuntone:
Ultimi metri anche per Paolino:
Le vette circostanti, alte fino a 3.800 m:
Sono circa le 15,00.
Tempo per alcuni scatti in cima:

Per la discesa, che sarà presumibilmente lunga e da ricercare, iniziamo con una doppia dalla sosta sommitale, sul versante opposto a quello di salita; mi calo per circa 35 m, fino ad un intaglio nella cresta che proseguefino alla cima della Coste-Counier:
Trovo una sosta attrezzata su uno spuntone ed uno spit, da cui mi calo nel canalone sottostante, verso est:

Come da relazione di Cambon, dopo questa calata traversiamo decisamente verso sinistra (faccia a valle), risalendo leggermente fino ad una brutta sosta di calata attrezzata su tre chiodi vecchi infissi più nella terra che nella roccia...
Sappiamo dalle relazioni francesi reperite in rete che è stata attrezzata un'altra serie di calate oltre il canalone, quindi continuiamo a traversare, risaliamo leggermente e ridiscendiamo, fino ad una buona sosta su spit.
Una lunga calata mi deposita poco al di sopra della bocca spalancata di un nevaio, che non mi ispira molta fiducia...
Quando scende Paolino, trova un misero ancoraggio su una clessidra, dal quale possiamo attraversare il nevaio con una calata in doppia: magnifico!
Pochi minuti dopo, l'ostacolo è superato, siamo con i piedi per terra.
Di profilo, la via salita:
Ora iniziamo a nostra insaputa un lungo girovagare, perdendo sempre quota, ma quasi sempre senza un sentiero da percorrere, tra guadi più o meno difficoltosi:
Alla fine, dopo tre ore, raggiungiamo il Réfuge des Bans, dove il gestore è già impegnato a cucinare succulente crepes e carne alla brace...
Breve sosta al rifugio, poi salutiamo e scendiamo.
Ci dirigiamo nel luogo dove avevamo lasciato i bastoncini telescopici stamattina, ma... azz, non ci possiamo credere! Non ci sono più...
Che tristezza infinita... Più ancora della perdita materiale (nuovi, usati solo sul Kilimanjaro...), mi addolora un casino il fatto che questa società bieca e gretta sia ormai arrivata fin quassù...
Avviliti, diamo un'ultima occhiata alla via salita e ci avviamo verso il fondovalle, in ritardo come al solito: