sabato 9 giugno 2012

TETE du SANGLIER (m 2.653): Jardin d'Amandine

Sabato 9 giugno 2012

Io, Manu, Bruno, Renato e Paolino l'Alpino





Semplicemente, una delle più belle vie di roccia che abbia scalato finora...
Oggi siamo tanti, il che può rivelarsi un problema lungo una via piuttosto impegnativa: l'obiettivo è la via Jardin d'Amandine (6a   TD   11L   350 m), alla Tete du Sanglier (m 2.653), nel cuore dell'Ubaye.
Le previsioni meteo sono buone, laggiù, ma il posto è lontano e la via è lunga: ergo, si parte alle 5,00.
Partiamo io, Paolino e Manu da casa mia, prima tappa a Cervere per raccattare Renato e fare una veloce colazione, quindi a Fossano recuperiamo Bruno. Siamo cinque.
Sparando le solite cavolate a raffica, percorriamo le 2h 40' di strada che ci fanno oltrepassare il Colle della Maddalena e ci fanno entrare nelle magiche vallate dell'Ubaye.
Manu si esibisce in una delle sue dormite, stavolta anche all'andata...
Poco dopo le 8,00 ci siamo, parcheggiamo poco prima del piccolo abitato di La Barge.
Ci prepariamo, mentre fortunatamente splende il sole, mentre si dissolvono gli ultimi sbuffi mattutini di nebbia; la parete sud-est, detta la "parete dei due diedri", è lì, non lontana:
E' splendida, verticale, di solida quarzite:
Partiamo e praticamente sbagliamo tutto... causa guide molto sbrigative o fuorvianti a descrivere l'avvicinamento, ci teniamo subito troppo a destra, così ravaneremo quasi un'ora fuori sentiero e completeremo il tutto con due o tre "belle" traversate, fino a raggiungere il canalone giusto che conduce alla grande cengia di attacco delle vie...
Parlo a chi volesse ripetere la via: dal parcheggio, puntate diritto alla parete, verso sinistra, senza infilarvi nel bosco.
La cengia sale di brutto, ma alla fine troviamo all'attacco della via, peraltro non segnalato:
Il sole splende, si sta benissimo.
Le cordate:
  • Manu e Paolino
  • Io, Bruno e Rena
Va avanti Paolino; poco dopo parto io: il primo tiro (5b) risale per circa 35 m la grande placca a sinistra della colata d'acqua:
Non incontriamo difficoltà, al punto che secondo me ci sta bene un 5a...
La via è chiodata a spit, ad opera del trio Fiaschi, Golé, Chevalier, una garanzia.
Segue Manu, mentre partono anche i miei soci Bruno e Rena:
La sosta è perfettamente attrezzata con due spit collegati da un cordone:
In sosta c'è un po' di traffico, oggi siamo davvero tanti per essere tutti sulla stessa via.
Ma intanto ci si diverte!
Paolino attacca il secondo tiro (5b+) e decidiamo che anch'io, capocordata della seconda ciurma, partirò subito dietro di lui:
Qualche passo delicato, poi raggiungiamo la seconda sosta, da cui recuperiamo i compari:
Ci diamo il cambio, passano avanti Bruno e Manu.
La terza lunghezza (6a) propone una placca verticale, con un passaggio molto delicato:
La via ci fa capire che sarà caratterizzata da una grande continuità.
Capiamo subito che sarà splendida:
Bruno attacca a sua volta il passaggio chiave del tiro:
Rena fa sicura, oggi troverà pane per i suoi denti... Nessuna placca levigata da superare in aderenza precaria, ma passaggi sempre verticali o leggermente strapiombanti, su buone prese:
Come giustamente riportato sui commenti della guida di Hervé Galley, le difficoltà stanno sempre nel posizionare i piedi, più che nel trovare le prese.
Tocca a me salire il bellissimo tiro, superando il bombé del crux leggermente a destra:
Dietro di me, Rena in un oceano di quarzite verticale:
La quarta lunghezza (6a) propone una grande continuità: dove non è 6a, è 5c+:

Il quinto tiro (6a) è meno continuo e offre un ostacolo riconoscibile, un passo chiave delicato.
La partenza è in un diedro:

Manu raggiunge Paolino, seguito da me:
Molta aria sotto i piedi...
Renato chiude la fila:
Da questa parete, la magnifica vallata è ai nostri piedi:

Bruno attacca la sesta lunghezza (5c), magnifica: prima un traversino delicato, poi un bellissimo diedro da salire in opposizione:
Ambiente grandioso:
Comincia a farsi sentire la stanchezza o il dolore ai piedi, nei miei compari, mentre io sono al settimo cielo, in piena forma e ancora voglioso di roccia.
Zittisco immediatamente qualche proposito di interrompere la via all'altezza della grande cengia mediana e incito gli amici a salire, con promessa di pausa ristoratrice tra pochi minuti.
Manu sul facile, settimo tiro (4c), che ci porta alla cengia:
Anche dove le difficoltà diminuiscono, la via non si banalizza mai e si mantiene verticale ed interessante:
Pausa per sgranocchiare qualcosa e soprattutto bere, tormentati come siamo dall'arsura.
La temperatura è ottima, il sole splende, ma a tratti soffia un veticello piuttosto fresco.
Traversiamo per una quarantina di metri lungo una cengia rocciosa, fino a raggiungere la seconda parte della via, ad una quindicina di metri dal grande diedro superiore:
Che posto: Aiguille Pierre-André, Chambeyron, roccia ovunque...
Ma noi ripartiamo: Paolino e Rena al comando, ottava lunghezza (5b) divertente, senza problemi:
Il sole sta per lasciarci, tra poco la parete finirà all'ombra:
Nono tiro (5c), magnifico anche questo...
Paolino avanti, tra qualche imprecazione, seguito poi da Rena, tra qualche resting:
Facce da big-wall:

Vai Rena!!!
Decima lunghezza (5c), manco a dirlo... splendida!
Nuovo cambio al comando della nostra cordata, torno avanti io, con grande piacere: bella placca, poi tetto strapiombante da superare con buone prese e protetto ottimamente (anche troppo):
Quindi un delicato diedrino, fino alla sosta.
Bruno mi raggiunge:
Renato chiude la fila, tra una battuta e l'altra:
L'undicesima ed ultima lunghezza (4a) non pone problemi, in pochi minuti sono in cima:
Il panorama è magnifico:
Recupero i compagni:
Una brutta sorpresa per quelli più stanchi: la vetta della montagna è ancora lontana ed impieghiamo una mezz'ora per raggiungerla, tra cenge e facile arrampicata:
Infine, non c'è più nulla da salire, siamo in vetta:
Subito l'attenzione è catturata dall'incredibile parete est del Sommet Rouge (m 2.845):
Il panorama verso sud ci ripaga dei nostri sforzi:
Autoscatto di vetta:
Scendiamo per comodi prati sul versante ovest, continuamente rapiti dall'incredibile parete dolomitica che abbiamo di fronte:


Manu e Paolino scendono, un po' più indietro:
Che parete!
La Vallée des Houerts è magnifica, torneremo...
La discesa è abbastanza lunga, anche se su ottimo sentiero: impieghiamo due belle ore, più 2 km da risalire lungo la strada asfaltata, fino all'auto, che ci sorbiamo io e Paolino...

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