sabato 28 luglio 2012

MONTE dell'AVER (m 2.745): Cresta N-O alla Cima occidentale e Traversata alla Cima principale in solitaria

Sabato 28 luglio 2012

Io



Rena mi pacca all'ultimo per problemi occorsi improvvisamente, gli altri sono in partenza per una tre giorni escursionistica... OK, solitaria.
L'idea sarebbe la Cresta Est del Viso, ma il meteo non dà garanzie.
Allora decido per una via che tengo in serbo da un po' di tempo: di comodo accesso e di difficoltà adatte ad una solitaria, scelgo il Monte dell'Aver (m 2.745) per la Cresta N-O alla Cima Occidentale e Traversata delle cime (III+   AD-   500 m).
L'accesso è dalla strada che sale verso il Colle della Lombarda.
Il meteo è ottimo nelle previsioni, ma in realtà già da Vinadio mi accorgo che le cose non stanno affatto così.
Il cielo è plumbeo verso l'alta valle e becco pioggia già durante il viaggio in macchina...
Continuo a salire lungo i tornanti, parcheggio a quota 2.227 e, quando scendo dall'auto e comincio a prepararmi, inizia a piovere...
Torno in macchina e aspetto. Intanto, incredibile, un'altra auto parcheggia dietro la mia, scendono due ragazzi armati di imbrago e corde e si dirigono verso l'Aver: non sarò solo, purtroppo...
Smette di piovere e mentre mi preparo faccio fuori un ottimo panino imbottito con un inedito: insalata di pollo, ottimo!
Ormai sono le 8,45 e parto anch'io, la montagna è vicina e la cresta è quella che sale da sinistra a destra:
Certo che stavolta non ci hanno proprio preso...
Il vento pare però soffiare allontanando le nuvole, così decido di partire:
In soli 30' sono all'attacco della cresta, sono le 9,15:
Vado veloce, la primissima parte della cresta è ampia e camminabile, poi mi trovo al di sotto del primo muro roccioso da superare:
La lunga cresta:
Già dopo il primo muro raggiungo la cordata che mi prevedeva, li passo e faccio la loro conoscenza.
Vado a cercarmi qualche passaggio divertente, fino a un passo di IV grado, percorrendo sulla destra la cresta integrale, come mio solito:
Fatta così, la cresta è decisamente interessante ed aerea:
Sono solo e salgo in slego, ma mi piace avere con me tutto l'occorrente per togliermi d'impaccio, in caso di bisogno: nello zaino ho le scarpette da arrampicata, una mezza corda da 60 m, indosso imbrago, martello e chiodi per eventuali ritirate di emergenza.
Ecco il prossimo risalto, che sulla sinistra presenta un bel muro di III+, facile ma esposto:
La roccia non è molto salda ed avverto i due ragazzi che mi seguono di stare attenti.
In pochi minuti sono sopra, mentre loro sembrano avere qualche difficoltà...
Beh, però è solo III+, sono in due, sono legati ed attrezzati... Non può succedere nulla di strano, così proseguo lungo la parete, per raggiungere nuovamente il filo di cresta:
A tratti spunta il sole, ma se tiene va benissimo così, con qualche nuvola che mi protegge dalle solite scottature da UV...
La strada percorsa fin qui è già discretamente lunga:
Oltre la cresta frastagliata, con il tipico lichene sullo gneiss delle Alpi Marittime, ecco la provinciale ed il tornante con la mia auto parcheggiata:
Intanto vedo e sento giù in basso che una terza cordata oggi ha pensato di venire qui a salire la "mia" cresta: non avrei mai pensato di trovare altra gente...
Il solitario che è in me (specialmente in montagna) non ne è contento: come sanno i miei compagni abituali, egoisticamente io vorrei sempre la montagna, l'intera valle se possibile, tutta per me!
Proseguo:
Qalche passaggio interessante di arrampicata mi conduce alla sommità di un altro gendarme, da cui posso già vedere la sommità del prossimo risalto:

Giocando con la roccia:
Ancora un raggio di sole, mentre si alza il vento:
Sul filo:
Mi volto spesso e, benché le proporzioni siano ben differenti, non posso fare a meno di ripensare alla mia scalata dello Spigolo Nord del Pizzo Badile, quasi un anno fa:
Intanto salgo veloce e sono già in vista della croce sommitale della Cima Occidentale:
Finisco la via e sbuco sulla cresta che unisce le due cime Occidentale e Centrale, dopo solo 1h 30' di salita.
Raggiungo la croce:
Fotografo le tre croci in fila:
OK, il tempo ha tenuto.
Pochi minuti dopo, sono alla Cima Centrale, da cui osservo ancora la cresta che ho salito:
Autoscatto e firma del libro di vetta:
La crestina verso la Cima Occidentale, con l'ultima parte della cresta sulla destra e, sullo sfondo, il Santuario di S.Anna di Vinadio, il più alto d'Europa:
Sguardo verso il Monte Matto (m 3.080) ed il gruppo dell'Argentera (m 3.297):
In lontananza, il Monviso (m 3.841):
Scendo dalla Cima Centrale:
per raggiungere la comoda vetta erbosa della Cima Orientale, la principale (m 2.745):
Riesco a fare una telefonata, un sms ed una bella bevuta fresca.
Vedo le due cordate che mi seguono ancora impegnate sulla cresta.
Posso scendere, lungo una vaga traccia che mi porta al Colle dei Morti:
Il pendio appena sceso:
Da qui, il sentiero che mi riconduce alla strada provinciale è comodo ed impossibile da smarrire:

Riguadagno l'asfalto ben più a monte del tornante dove ho parcheggiato, così mi incammino in discesa, passando di fianco al sempre affollato Lago di Orgials, dove famiglie e bambini mi guardano come un marziano, così agghindato...
Alla mia destra appare presto la montagna da cui provengo:
A sinistra dell'Aver, credo di riconoscere la Testa Gias dei Laghi (m 2.733):
La via salita:

domenica 22 luglio 2012

MONT BLANC du TACUL (m 4.248): Normale

Domenica 22 luglio 2012



Io, Manu e Paolino l'Alpino







Si torna in quota, l'altissima quota!
Prima uscita stagionale nell'aria sottile dei Quattromila metri, dopo una serie di rinvii a causa del meteo avverso o comunque non affidabile.
All'appello rispondono Paolino e Manu, cge manca da un po' di tempo e non sarà quindi molto allenato.
La meta è decisa, con il conforto del meteo: gruppo del Monte Bianco, Mont Blanc du Tacul (m 4.248), che saliremo lungo la Via Normale (PD   45°   750 m) sul versante nord.
Partenza alle 3,15 e guido io.
Attraversiamo la Valle d'Aosta ed il costoso traforo del Monte Bianco, per giungere quindi a Chamonix verso le 6,00.
Ci prepariamo e raggiungiamo la partenza della funivia per l'Aiguille du Midi (m 3.832), dove però c'è già una bella fila di gente...
OK, la prima cabina è persa, ma non abbiamo molta fretta, in quanto la nostra via è relativamente breve.
Saliamo sulla terza benna, il meteo è splendido e non fa freddo come temevamo (zero termico dato al di sotto dei Tremila metri).
Il panorama è già grandioso: da destra, il Dome du Gouter (m 4.306), la Capanna Vallot e la cima del Monte Bianco (m 4.810):
Raggiungiamo subito la grotta di ghiaccio che conduce alla aerea cresta che discende il versante est dell'Aiguille du Midi, da dove partono le cordate:
La cresta è splendida e richiede subito attenzione:
Parto anch'io:
L'attenzione è rapita dallo scenario grandioso che ci circonda: le Grandes Jorasses (m 4.208) ed il Dente del Gigante (m 4.014):
La discesa ci impegna per una ventina di minuti:
Ben presto ci troviamo al cospetto della mitica parete sud dell'Aiguille du Midi (m 3.842), dove corre la altrettanto mitica via Rébuffat-Baquet:

Il Col du Midi, con alcune sparute tende e, davanti a noi, la mole del Tacul, con la via che saliremo; all'estrema sinistra della foto, spunta il Grand Capucin (m 3.838):
L'immenso e splendente plateau glaciale del Col du Midi, la nostra traccia e le Jorasses sullo sfondo:
Paolino l'Alpino davanti alla nostra via di salita, con in primo piano il Triangle du Tacul e le sue goulottes, ancora molto frequentate (Contamine-Grisolle e Cheré soprattutto):
Ci avviciniamo alla parete nord del Tacul, lasciandoci alle spalle il Refuge des Cosmiques e l'Arete des Cosmiques, sempre molto frequentata:
Non c'è una nuvola e fa piuttosto caldo:
La celebre Goulotte Cheré:
Inizia la salita e quasi subito Manu comincia a dire che il serbatoio delle energie è tutt'altro che pieno...
La consistenza della neve è ottima:
Come al solito, io non avverto assolutamente la quota e sono di ottimo umore:
La traccia sale dritto per dritto e supera abbondantemente i dichiarati 45° di pendenza; molti tratti superano anche i 50°:
In ogni caso, si sale benissimo, la neve è ben gradinata:
I famosi e numerosi seracchi che mettono un pochino di apprensione a chi sale e a chi scende:
Manu è effettivamente poco allenato e sento spesso tirare la corda dietro di me...
Altri tratti a pendenza piuttosto accentuata:
Ci avviciniamo ai giganteschi seracchi che anticipano la spalla del Tacul, dove siamo già transitati esattamente sette anni fa durante la salita del Monte Bianco (m 4.810) per la via dei Trois Mont Blanc:
Continuiamo a salire:
Eccoci al grande seracco prima della spalla, a destra del quale incrociamo una serie di cordate in discesa, con qualche problemino a causa di alcuni alpinisti non propriamente con la A maiuscola...
Pieghiamo a sinistra, superiamo un tratto pendente piuttosto ghiacciato, ma per pochi passi, e sbuchiamo sulla spalla del Tacul, da dove possiamo ammirare la vetta, non lontana:
Manu posa davanti alla parete del Mont Maudit (m 4.468), ammirando il verticale scivolo ghiacciato che avevamo superato anni fa e ripensando alla tragedia capitata pochi giorni fa proprio su quella parete, in seguito al distacco di un seracco:
Ripartiamo, ora sferzati da un vento gelido e forte; estraggo il guscio e mi vesto.
Intanto i miei soci cominciano a commentare negativamente l'aspetto dello scivolo finale di ghiaccio, prima dei pochi metri di roccette che conducono alla croce:
Io non noto nulla di strano e continuo a fotografare, ora rapito dalla parte superiore della Cresta di Peutérey, fino al Monte Bianco di Courmayeur (m 4.765) ed alla cima del Bianco (m 4.810):
Quando ci avviciniamo agli ultimi metri della via, i miei due compari, dispiaciuti, mi dicono che si fermano lì: Manu è stanco e teme di non essere lucido sul ghiaccio che conduce alle ultime roccette, mentre Paolino dice che non si fida del medesimo terreno...
OK, siamo a poche decine di metri dalla croce, ma io vorrei proseguire (come sempre :-D).
O perlomeno tentare: così mi stacco dalla cordata, mi slego e proseguo percorrendo la crestina nevosa di fronte a noi:
Mi volto indietro, guardo la cresta che ho percorso e i miei soci laggiù:
Arrivo agli ultimi metri, dove ci sono i pochi metri ghiacciati: da vicino vedo che sono ben gradinati, ma comunque un po' insidiosi: studioil da farsi... sono a non più di 10-12 metri dalla croce... e chi lo direbbe a casa che sono caduto per 1.000 m dopo essermi slegato dalla cordata per fare 10 metri in più???
OK, per oggi va bene così, il Tacul lo metto in archivio anche così.
Torno dagli altri, si scende:
Chamonix sembra vista dall'aereo, da quassù...
Scendendo, commentiamo la pendenza del percorso, superiore a quanto ci aspettassimo:
Poco dopo facciamo una pausa ristoratrice sul plateau glaciale, quando ormai siamo fuori dal tiro dei sempre pericolosi seracchi che incombono su tutta la parete nord del Tacul.
Ammiriamo l'Arete des Cosmiques e l'Aiguille du Midi:
Manu si trascina sul ghiacciaio:
Alla nostra destra, Grandes Jorasses e Dente del Gigante:
L'Eperon des Cosmiques, dove corre la via Rébuffat un po' meno nota della vicina:
Ed eccoci ora sotto la sud della Midi, dove una cordata è impegnata sulla mitica Rébuffat-Bacquet:
Riprendiamo a salire, mentre a Paolino pulsano le tempie a causa della quota ed il "vecchio Berny" che si lamenta alle mie spalle per il poco allenamento...
Un quadretto niente male:

Attacchiamo la cresta affilata che conduce alla terrazza da cui parte la funivia, facendo soste continue:

Al nostro arrivo veniamo incredibilmente accolti da fragorosi applausi da parte di un nutrito gruppo di turisti giapponesi in visita alla terrazza panoramica della Midi...
Evidentemente siamo i primi alpinisti che vedono da vicino...
I miei soci scendono subito, mentre io, mentre ci sono, approfitto per visitare un po' il museo dell'alpinismo e le varie terrazze:

Quando ci ritroviamo alla partenza della funivia, facciamo ancora un giretto a Chamonix, poi si torna a casa.