sabato 3 novembre 2012

ROCCA SBARUA (m 1.100): Funghi Sacri

Sabato 3 novembre 2012

Io e Paolino l'Alpino

Si torna ad arrampicare, con destinazione Rocca Sbarua (m 1.100).
Nei giorni scorsi il tempo è stato brutto, ma non pensavamo di trovare ancora oggi, dopo due giorni di sole pieno, la neve!
Poca, ma ancora presente qua e là, soprattutto col rischio di colate d'acqua giù per le pareti...
La nostra idea è di salire Funghi Sacri (5c   7L   130 m), via che avevamo già attaccato in passato, ma che non avevamo potuto terminare; anzi, ne avevamo salito solo i primi tre tiri.
Come al solito, arriviamo tra i primi al parcheggio, così troviamo posto comodamente; ci prepariamo, mangio un panino e via, verso lo Sperone Rivero, dove corre la "nostra" via.
Fortunatamente la parete sembra asciutta; il sole è nascosto da qualche nube e dalla foschia, ma non fa molto freddo e fortunatamente non c'è vento. 
Ci leghiamo, attacco io il primo tiro, che la relazione descrive di 4° grado, ma è evidente da subito che la gradazione è errata... 
Infatti, attacco a freddo, ma in ogni caso il 4 non ci sta proprio... subito uno strapiombo da superare con un paio di appigli piuttosto di dita, poi qualche passo delicato, quindi più facile fino alla sosta; almeno un 5a ci sta tutto.

Paolino mi segue e concorda:

Ci alterniamo e Paolino va avanti nel secondo tiro (5b):
La lunghezza è bellissima, la roccia garantisce un ottimo grip:
La sosta a spit: 
Il terzo tiro (5b+) mi vede traversare a destra, per portarmi sotto ad un muro liscio solcato da una provvidenziale fessura, tipica da granito:
 
La chiodatura è sempre ottima, così ne vengo fuori e guadagno la comoda sosta, da dove ci eravamo calati nel nostro tentativo precedente, un paio di anni fa.
Ora invece possiamo proseguire: Paolino attacca il pilastro del quarto tiro (5c), qualche metro a destra della comoda sosta:
Quindi traversa in diagonale a sinistra, su qualche appoggio un po' muschiato, ma in generale si tratta di un'altra bellissima lunghezza:
L'uscita propone una placca liscia, ma ben presto si arriva ad abbrancare una lama, per la quale si raggiunge la sosta, anche questa confortevole:
Quinto tiro (5c): attacco la placca liscia a sinistra di un diedro perfettamente verticale, ottimamente chiodato:

Verso la cima del muro, mi sposto sulla sinistra e mi ribalto al di sopra.
Quindi il passaggio più tecnico, sul filo dello spigolo, da cui mi avventuro in un lungo traverso in diagonale verso sinistra, su appoggi delicati, fino alla salita diritta in verticale che mi porta fuori, su una grande cengia:
La sesta lunghezza (3) è un transitorio, un traverso di una trentina di metri verso destra, per aggirare i grandi tetti che ci sovrastano; il traverso si rivela delicato a causa della roccia bagnata, delle colate di acqua dalla cima: 
Paolino salta una sosta per andare a vedere se ne trova un'altra in una zona più asciutta: trova una file di spit, am non la sosta, quindi si ferma su uno spit.
Quando raggiungo Paolino, proseguo verso l'alto per il settimo ed ultimo tiro (5a), in placca pura, fino alla sommità della struttura:
Facciamo su le corde, mentre in basso la foschia sembra aumentare:
Foto di vetta: 
La discesa a piedi è piuttosto scomoda, come sempre qui in Sbarua...
Suggerisco la calata in doppia.
La discesa ci dà la possibilità di passare sotto all'attacco di una delle vie mitiche presenti su queste pareti, firmata Motti-Grassi:

Torniamo al rifugio, dove non ci fermiamo, e vogliamo uno sguardo alla parete scalata, in parte nascosta dalle nebbie:
  

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