sabato 1 giugno 2013

ROCCA LA MEJA (m 2.831): Canale Nord-Nord-Ovest e Cresta Nord-Ovest

Sabato 1 giugno 2013

Io e Paolino l'Alpino

Si torna all'alpinismo, si torna in alta montagna.
Io e l'Alpino ci troviamo subito d'accordo, una volta saltata l'idea di scalare alla Rocca Provenzale (m 2.402).
Rimaniamo quasi in zona e la scelta cade su Rocca La Meja (m 2.831), che saliremo lungo il Canale N-N-O e la Cresta N-O (45°   PD+   1.165 m).
La partenza è piuttosto alpinistica: la sveglia è puntata alle 4,00 e Paolino passa a prendermi alle 4,30; io purtroppo sono riuscito a dormire solo 3 ore scarse, causa pupo inquieto...
Attraversiamo la Val Maira, svoltiamo a sinistra in direzione del Colle del Preit e posteggiamo dove la strada asfaltata risulta ostruita da una valanga, esattamente sotto il canalone sud-est del Monte Cassorso (m 2.776).
Il nostro obiettivo è già visibile:
Alle 6,50 siamo in marcia, dopo un panino ed armati di imbrago, due corde gemelle da 30 m, due picche a testa, ramponi, bastoncini, casco e vestiti pesanti, anche se so già che non li userò. Non mi piace lesinare sul materiale, per poi trovarmi magari a maledirmi su qualche passaggio insidioso... Anzi, Paolino porta anche martello e chiodi.
Alle spalle di Paolino, l'altopiano della Gardetta ed il rifugio omonimo:
Splende il sole e la temperatura è finalmente alta, 7°C alla partenza; questo non è un bene per le condizioni della neve, ma la voglia di uscire da questo inverno infinito è troppo grande!
Alle mie spalle, il canalone sud-est del Cassorso:
La magnifica Rocca La Meja, di cui intravediamo le impressionanti pale calcaree del versante sud; noi la aggireremo invece a sinistra, passando sotto al versante nord:
Sua maestà il Monviso (m 3.841) fa capolino, come una visione in semitrasparenza:
La traversata sotto i versanti nord degli avancorpi è infinita e la neve è spesso sfondosa e crostosa, insomma una gran faticaccia!
La nostra traccia iniziale:
Aggiriamo un primo sperone roccioso, saliamo...
... quindi torniamo a traversare infiniti pendii di neve sfondosa, residui valanghivi ed accumuli più consistenti, mentre il sole comincia a riscaldare di brutto:
Oltretutto, chi ha esperienza potrà confermare che camminare ramponi ai piedi a mezzacosta lungo un pendio inclinato non è per nulla confortevole per le caviglie...
Finalmente il traverso finisce, mi fermo a spalmarmi la crema solare ed a bere coca cola, poi saliamo diritti fino al colle da cui vedremo presumibilmente il nostro obiettivo, il Canale Nord-Nord-Ovest:
Salendo il pendio, avverto alle mie spalle la presenza magnetica del Re di Pietra:
Quando raggiungiamo il pianoro soprastante, di fronte a noi è chiara la direzione da seguire, verso l'evidente imbocco del canale; il canalino non si vede, essendo in buona parte incassato tra le rocce e molto stretto:
La faticosa risalita del conoide alla base del canale, sotto un sole spietato e su neve sfondosa:
Entriamo finalmente nel canale, all'ombra.
Le condizioni della neve sono ottime e ringraziamo chi ci ha preceduti nei giorni scorsi, tracciando la salita a tratti con veri e propri gradini:
Quasi subito Paolino decide di inciamparsi con i ramponi nelle ghette e lo vedo riversarsi all'indietro e cadere senza gloria nella neve, fermandosi subito...
Dopo una bella risata ripartiamo verso l'alto:
L'ambiente è magnifico e la pendenza aumenta, così decidiamo di estrarre le due piccozze:
Alle nostre spalle un quadro grandioso: in basso l'incassato imbocco del canale, al centro il Lago della Meja (m 2.455) e in alto il Monviso:
Eccoci quasi alla deviazione a sinistra verso il canalino N-N-O, passo avanti io:
Eccolo, è lui senza dubbio, bello incassato e con la caratteristica roccia in mezzo:
Mi avvio all'imbocco del canalino incassato:
Ormai ci divertiamo come pazzi, sono sorpreso nel non sentire la fatica, nonostante lo scarso allenamento di quest'anno.
Paolino dietro di me:
La traccia perfettamente segnata, una scalinata:
Facciamo foto a manetta:
Eccomi mentre sto per raggiungere l'uscita dal canale:
Il sole ci investe:
Il canale è ormai alle nostre spalle, ci aspetta un ripido muro innevato:
Davanti a noi il lungo pendio con tratti a 50°, fortunatamente ben tracciato e in ogni caso con perfetta consistenza della neve a garantire sicurezza:
Saliamo sempre di più, in direzione della Cresta Nord-Ovest:
La lunga traccia che ci lasciamo alle spalle:
La giornata è radiosa, procediamo spediti:
Eccoci finalmente in cresta: svoltiamo a sinistra in direzione dell'anticima, incontrando tratti di roccia...
... alternati a delicati traversi, facili ma molto molto esposti:
Continuiamo a salire:
Ancora traversi delicati:
Raggiunta una sella, facciamo una pausa per ricaricare le batterie, mangio un po' di cioccolato e sorseggio coca; Paolino fa lo stesso:
Riprendiamo, di fronte a noi abbiamo quella che sarà la parte più impegnativa della salita: tratti di arrampicata  molto esposti di III grado da affrontare con ramponi ai piedi e sulla roccia della Meja non sempre solida:
Tocca a me:

Le corde restano nello zaino, poniamo la massima attenzione e avanti: lassù, a destra, si vede la croce di vetta!
Sotto di noi, la nostra traccia si snoda lunghissima e si perde in basso:
L'ultimo passaggio esposto è una sottile lama di cresta nevosa:

Alla nostra destra, le placche del versante sud, grandiose, sormontate dalla cresta nevosa sommitale, che ci condurrà in vetta:
Un ultimo sguardo indietro, poi via in cima:
L'aerea cresta sommitale, il ricordo va alla Rochefort al Bianco:
Seguo a ruota:
Felicità:
Sono le 11,10, dopo 4h 20' siamo in cima:
Il gruppo dell'Argentera (m 3.297), con l'evidente Canalone di Lourousa:
Da sinistra, l'Oronaye (m 3.100) ed il Brec de Chambeyron (m 3.389):
Autoscatti celebrativi in vetta:

Dopo una sosta di 45', scendiamo lungo la parete sud, chiudendo un magnifico anello:
Prima, un ultimo sguardo al Monviso (m 3.841) al di là delle cornici nevose davanti a noi...
e un ultimo scatto:
Ci avviamo verso il canalino sud-est, che scenderemo senza calate, non avendo trovato gli ancoraggi (forse sepolti dalla neve), peraltro inutili, con queste condizioni ottime:
Imbocco il canalino:
Paolino mi precede:
Si scende bene, sfondando il giusto:
All'uscita del canalino, svoltiamo a destra e scendiamo a reperire la cengia diagonale della via Normale:
La neve presente in grossi accumuli rende piuttosto faticosa la progressione, dove la pendenza diminuisce; eccoci sotto le impressionanti placche della parete sud:

Abbiamo arrampicato qui un paio di anni fa, ma ci eravamo fermati alla grande cengia: da qui in su le vie sono veramente dure, per noi:

Scendiamo con fatica e sprofondando ogni tre passi, com'era prevedibile...
Per preservare l'integrità del mio ginocchio destro, decido di tenere i ramponi: non sarebbero strettamente necessari, ma in questo modo evito continue scivolate del piede con conseguente sollecitazione dei tendini del ginocchio; anche nei tratti inerbiti mi trovo bene, alternati alla neve.
Più avanti transitiamo al cospetto dell'incredibile pala verticale che caratterizza l'estrema sinistra del versante sud della Meja, veramente vertiginosa:
Mentre sopraggiungono provvidenziali nuvole a dar respiro alla mia pelle non ancora abituata ai raggi del sole (data la stagione fin qui decisamente avara di sole...), abbiamo completato il periplo attorno alla montagna:
Il ritorno all'auto verso le 15,00 ci permette di rifocillarci, ma ci riserva una brutta sorpresa: una marmotta ha rosicchiato il manicotto che alimenta il dispositivo ABS della macchina dell'Alpino! Torniamo a casa senza problemi, ma il giorno il meccanico individuerà senza dubbi il colpevole...

1 commento:

marmotta affamata ha detto...

ancora manicotti-manicaretti!!!