sabato 2 novembre 2013

ROCCA delle VISIONI (m 1.000): 626 El Culto a la Vida

Sabato 2 novembre 2013

Io e Paolino l'Alpino

Si torna in parete con l'Alpino!
Dopo alcune settimane occupate da battesimi, lavoro e la nuova occupazione di papà, ci si ritrova per una scalata dal sapore tipicamente autunnale; il meteo non è buono, così abbiamo due alternative: rimanere nel sicuro del Bracco, oppure salire un pochino più a nord (nonostante il meteo) e tentare qualcos'altro, per cambiare aria.
Tentiamo la seconda: partiamo poco dopo le 7,00 e ci dirigiamo verso Pinasca e poi verso il Vallone del Grandubbione.
L'obiettivo è la via 626 El Culto a la Vida (6a+/A0   12L   250 m).
Imbocchiamo il sentiero del Visch sotto un cielo plumbeo e molta umidità in giro... speriamo bene...
Risaliamo il lungo tratto attrezzato con corde fisse, quindi scolliniamo e ridiscendiamo a fianco della struttura che scaleremo.
Siamo già stati qui nel 2009, quando ci eravamo avvicinati seguendo indicazioni demenziali che suggerivano di parcheggiare al Crò e che costringevano ad una marcia lunghissima e scomoda, fuori sentiero...
Inoltre avevamo evitato l'avancorpo e quindi i primi 4 tiri della via: ora siamo decisi a completare l'opera, oltre a ripercorrere i tiri già saliti allora, sicuramente molto divertenti e vari, su roccia fantastica e con chiodatura super-plaisir.
Incontri nel bosco, di stagione:
Ambiente incantato, con la parete che incombe su di noi, poco prima di raggiungere l'attacco della via, dopo circa 40' di cammino:
La parete è subito bella verticale; ci prepariamo, attacco io la prima lunghezza (5c):
Subito molto divertente:
Raggiungo la comoda nicchia di sosta, dopo un bello strapiombo ben appigliato, a causa del quale però non vedo il socio salire...
In compenso il panorama dei colori autunnali è bellissimo:
Ci alterniamo: Paolino sale il secondo tiro (6a), senza problemi, in traverso verso sinistra, fino a dove si sale con un singolo passo piuttosto ostico:
Lo salgo a mia volta, qui sono poco prima del passaggio, un breve passo di forza, dovendo tenere la presa sinistra per alzarsi ad afferrare una buona lama con la destra:
Terzo tiro (5c/6a): anche qui si tratta di singoli passi: quello iniziale non è facile, con un ristabilimento mi porto a rinviare il secondo spit, poi lungo una fessura raggiungo il diedro.
Lo attacco e, uscendo, affronto la placca sulla faccia sinistra del diedro, con un paio di passi aleatori ed un'uscita un po' antipatica a causa di un cespuglio che impedisce di vedere bene dove appoggiare il piede sinistro...
Una volta issatomi al di sopra, le difficoltà si abbattono: Paolino giù in sosta, appeso nel vuoto:
Raggiunta la comodissima sosta su cengia, ci rimane il quarto ed ultimo tiro (6a+) dell'avancorpo: Paolino prova a salirlo in diversi modi, ma non ce la fa, così azzeriamo entrambi il passo e percorriamo le belle e facili placche soprastanti, verso destra in diagonale:
Ora di fronte a noi si erge la seconda parte della via, la struttura più spettacolare:
E' la parte di via che avevamo salito qualche anno fa e che ricordo come molto divertente.
La quinta lunghezza (5a) tocca a me: bella placca in diagonale verso destra:
Doppio lo spigolo e risalgo verso sinistra, fino alla sella con comoda sosta:
Sesto tiro (4c): in traverso facile a sinistra, poi diritto lungo uno splendido spigolo, fino a portarsi alla base del tiro più bello:
Salgo a mia volta:
Ci siamo, la settima lunghezza (5c) è veramente magnifica, una fessura verticale che più in alto diventa un camino, da affrontare in opposizione, su roccia da urlo e con chiodatura super-plaisir (caratteristica di tutta la via, da cui il nome...):
Relax e divertimento:
Per la lotta con l'alpe, che pure io amo alla follia, ci sarà spazio un altro giorno...
Paolino sale a sua volta:
Brevissimo trasferimento, poi ottavo tiro (5b), un muro verticale su buone tacchette, che contribuisce a fare della via una salita bella e decisamente varia:
Nona lunghezza (5b): una prima placca più appoggiata, poi una serie di risalti ed un breve strapiombo ben appigliato, fino ad uscire in cengia, dove trovo al sosta:
Il decimo tiro (5c) lo ricordiamo bene, caratteristico traverso orizzontale in piena esposizione, poi diedro da salire su buone prese e roccia che si mantiene fantastica:
Impegnato da secondo:
Qui la memoria ci tradisce: convinti che la via finisca, facciamo su le corde e togliamo le scarpette, convinti di raggiungere la cima per facili rocce rotte...
Invece... poco dopo ci troviamo di fronte ad un tiro verticale, seppur non difficile (4a): ci rileghiamo e procediamo in conserva protetta lunga:
Esco dal risalto, percorro la cresta rotta che mi separa dal castello sommitale:

Salgo praticamente in solo il muro finale (5a), sotto la croce di vetta, breve ma estetico, e poco dopo eccoci riuniti alla croce sommitale:
Concludiamo la giornata scendendo prima verso il Visch, poi rimanendo in cresta, chiudendo un bell'anello escursionistico che ci riporta all'auto.

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