domenica 8 giugno 2014

PUNTA OSTANETTA (m 2.375): Via della Fessura

Domenica 8 giugno 2014
Io e Simone

Ancora una mezza giornata sgraffignata.
Stavolta il meteo previsto è splendido, condito dalla prima grande ondata di caldo in stagione, con zero termico oltre 4.000 m!
Mi accompagna Simone in questa ennesima avventura verticale, che nasce sotto il segno di una promessa non mantenuta: "cerco di tornare nel primissimo pomeriggio, magari addirittura per un pranzo a tarda ora!".
Partenza alle ore 5,30 con destinazione Punta Ostanetta (m 2.375), la cui parete nord-ovest costringe spesso l'arrampicatore a battere i denti anche in piena estate.
E' il giorno giusto, date le condizioni; speriamo non ci sia troppa neve tra i piedi, visto che quest'anno non ci è ancora andato nessuno...
L'obiettivo è la Via della Fessura (5c   TD-   9L   230 m). una via di Fiorenzo Michelin che tutti dicono essere splendida.
Parcheggiamo lungo la strada sterrata (e molto dissestata... quasi quasi consiglio di andare a piedi, si impiega poco tempo in più e si fanno meno danni all'auto!) che sale da Rucas verso la vecchia cava abbandonata.
Ci prepariamo e seguiamo il sentiero, quasi a mezzacosta, che ci conduce in mezz'ora in vista della parete:
C'è ancora un po' neve alla base della parete, che resta quasi sempre in ombra: speriamo sia della consistenza giusta per farci salire; io nel dubbio ho portato nello zaino dei microramponcini per l'eventuale nevaio ghiacciato, non si sa mai... al limite li lascio alla base della parete, da cui scenderemo in doppia.
Salendo e gradinando un po' con la punta degli scarponi la neve, guadagniamo l'attacco della via:
La roccia è un granito perfetto, di grande qualità.
In giro solo un'altra cordata, che però si dirige a destra, verso la Via delle Clessidre.
Ci leghiamo, io andrò avanti e Simone tirerà qualche lunghezza, quelle che vorrà.
Il primo tiro (5b) attacca subito piuttosto deciso, a freddo: un muro verticale a tacchette...
...conduce poco sopra all'inizio di uno spettacolare diedro, prima accennato, poi sempre più marcato:
E' assolutamente necessario integrare un po' la chiodatura di Michelin: chiodatura intelligente come sempre, ma certo mai un chiodo di troppo; giusto così, specialmente qui, dove si integra alla grande:
Piazzo un paio di nuts medi nella fessura sul fondo del diedro, poi mi innalzo in verticale, fino alla comoda sosta su pulpito aereo, da cui recupero Simone:

La sosta:
La seconda lunghezza (5c) presenta una placca iniziale verticale:
cui segue un traverso a destra piuttosto delicato, ma ben protetto:
Segue una magnifica placca, un muro verticale con qualche passo in aderenza, quindi una serie di risalti più facili fino al comodo terrazzino di sosta:
Il compagno mi raggiunge, mentre una cordata da due ha raggiunto la parete ed attacca la nostra stessa via:
Il terzo tiro (5b) sarà il più divertente dell'intera salita:
Due fessure parallele incidono la parete di granito ed inizio la lunghissima dulfer, fantastica, protetta da pochi spit, ma messi nei punti giusti:
Infatti, nonostante l'intenzione di integrare con qualche protezione veloce, in realtà i movimenti della scalata portano a non interrompere il movimento, se non all'altezza degli spit presenti:
Come suggerito dalla relazione, raggiungo la sosta e proseguo, concatenando il quarto tiro (5c):
Un muretto iniziale, quindi placche verticali, fin sotto la sosta:
Un passo un po' aleatorio verso sinistra mi fa uscire dal diedro che va verso verso destra e, con un ultimo passo verticale, raggiungo la sosta:
Simone mi raggiunge:

Cambio della guardia, Simone passa avanti per la quinta lunghezza (4b), prima in placca, poi lungo uno speroncino che ci condurrà alla base del tiro-chiave, la fessura che dà il nome alla via:
Intanto stanno per raggiungerci i due climbers della cordata che segue: è addirittura il chiodatore della via, Fiorenzo Michelin, che sta salendo la via per dare una ripulita e rivedere qualche spit!
Raggiungo Simone all'aerea sosta:
Ed eccola la famosa fessura (5c), che sale verso un diedro su in alto:
La affronto deciso, in parte in dulfer, in parte con i piedi in placca a sinistra:

Il diedro in alto viene percorso in placca, sulla faccia destra del diedro, dove incontro addirittura una sorta di opera ingegneristica eseguita dall'apritore, per tenere ferma una lastra rocciosa pericolante.
Salgo rapidamente, sia perchè per me si fa tardi, sia per non far aspettare i nuovi amici in sosta, tiracchiando anche un rinvio, raggiungo la sosta e recupero il socio:
La settima lunghezza (5c) propone uno strapiombo in partenza, protetto da uno spit:
Attacco in spaccata, cercando di alzare i piedi il più possibile, poi esco a destra con un passaggio molto faticoso, fortunatamente trovando un chiodo azzurro in alto:
Uscito dal tetto, percorro uno speroncino sulla sinistra, poi una placca più appoggiata ed una serie di risalti non difficili, fino alla sosta al di sopra di unultimo passo delicato in aderenza, con un tiraggio di corde non indifferente, per la verità.
Recupero l'amico, seguito a sua volta dal mitico Michelin:
Posso notare alcuni dettagli appesi al suo imbrago, tra cui la mitica boccetta con vernice azzurra!
Ottavo tiro (4c): Simone sale la placca che segue, poi una serie di risalti, fino a sostare in cengia, alla base di un diedro verticale giallastro:
E' la nona ed ultima lunghezza (5c), molto atletica e particolare:
Il primo diedro non è chiodato, quindi per salvare l'astragalo da un possibile volo riesco a piazzare un buon nut nella fessura che incide il fondo del diedro:
I movimenti che seguono sfociano nella lotta pura...
Ai giorni nostri ed alle nostre latitudini non siamo più molto avvezzi ai camini e nel mio caso questo è verissimo.
Mi infilo nel camino, rinvio uno spit che presto mi ritrovo sotto i piedi, poi annaspo per lunghi minuti senza capire come sia meglio uscirne...
Alla fine riesco a trovare un appoggio sullo spigolino a sinistra e ad alzarmi in spaccata, dopo aver posizionato un friend medio per supporto più psicologico che pratico...
Segue un altro strapiombo, con un proverbiale spit in uscita, da cui esco su una placca che mi conduce al terrazzo di sosta, dove termina la via:
La sosta finale, da cui inizieremo le calate a corda doppia:
Intanto un po' di nebbia è giunta, caratteristica della zona, dove anzi in genere è molto più presente; il Frioland (m 2.738):
La nebbia si "buca" quasi subito e torniamo a scorgere la base della parete:
Frattanto anche Simone raggiunge la cima:
Quando siamo tutti riuniti in cima, iniziamo le calate, io per primo, seguito da Michelin:

Con cinque calate riguadagniamo la base della parete:




Ora la parete nord è in pieno sole, immagine rara per il pomeriggio, da queste parti:
Il tracciato della via scalata:

2 commenti:

SIMONE ha detto...

Mezza giornata?

DANI ha detto...

Ah ah ah!!!
Diciamo una mezza giornata... bundusa...