sabato 10 ottobre 2015

BEC RATY (m 2.380): Via del Quarantesimo

Sabato 10 ottobre 2015
Io e Paolino l'Alpino

Bellissima giornata su una parete che ben conosciamo (sarà la sesta volta che scalo qui!), dove è appena stata aperta una nuova via che sta riscuotendo un successo clamoroso, come frequentazione: è la Via del Quarantesimo (6a+   11L   410 m) al Bec Raty (m 2.380), in Val di Champorcher.
Devo rientrare presto, quindi non partiamo tardi: alle 6,00 passo a prendere l'Alpino e via verso l'autostrada.
Sosta a Scarmagno per colazione, poi imbocco la Val di Champorcher e risalgo fino al suo capoluogo, dove svoltiamo verso il Bec Raty: qui già mi agito, perchè davanti a noi un'altra auto sta risalendo lo stradino... azz, qua ci ciullano la via!
Fortunatamente invece posteggiano quasi subito, noi proseguiamo lungo lo sterrato ed andiamo a parcheggiare oltre lo sperone centrale della montagna, calcolando di scendere poi lungo i pendii sud-ovest.
Sono le 8,30.
Le nuvole mattutine che ci hanno accompagnato fin qui si stanno diradando, come previsto, anche se quando scendiamo dall'auto il termometro segna 4°C...
Ci prepariamo e scendiamo un pochino lungo la strada, per portarci sotto all'evidente sperone centrale del Bec Raty:
Lo schema della via (tratto da www.gulliver.it), molto ben fatto:
L'avvicinamento è brevissimo, meno di 10 minuti ed eccoci qua:
Ci leghiamo e verso le 9,00 inizia la scalata; Paolino apre le danze lungo i risalti del primo tiro (5):

La roccia è un serpentino che non sempre mi ha lasciato entusiasta su questa parete, ma che dal punto di vista del grip oggi mi lascerà pienamente soddisfatto.
Il secondo tiro (5) presenta un breve risalto iniziale, cui segue un trasferimento di una ventina di metri, per andare a scalare la parete quasi verticale seguente:
Trovo la sosta in una nicchia; Paolino segue a ruota:
La terza lunghezza (4+) presenta una placca iniziale lavorata, poi una serie di risalti facili:
Le soste sono tutte collegate ed attrezzate per calata:
Dalla sosta, lo sguardo spazia verso la parte alta della valle, con i colori autunnali che la fanno da padrone:
Salgo il quarto tiro (5): una bella placca fessurata che percorro in diagonale verso sinistra:

Poi salgo un bel muro più verticale, dove la roccia pare cambiare e dove rinvio un paio di buoni chiodi:

La quinta lunghezza (4) tocca a Paolino: la placca di un diedrino, poi una serie di risalti facili, fino alla comoda sosta:
Proseguiamo lungo lo sperone, verso il cielo azzurro che fa capolino oltre l'aguzza vetta:
Ora salgo il sesto tiro (5+): attacco una parete verticale, con un breve passo delicato in diagonale verso sinistra, uscendo dalla fredda roccia all'ombra, per raggiungere una cengia:
Oltre la cengia mi trovo di fronte una splendida placca verticale, solcata da metà in su da una grande fessura:
Proseguo in alto, diritto, dopo la fessura affronto un tratto leggermente aggettante ma ricco di buone prese; qui la chiodatura a spit si fa rada, anche se le possibilità di integrare con friend medio-piccoli sarebbero molteplici:
Io li porto a spasso all'imbrago, ma coma al solito li uso poco o nulla...
Raggiungo infine la sosta dopo un tiro lungo più di 40 m.
La settima lunghezza (4+) è di raccordo, salendo un diedro facile, poi altri risalti successivi, fino ad una splendida sella di sosta:

L'ottavo tiro (5) invece è splendido, anzi per la verità da qui in avanti i tiri saranno tutti bellissimi.
Già solo il colpo d'occhio, le forme ed i colori della roccia sono di quelli che invogliano la scalata e fanno prudere le dita:
Attacco il diedro con decisione, lo salgo in opposizione senza difficoltà, poi in alto ho un dubbio: proseguire lungo il diedro (dove non vedo spit o chiodi) oppure traversare a sinistra, dove vedo l'occhiello di un chiodo?
Scelgo la seconda ipotesi, anche perchè l'uscita diretta mi sembrava un po' disturbata da vegetazione, mentre a sinistra trovo un elegante strapiombo rosso, che aggiro a sinistra, rinviando uno dei due chiodi di una vecchia sosta, per poi scalare un muro abbastanza delicato e sprotetto, che mi conduce ad un largo terrazzo di sosta.
Paolino maledice un po' l'ultimo muro da scalare, poi mi raggiunge.
Le molte cordate che intanto abbiamo via via visto arrivare ad attaccare la via sono dietro, quasi tutte molto indietro.
Nono tiro (5): Paolino sale direttamente lo spigolo che sormonta la sosta, poi traversa a destra e supera una serie di placche, muretti e diedrini, fino a raggiungere la grande cengia erbosa:
Qui giunto, eccomi di fronte una parete spettacolare, quella che dà il senso all'intera via, anche se la linea nel complesso è logica ed ha una sua piena giustificazione.
Ma qui siamo al top, la decima lunghezza (6a+), che tra l'altro ha la particolarità di presentare una variante leggermente più difficile (6b), ma protetta a chiodi, almeno in partenza, mentre a sinistra brillano gli spit:
La roccia è magnifica, come colori e come grip; devo dire che oggi il serpentino ha guadagnato punti, nella mia scala di valori!
Attacco i primi risalti, poi la parete inizia subito a strapiombare:
La fatica si fa sentire presto sugli avambracci, ma l'entusiasmo prevale:
Supero il tratto chiave con un lancio sul braccio sinistro, che sto per mollare ma che tengo, poi mi ristabilisco:
Anche se il passo chiave è alle mie spalle, il tiro è ancora lungo e molto divertente, con una serie di diedri e muri verticali da superare in rapida sequenza senza soluzione di continuità:
Raggiungo il terrazzino di sosta con un braccio bello brasato, ma molto divertito!
Paolino mi segue, mentre io già studio ed individuo dove correrà l'ultimo tiro.
Quando il socio mi raggiunge lamenta un crampetto ad una mano, ma decide di stare davanti comunque per l'undicesima ed ultima lunghezza di corda (5), un'estetica ed elegante sequenza di diedri verticali e pareti fessurate:

Dopo un altro tiro molto bello, raggiungiamo la cima della parete, dove trovo subito una bella placca da svacco al sole:
Sono le 13,00.
Autoscatto celebrativo, poi relax, telefonata a casa e spuntino:
Poco prima delle 14 iniziamo a scendere, passando vicino al Lago Raty:
Percorriamo a mezza costa il versante nord del monte, per ricongiungerci al sentiero che scollinerà sul lato sud-ovest, verso il rifugio Dondena:
Un secondo lago più in basso richiama la nostra attenzione, bellissimo:
L'autunno si presta alla grande alla contemplazione ed alla fotografia, non c'è che dire:
Dopo un giro abbastanza largo, guadagniamo la strada sterrata decisamente a monte dello sperone che abbiamo scalato e che ora possiamo ammirare di profilo:
Poco dopo ecco la mia auto, via verso casa, progettando già le prossime avventure!

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