mercoledì 25 gennaio 2017

PARETE SAN PAOLO (m 184): Cengia Rossa

Martedì 25 gennaio 2017
Io e Simone

Ennesima giornata folle, folle davvero.
Ennesimo compagno così folle da partecipare all'ennesima giornata folle!
Devo sbrigare un lavoro di un'ora e mezza a... Bolzano!
Ok, programma presto fatto: Simone viene con me, partiamo alle 4,20 e via.
Dopo il lavoretto, via verso le pareti calcaree di Arco (TN) per un'arrampicata invernale al sole!
Verso mezzogiorno siamo ad Arco, splende il sole:
Mangiamo qualcosa alla veloce, poi eccoci al parcheggio che ben conosco della Pizzeria La Lanterna, proprio sotto la Parete San Paolo (m 184):
Fa freschino, essendo il 25 gennaio, ma sopportabile.
In parete vediamo impegnata un'altra cordata, nel settore destro (nord) della parete, mentre noi saliremo a sinistra la relativamente nuova via Cengia Rossa (6a   7L   185 m).
L'avvicinamento è breve, una decina di minuti:
Ci prepariamo e parto io per il primo tiro (6a):
La parete si raddrizza subito e dopo le prime placche facili affronto un pilastrino verticale, con un passaggio duro (6a) in uscita verso destra:
Con un piccolo aiutino, supero il passo e guadagno il piccolo terrazzino di sosta, da dove posso recuperare l'amico:
Il secondo tiro (5b) è a mio parere il più bello della via:
Un diedro verticale solcato da una fessura nel fondo, da salire in parte in opposizione, in parte in dulfer, bellissimo:
L'uscita è verso sinistra, dove una breve cengia conduce al comodo, assolato, aereo ed assolato terrazzino di sosta (su un solo spit, non integrabile, però...).
Mi raggiunge Simone, alle cui spalle si vede il parcheggio alla pizzeria e la mia auto:
Resto davanti anche per la terza lunghezza (6a), che propone subito qualche passo ostico poco sopra la sosta:

Dopo una mungitina, mi isso al di sopra, poi affronto un tratto in diagonale a sinistra per nulla facile e chiodato molto lungo:
Segue una serie di muri molto divertenti, verticali e caratterizzati da bei buconi:
Un tratto facile mi conduce in sosta sulla grande cengia mediana.
Quarto tiro (6a): salgo una prima parete con un passo strapiombante, ma ben appigliato:
Dopo un bel passaggio in dulfer, esco su un'altra cengia e qui si fa dura, in quanto la prima parte della parete seguente (molto bella) è incredibilmente lisciata:
Mi arrangio trafficando anche col Panic e la salgo, poi più in alto mi diverto molto, così come Simone poco dopo:
Resta sempre quel senso di trovarsi "fuori casa", su questa roccia, che non mi dà la solita fiducia e che quindi mi ha portato a qualche gesto (resting e un paio di munte al rinvio), ma va bene così.
La quinta lunghezza, mentre l'orologio corre impietoso e noi siamo già in ombra da un pezzo, manda avanti Simone:
Un tratto facile, poi un muretto verticale con un tettino (IV), quindi la cengia con la sosta, dove arrivo anch'io:

Siamo quasi all'imbrunire, mancano 2 tiri di 5b, il primo dei quali propone passi delicati con primo spit molto alto a sinistra.
Se non vogliamo fare notte qui (con il sentiero di discesa da cercare, senza pile frontali), propongo di uscire per l'ultimo tiro della via Sabina (salita un paio di anni fa), che riconosco passare pochi metri a sinistra.
Ok, facciamo così: traverso a sinistra una ventina di metri, senza difficoltà, seguito da Simone:
Ormai resta solo una mezz'oretta prima che faccia buio: attacco lo strapiombo e poi la parete sopra di noi (5c), con un diagonale a destra (chiodatura molto distanziata), poi salendo dritto ad un albero, quindi per una lunga serie di rampe in placca, diedri e risalti, rinviando clessidre:
Simone mi raggiunge sulla grande cengia rossa (che dà il nome alla via), abbastanza stanco:
Percorriamo poi la cengia (molto esposta) verso destra: rinunciamo alla discesa verso sud, in quanto al buio è meglio cercare di seguire quella più lunga verso nord, che ho già percorso almeno due volte in passato, senza andarci a cercare rogne...
Scendiamo al buio, senza problemi, fino al ristorante dove ho la macchina; sono le 18,15 e chiediamo se ci può fare un piatto di pasta, prima delle 4 ore di auto verso casa.
Ottima scelta!

sabato 21 gennaio 2017

ROCCA PROVENZALE (m 2.402): Spigolo di Gaia

Sabato 21 gennaio 2017
Io e Stefano

Una giornata un po' folle, lo ammetto.
Non certo la prima, non certo l'ultima...
L'idea si fa strada nei due giorni precedenti: il meteo è bello, anche se freddo; le condizioni della parete sembrano buone, anche l'avvicinamento sembra ok, a giudicare dalla webcam.
Ovviamente stiamo parlando della Rocca Provenzale (m 2.402) e ovviamente sto parlando con Stefano.
Propongo di tentare la salita di Spigolo di Gaia (5c   TD-   5L   200 m), via che ho scalato a giugno e che mi era molto piaciuta.
Le giornate sono brevi, non si può tardare più di tanto, anche perchè prima di tutto la parete è esposta ad est, poi fa buio presto.
D'altro canto le temperature ora sono quelle vere di gennaio, è finito il falso inverno che ci ha accompagnati fino a fine anno con clima mite... Con il freddo intenso occorre attendere che il sole salga e scaldi un po' la roccia.
Le previsioni dicono zero termico a 1.000 - 1.200 m nelle ore centrali.
Al parcheggio, presso il Rifugio Campo Base, sono le 9,00 e la temperatura è -8,5°C:
La vista sulla montagna è splendida, c'è il sole e speriamo riesca a riscaldare un po' le nostre ossa e soprattutto la roccia:
L'avvicinamento però è decisamente meno agevole del previsto, a causa del ghiaccio che la fa da padrone e rende insidiosi tratti che da lontano apparivano tranquilli... La strada asfaltata per esempio (che noi dobbiamo solo attraversare, essendo sbucati per via diretta dalla boscaglia) è un'incredibile lastrone di ghiaccio purissimo... impossibile stare in piedi.
Poi risaliamo pendii a tratti innevati (anche qui spesso con ghiaccio), a tratti in erba letteralmente ghiacciata, piuttosto infida.
Comunque nulla di trascendentale... impieghiamo un'ora, ma eccoci in vista della parete, che sembra bella asciutta e pulita:
Raggiungiamo l'attacco poco dopo le 10.
Ci prepariamo, attacco io il primo tiro, vestito di tutto punto e fin qui con i guanti.
Il primo tiro è dato di IV+: salgo con le mani presto fredde e un po' insensibili, causa un fastidioso venticello che ci risparmieremmo volentieri:
Dopo un passaggio piuttosto ostico (perlomeno in queste condizioni), che non ricordavo tale, raggiungo la prima sosta, dopo aver lasciato gli scarponi a qualche metro da terra per evitare di bagnare le scarpette.
Ok Stefano, tocca a te!
Stefano sale a sua volta e conferma le mie difficoltà su un tratto medio-alto del tiro, poi ci riuniamo alla comoda sosta:
Proseguiamo a comando alternato, il secondo tiro (5a) presenta una bella successione di placche lavorate piuttosto verticali, con roccia spettacolare:
Confermo senz'altro il mio giudizio sulla chiodatura, decisamente ariosa, insomma vietato volare:
Salendo, la temperatura sembra migliorare un pochino, ma il secondo inizia sempre il tiro con le mani belle fredde. Eccomi su L2:
La terza lunghezza (5c) è splendida: salgo in diagonale verso sinistra per una quindicina di metri, poi la parete si raddrizza di brutto e offre bei muri da salire dritto per dritto, fino al tettino che vinco uscendo leggermente verso sinistra, per guadagnare la rampa inclinata che sostiene la sosta:
Stefano raggiunge la rampa finale, dove lo aspetto in sosta:

Quarto tiro (5c, in realtà se si sale dritti allo spit è più duro): traverso alla base della parete che sbarra la rampa, poi si sale in placca: sia Stefano che io più tardi supereremo il passaggio un po' sulla destra, usando il diedro, per poi tornare a sinistra verso il secondo spit:
Stefano sale il tiro (lunghissimo, 50 metri) con l'ultimo sole, nonostante siano solo le 14:
La parete infatti è esposta ad est e purtroppo ecco l'ombra che prevale... risultato: io salirò il tiro con le mani insensibili:
Sopra di noi l'ultima lunghezza (5c, anche questo bello sostenuto...), in ombra:
La tentazione sarebbe di scendere e tornare al caldo, ma manca solo un tiro e so che non è lungo.
Ok, si va!
Salgo velocemente i primi metri più articolati, poi imbocco la stretta rampa verso sinistra, che mi conduce sotto il pronunciato strapiombo, che supero dopo un primo ristabilimento, ribaltandomi su con il piede sinistro, per salire poi l'ultimo strapiombo, più ostico di quanto non sembri:
Sono nuovamente in cima alla via e recupero l'amico:
Che dire, se non che ho trovato un simpatico pazzo come me!
Autoscatto, poi via in doppia: una prima calata breve, in parte nel vuoto, ci riporta a S4; poi altre due calate lunghe fino a S2:
Un'ultima calata in doppia ci deposita giusti giusti (60 m) alla base della parete, senza intoppi.
Ambiente magnifico:
Scendiamo rapidi (stasera ho una cena a Torino con vecchi compagni di università), per quanto possibile sul ghiaccio.
La traversata della strada, in fondo, richiede l'uso delle terga:
Si chiude un'altra giornata grandiosa tra i monti, in totale solitudine.
Al ritorno all'auto la temperatura è -7°C...
Ok, lo ammetto: verso mezzanotte, di ritorno dalla cena, mi sale la febbre...

mercoledì 4 gennaio 2017

ROCCA SBARUA (m 1.400): Angiolina Ritorna + Tupac Amaru

Mercoledì 4 gennaio 2017
Io e Simone

Un'altra bella giornata in Sbarua.
L'idea è di ripetere una bella combinazione che ho percorso anni fa e che mi era molto piaciuta: Angiolina Ritorna (5+   4L   100 m) + Tupac Amaru (5c+   7L   200 m), che ci porterà in cima alla Sbarua, in vetta al Monte Freidour (m 1.445).
Partenza 7,20, colazione strada facendo e ancora al parcheggio basso, causa lavori forestali lungo la strada per Dairino.
Avvicinamento con calma, nessuno in giro: fantastico.
Eccoci all'attacco della via, alle 10,30:
Salgo la prima lunghezza (5), salti, placche, un tettino e un traverso in diagonale a sinistra:
La via è super-chiodata, ascellare.
Simone parte a sua volta:
Prosegue per il secondo tiro (4+), un muretto seguito da balze rocciose interessanti, fino in cima ad un pilastro:
La roccia è bellissima, ottimo grip, la temperatura incredibilmente calda:
Simone resta davanti per la terza lunghezza (5): una breve discesa dalla cima del pilastro, seguita da una bella successione di placche:
In seguito, un diagonale a sinistra, poi una serie di risalti e diedri verticali:
Molto divertente:
La quarta lunghezza (5+) si apre con un diedro verticale fessurato, molto divertente:

Dopo la dulfer, segue una serie di muri verticali, fino all'uscita in cima al Torrione Pacciani:
La via proseguirà sul Torrione Rubinetto:
L'uscita da Angiolina:
Percorriamo il raccordo tra le due vie tenendo le scarpette ai piedi, scelta discutibile, visto che ravaneremo anche qualche minuto...
L'attacco della via:
Salgo il primo tiro (5), un antipatico scivolo povero di appigli e appoggi e reso insidioso dalla roccia scivolosa e dalle scarpette sporche...
Dopo il primo salto la roccia migliora e presenta un leggero diagonale a sinistra, poi diritto in sosta; Simone poco dopo:
La seconda lunghezza (4+), in diagonale a sinistra, scavallando un risalto:
Per poi raggiungere la sosta in placca:
Il terzo tiro (5c+) presenta il passo chiave: una bellissima fessura verticale incide la parete, si sale bene in parte in dulfer, poi una placca delicata obbliga a spalmarsi per bene, fino alla sosta in cima al risalto:

Simone si porta verso la placca finale:
Breve trasferimento nel canale a sinistra, che ci fa perdere un po' di tempo per reperire il proseguo della via; come indicazione, salire una cinquantina di metri, poi individuare una sosta (cordone) su albero: la via attacca lì a destra, esposta a ovest nei primi metri.
Simone sale (4+) fino a riguadagnare il filo dello spigolo, dove lo raggiungo:
Salgo quindi un tiro fantastico, il quinto (5b), sempre sul filo, verticale, aereo e divertentissimo, che purtroppo impedisce di far foto, essendo fuori dalla visibilità di chi assicura.
La lunghezza successiva è più semplice (III), pur essendo sempre su roccia magnifica:
Salgo infine il settimo ed ultimo tiro (undicesimo di oggi), a dir poco spettacolare, cavalcando una prua policroma di granito magnifico:

Simone in uscita dalla via:

Dalla parte opposta ci aspetta un po' di neve, ma solo pochi metri:
Sono le 15 e dobbiamo sbrigarci a scendere, Simone è atteso da una bella seduta di allenamento serale!
La vicina croce di vetta del Freidour:
Il Re di Pietra ci tiene d'occhio, come sempre: