mercoledì 31 maggio 2017

CORNO STELLA (m 3.050): Lupetti

Mercoledì 31 maggio 2017
Io e il Pol

Giorno di ferie e, approfittando dell'eccezionale ondata di caldo in atto, apriamo la stagione dell'arrampicata oltre i 3.000 metri e del Corno Stella (m 3.050) addirittura a maggio!
Sveglia impietosa, 4,10.
Ritrovo al bar Mario alle 5,00 e via, dirigo l'auto verso il Gias delle Mosche (m 1.592), in alta Valle Gesso.
Colazione veloce a Borgo, arriviamo e ci prepariamo subito, alle 6,25 siamo in cammino, dopo aver salutato uno degli ultimi scialpinisti della stagione, al parcheggio.
Saliamo veloci, il sentiero è totalmente pulito fino al Rifugio Bozano (m 2.453), dove arriviamo in 1h 20' di cammino, sotto un cielo velato da nuvole che le previsioni dicono innocue:
Proprio appena oltre il rifugio inizia la neve, nel tratto di pietraia che conduce alla parete sud-ovest del Corno, neve che però, data la consistenza, sarà addirittura un aiuto, più che un problema:
Vista la copertura nuvolosa, decidiamo di non tirare troppo la corda e di puntare dritti alla via che abbiamo in programma, anziché abbinarla a un'altra via sullo zoccolo.
Obiettivo di giornata è la via Lupetti (6a+   TD   7L   300 m).
Il rifugio, che aprirà i battenti per il ponte del 2 giugno:
Purtroppo oggi dovremo fare a meno della grandiosa crostata alle castagne di Marco...
Altri amici però ci accompagnano:
Iniziamo l'avvicinamento, Pol davanti lungo lo scivolo in neve che offre un aiuto concreto, rispetto alla solita piretraia estiva... La consistenza della neve è pttima, si sale bene:
Decidimo di non perdere tempo salendo un'altra via sullo zoccolo, stanti anche le nuvole in giro, così raggiungiamo il lato destro della base dello zoccolo, da lì saliamo in slego lungo il comodo diedro-rampa di accesso (passi di III-) e raggiungiamo in pochi minuti la grande cengia mediana.
Da qui in breve siamo all'attacco della via, anche se la scritta L in rosso è sepolta da un po' di neve in cengia; il rifugio visto da quassù:
Ci prepariamo e partiamo: Pol attacca il primo tiro (6a), prima lungo le facili placche articolate iniziali, poi superando una zona a tratti aggettante, che da accesso allo sperone in alto a sinistra in foto:
La via è attrezzata a spit, anche se piuttosto essenziali e distanziati.
Le soste sono a prova di bomba:
Salgo a mia volta il tiro:
Procediamo a comando alternato. Salgo subito la seconda lunghezza (5b), essenzialmente in placca, sulla faccia destra del grande diedro che sormonta la sosta:
Pol mi raggiunge:
e prosegue per il terzo, fantastico tiro (6a), su placca lavorata e verticale:
Rimane davanti per il quarto tiro (6a+), che propone uno strapiombo ostico, con un passo veramente intenso, all'altezza della vena di quarzo:
Segue una bella placca, lavorata stile Corno.
Attacco poi il quinto tiro (6a), una successione di muri e placche, il secondo dei quali piuttosto delicato, povero di appigli in uscita:
A circa metà tiro cerco di non caricare una lama staccata che suona piuttosto male... salgo diritto, poi un ultimo passaggio delicato mi porta in sosta.
Pol in azione sotto di me:
Il sesto tiro (6a) propone un passo impegnativo in partenza, molto breve, poi una sequenza di placche infinite, magnifiche, prima della sosta dopo una cavalcata di 50 m:
In placca:
Siamo già alla settima ed ultima lunghezza (6a): scalodapprima il facile speroncino sopra la sosta, poi attacco il muro verticale che "difende" la cresta di uscita sul plateau sommitale, con un passo singolo che forse evito un po' a destra, prima di raggiungere la sosta ancora ben attrezzata sul bordo del plateau:

Pol poco dopo sbuca sulla crestina finale:
Di fronte a me, la croce di vetta, in cima al plateau:
Nonostante richieda circa 10 minuti di cammino, essendo già stati entrambi almeno una volta in vetta, decidiamo di scendere subito verso le calate lungo la Campia:
Scendiamo il plateau, ancora un po' innevato, poi via con le classiche 3 calate vertiginose, lisce lisce fino alla grande cengia:
Poi ulteriore calata nel diedro-rampa della cengia e via all'ultima lunga calata dal settore destro della cengia, fino alla base dello zoccolo.
Qui ritroviamo i bastoncini e le nostre cose e il Pol mi beffa in discesa sulla neve, sciando letteralmente sugli scarponcini fino alla base del pendio.
Un'ultima occhiata alla parete dal rifugio, deserto, poi via alle prossime avventure:
In definitiva, una via splendida, come concordemente ritenuto da tutti i ripetitori.

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