venerdì 5 maggio 2017

ROCCA PROVENZALE (m 2.402): Attila

Venerdì 5 maggio 2017
Io e il Pol

Oggi il programma prevedeva nientemeno che il Campanile di Val Montanaia (m 2.173), nelle Dolomiti Friulane, poi ci si è messo di mezzo il meteo, tanto per cambiare...
Saltata la trasferta dolomitica, che perlatro aveva raccolto un sorprendente numero di adesioni, ripieghiamo la le ben note pareti del gruppo Castello-Provenzale, precisamente sulla via Attila (6a+   TD   7L   350 m) alla Rocca Provenzale (m 2.402).
Il ritrovo è alle 7,10 al bar Mario a Roreto, da cui mi dirigo verso l'alta Val Maira, ancora una volta.
La giornata è radiosa.
Parcheggio al posteggio basso, non c'è nessuno.
Non incontreremo nessuno, nemmeno oggi: fantastico!
L'avvicinamento è il solito e ci portiamo all'attacco della Bonino-Perino-Girodo, che ben conosco per averla scalata qualche mese fa: l'attacco di Attila è pochi metri alla sua sinistra.
Individuiamo presto la nicchia con la roccia marrone incastrata, che segnala l'attacc, sormontata da un primo spit a circa 8 m da terra:
Fortunatamente la parete è asciutta, nonostante ieri sia piovuto.
Il primo tiro (6a+) tocca al Pol: sale la placca a destra della nicchia, traversa a sinistra (delicato, la parete sopra butta in fuori e non ci sono protezioni) e si porta finalmente sotto al primo spit.
Segue una serie di passaggi molto delicati e obbligatori in placca:
Più in alto si segue una fessura, dapprima più sottile, poi più aperta, entusiasmante ma completamente da proteggere:
La roccia è ottima, la via totalmente verticale, le protezioni scarse e distanziate.
Tocca a me, che sul passo più duro non salgo in libera, ma mi devo arrangiare; poi il tiro è divertentissimo:
Il passo finale, strapiombante ma non troppo impegnativo, prima della sosta, ottimamente attrezzata con 3 spit collegati:
Ci alterniamo come sempre e vado avanti io, partendo in traverso verso destra, in diagonale, sotto una fascia strapiombante:
Giunto sotto ad un chiodo, trovo il punto in cui superare lo strapiombo, in corrispondenza di un vago diedro:
Ambiente:
Con un passo decisamente atletico (5b) e di forza, raggiungo una presa che permette di incastrare la mano sinistra, per issarmi al di sopra (per chi è anche di poco più basso di me, buon divertimento...) e proseguire lungo una serie di splendide scaglie e lame da salire in dulfer, senza protezioni:
C'è possibilità di proteggersi, ma piuttosto che ghisarmi preferisco salire al di sopra, quando piazzo un friend medio-piccolo, per poi proseguire lungo la bella placca fessurata che segue, dove poi mi segue l'amico:

Il Pol attacca il terzo tiro, prima grazie ad una scaglia verticale (5c) con movimenti delicati per ribaltarsi e ristabilirsi a destra, poi segue una placca decisamente tecnica (6a), poi nuovamente in fessura, fino in sosta:

Salgo la quarta lunghezza (5a): scalo una bella fessura fin sotto ad uno strapiombo rossastro, dopo una cavalcata di oltre 40 m:

Il quinto tiro (4c) è molto divertente ma più facile: Pol supera lo strapiombo stando a sinistra (chiodo rosso) e poi spit, quindi lungo una bella parete articolata:
La sosta che allestisce l'accademico Pol:
La sesta lunghezza (IV) mi vede salire il diedro verticale che sormonta la sosta, salire in obliquo a destra per poi tornare subito a sinistra e salire sostanzialmente diritto sopra la sosta, fino a quella successiva:
Il Pol attacca infine il muro verticale del settimo tiro (IV+), per salire il diedro che segue e i risalti successivi, che dopo 45 m terminano ad una sosta su un solo spit:
Ci portiamo poi velocemente fino ad incrociare la Normale, da dove ammiriamo la vetta senza però raggiungerla, un po' per pigrizia, avendola raggiunta già molte volte:
La discesa richiede sempre attenzione, poi torniamo alle auto e poco dopo posso ammirare la forma slanciata della Rocca dalla strada sotto Chiappera:

Nessun commento: