venerdì 23 giugno 2017

TORRIONE QUERZOLA (m 2.857): L'Uccello di Fuoco

Venerdì 23 giugno 2017
Io e il Pol

Una grande via, in un posto che amo moltissimo, una via che avevo da tempo nel mirino.
Alpi Marittime, Torrione Querzola (m 2.857), via L'Uccello di Fuoco (6b   TD+   8L   300 m).
Ritrovo col Pol al bar Mario, come sempre, anche se in orario un po' tardo per motivi lavorativi dell'amico.
Tutti in carrozza sulla mia auto e via verso la famigerata strada che dalle Terme di Valdieri sale fino al Pian della Casa del Re (m 1.743); sorprendentemente la strada sembra un pelo meno brutta degli anni scorsi e la mia auto piuttosto bassa riesce a passare, anche non fino alla fine. Posteggio pochi metri prima, anche a causa di un bergé che trasporta i suoi animali... con tutta calma...

Ci prepariamo, il Pol va a mettere le lattine di Monster al fresco nel torrente, per il ritorno, io mi imbrago già qui come sempre e via, verso il Rifugio Remondino (m 2.430), che raggiungiamo in poco più di un'ora.
Proseguiamo dritti verso la pietraia e la morena detritica, quindi sbuchiamo al di sotto del Torrione.
Triboliamo un po' a trovare l'attacco della via, anche perchè scopriamo infine che il primo spit si trova al di sotto del labbro del nevaio terminale:
Sono le 11,00 quando partiamo e la via è ancora in ombra, anche se come temperatura si sta benissimo anche all'ombra.
Optiamo per partire slegati, con scarponcini ai piedi, per ovviare alla fastidiosa presenza di neve all'attacco; superiamo il breve muretto in partenza con passaggio ostico, poi saliamo verso sinistra su terreno più facile in direzione di uno strapiombetto, di cui restiamo a sinistra:
L'esposizioneinizia a farsi sentire, quindi decido di fermarmi, mentre il Pol sale fino alla prima sosta del primo tiro (5c), aggirando lo strapiombo a destra, per recuperarmi poi fino in sosta:
Da qui procediamo in cordata con scarpette, normalmente: vado davanti per il secondo tiro (5c), salendo il bel diedrino a destra della sosta e continuando per una successione di placche e muretti, con bella e divertente arrampicata, protetta con qualche spit:
Il Pol mi raggiunge:
La sosta:
Resto davanti per il terzo tiro (5c), superando facilmente le placche che seguono, per poi attraversare un canalino e scalare un bel muro lavorato, alla fine del quale reperisco la sosta:
Il Pol:
Placca finale, con alcuni passi carini in aderenza:
La roccia è splendida, come ci aspettavamo.
Quarto tiro (5c): salgo, in verticale sopra la sosta, la vaga fessura che solca la parete:
In cima al muro piego a sinistra, in aderenza su terreno più appoggiato, fino alla sosta (spit da collegare) posta sotto ad un grande tetto:
L'amico sale a sua volta il tiro:
Cambio della guardia, passa avanti il Pol per il tiro chiave, il quinto (6a+), che sale il tetto verso destra;
Poi in placca delicata, sempre in diagonale verso destra, poi diritto fino alla vicina sosta, dopo circa una ventina di metri:
Salgo anch'io, bellissimo:
Sesta lunghezza (6a+): Pol scala la magnifica placca verticale con arrampicata tecnica; è un tiro bellissimo e continuo con chiodatura piuttosto ariosa, che richiede un po' di decisione:


Tocca a me, spettacolo:
Ancora più bello è il settimo tiro (6a), sempre dritto lungo le placche magnificamente lavorate, con la qualità della roccia che migliora sempre più, man mano che saliamo, non solo cromaticamente:
Seguo:
L'ottava e ultima lunghezza (4a) è una rapida formalità, la salgo io in pochi minuti, essendo anche molto breve:
Scalo un pilastrino a sinistra della sosta e in breve sono in vetta al Torrione, da cui si gode una splendida vista sulla Cima Paganini (m 3.051) e sull'Argentera (m 3.297):
Sono le 14,20.
Autoscatto in vetta, poi si sgranocchia qualcosa:
La vista verso il Rifugio Remondino:
e sulla vicina Cima di Nasta (m 3.108), dove torneremo tra pochi giorni:
Iniziamo le calate in doppia, che svolgiamo senza difficoltà, in meno di 1 ora, salvo che nell'ultimo recupero della corda quando siamo con le chiappe a terra (anzi, sulla neve basale), ci pensa il Pol a recuperarle:
Scendiamo le pietraie e mi volgo indietro ad ammirare il Torrione e la splendida linea appena scalata:
Il Pol scende a cannone lungo le pietraie, anticipandomi al punto di farsi una birra al rifugio prima del mio arrivo...
Prima di scendere verso valle, un ultimo sguardo innamorato alle pareti del gruppo della Nasta, viste dal rifugio:
La via salita, stra-consigliata:
Scendiamo a cannone entrambi, fino alla meritata Monster che ci aspetta all'auto!

sabato 17 giugno 2017

ROCCE MEANO (m 2.766): Spigolo Berardo

Sabato 17 giugno 2017
Io, Simone e Lollo

Una grande giornata in alta montagna, in ambiente solitario e selvaggio, come piace a me.
In realtà, molto più di una semplice scalata, una vera avventura con tutti gli ingredienti.
L'obiettivo di giornata è lo Spigolo Berardo (5c   D+   10L   350 m) alle Rocce Meano (m 2.766), uno dei satelliti del Monviso.,00
Stavolta riesco a riunire (e a far conoscere) Simone e Lollo.
Appuntamento prima con Simone alle 5, poi 15 minuti dopo con Lollo, carichiamo tutto e via, alla volta della Val Varaita.
Colazione a Venasca, quindi parcheggio a Castello di Pontechianale poco prima delle 7,00.
La tempertura è altissima, in questo inizio di estate...
Alle 7,00 siamo in marcia e presto superiamo due escursionisti diretti a Punta Dante.
Meno di mezz'ora dopo siamo al bivio che ci fa lasciare il sentiero principale verso il Rifugio Vallanta, per salire a destra verso il Vallone delle Forciolline (Sentiero Nicoli), da cui possiamo già vedere la nostra via, a destra della struttura rocciosa al centro della foto:
Prima del restringimento della valle, lasciamo il sentiero e deviamo a destra, per risalire l'infinita pietraia che conduce alla base dello spigolo, spigolo che rivela via via di più la sua verticalità:
Simone arriva per primo e, anche grazie alla macchina fotografica e al suo zoom, individua lo spit in alto che segna la via.
Lasciamo qui bastoncini e zaini grandi, ci leghiamo e siamo pronti, alle 9,15.
Parto io davanti, il primo tiro (5a) mi vede salire il primo risalto, verticale e ben appigliato, per poi prendere la paretina verticale a sinistra, vicino allo spigolo, per pochi metri (spit), per uscire a sinistra su cengia, alla base di un diedro:
Siamo in ombra, ma si sta benissimo.
Simo mi segue, Lollo chiude la fila:
Secondo tiro (5a), salgo il bel diedro verticale che sormonta la sosta, trovando mi pare un chiodo a metà, per uscire su comoda cengia, a destra:
Le soste sono tutte attrezzate a spit.
Lollo segue Simone:
Visto l'ambientino piuttosto severo, anche per la continua verticalità, l'esigua chiodatura e la necessità di ricerca dell'itinerario, si decide per farmi stare davanti.
Terzo tiro (5b), brllissimo: salgo il bel diedro sopra la sosta, poi traverso a sinistra (chiodo lungo il facile traverso), per attaccare la faccia sinistra del grande diedro che segue, una parete totalmente verticale, ben appigliata (anche se l'aspetto di alcune prese non è rassicurante...) ma poco chiodata:
Invento una protezione su clessidra (sasso infilato in fessura), poi mi alzo in alto tendendo leggermente a sinistra, inveisco contro uno spit provato della piastrina, poco prima di trovare un chiodo piuttosto nuovo, per poi uscire in sosta:

Da qui mi godo la salita degli amici, premiati da ottime foto:



Quarta lunghezza, iniziano i problemi di orientamento...
Salgo facilmente, la guida francese scrive poi di andare a destra, dove salgo fino a finire su un'altra via... torno indietro disarrampicando (così volano via le mezz'ore...), cerco qua e là... niente.
Trovo una sosta marcia e, essendo su una ampia cengia e intuendo dove possa passare in alternativa la via, faccio salire i compagni; quando mi raggiungono, parto in traverso a sinistra per cercare l'itinerario e... ecco laggiù la sosta a spit! Ovviamente in direzione opposta a quella descritta nella guida!
In sostanza, per i ripetitori, consiglio di salire in diagonale a sinistra, dopo S3, lungo la rampa a tratti erbosa che conduce alla base di uno sperone, dove si trova la sosta.
Con un passo delicato in discesa e in traverso, con erba scivolosa per le scarpette, raggiungo la sosta e faccio venire gli amici, perdendo ulteriore tempo...
Ora siamo al quinto tiro (5c, tiro chiave): non riconoscendo per nulla quanto descritto sulla guida (diedri ce ne sono a bizzeffe, massi incastrati non se ne vedono, ecc), decido di salire dove mi sembra logico, diritto lungo lo sperone verticale, senza trovare chiodi o spit:
Più in alto mi sposto leggermente a sinistra, poi ancora un passo a sinistra per entrare in una sorta di nicchia, in cui poso finalmente una protezione (fettuccia su scaglia, dopo 25 metri di salita...), da cui alla fine opto per traversare ancora decisamente a sinistra, doppiando lo spigolo, dove trovo un primo chiodo; da qui proseguo lungo lo speroncino, rinvio uno spit e salgo (con grandissima fatica per tiraggio corde, nonostante non abbia quasi rinviato nulla e quel poco doppiando i rinvii...) il diedrino verticale seguente (5c), trovando ancora un chiodo e finalmente la sosta in uscita, su un esposto terrazzino sulla destra.
Qui dopo un po' emergono i soci, prima Simo:
Poi Lollo:
Avanti, attacco la fessura che sale sopra la sosta (5a), superando un antipatico pino che mi lascerà resina ovunque:
Salgo poi i risalti successivi, vedendo la sosta alla mia sinistra, dove faccio salire i soci.
Ancora una volta la relazione è a dir poco fumosa e non mi ritrovo nella descrizione... vago un po', poi salgo in alto a destra e, dopo pochi metri facili, ecco che scorgo un'altra sosta a spit, sormontata questa sì dal "diedro orange" descritto...
Consiglio vivamente di saltare la sosta precedente e di andare subito a questa, non essendoci passi impegnativi, al di fuori dei primi metri...
Tra l'altro, neanche questa è esattamente sotto al diedro, bensì 5 o 6 metri alla sua destra, chissà perchè...

Salgo dunque il diedro dell'ottavo tiro (5a), sulla faccia sinistra:
Molto divertente:
Esco a sinistra, ma anche qui scorgo poi la sosta completamente a destra...
Lollo:
Ci ritroviamo in sosta, poi attacco il diedro che sormonta la sosta, nono tiro (5a), con passo singolo, prima di salire a destra lungo le debolezze della parete:
Salgo portandomi sempre a destra, fino a doppiare lo spigolo, senza rinviare in quanto non so mai se all'improvviso mi accorgerò di dover cambiare decisamente direzione, non avendo una relazione così precisa e attendibile...
Salgo poi alcuni bei risalti, sempre in diagonale a destra, in ambiente veramente incredibile, prima di salire lungo una bella fessura la parete che mi trovo di fronte, fino a sbucare in cima al gendarme, dove più tardi mi raggiungono gli amici:
La decima lunghezza (4b) prevede il superamento di un diedrino facile in direzione della forcella che separa il gendarme dalla struttura principale, prima di disarrampicare con un singolo passo delicato (chiodo rosso in alto e possibilità di friend medio più in basso) fino a raggiungere la sella, dove attrezzo una sosta su spuntone.
Qui la descrizione ancora una volta non torna...
Perdiamo altro tempo, poi decido di andare avanti in esplorazione, seguendo l'istinto...
Attacco le placche a sinistra:
Salgo poi fino a sporgermi verso quello che potrebbe il diedro di cui parla la relazione, ma lo vedo poco invitante, soprattutto in virtù della netta distanza tra le due facce del diedro stesso (almeno mezzo metro)... Decido allora di traversare decisamente a sinistra, in placca, con un paio di passi delicati (un passo 5c); doppiato un angolino, ormai fuori totalmente dalla descrizione sulla guida, incredibilmente trovo una sosta (spit con anello) e faccio venire gli amici.
Qui il caos è totale; dodicesimo tiro (5b): traverso a sinistra e, dopo aver studiato un bel po' sulla direzione da tenere, vado ad esplorare il terreno a sinistra, salendo fino a un cordone bianco a una forcella, su terreno tra l'altro decisamente pericoloso e prossimo al crollo...
Qui giunto, purtroppo mi rendo conto che sono in un vicolo cieco, vado oltre, finisco in parete nord, ma niente, sopra di me solo pareti verticali e nessun segno di passaggi...
Torno indietro, lascio un maillon al cordone e mi faccio calare, anche se in realtà disarrampico per la paura di caricare il cordone stesso, ma allo stesso tempo preferisco scendere assicurato dall'alto, visto il terreno cedevole su cui mi muovo...
Alla fine riesco a scendere e ritorno dai soci, in sosta; valutiamo se calarci in qualche modo, complicato dato l'ultimo tiro in traverso orizzontale...
Proviamo un'ultima strada: salgo diretto sopra la sosta, forzando un breve strapiombo (dove trovo un chiodo) e poi traversando leggermente a destra, per portarmi oltre la fascia rocciosa che sormonta la sosta dall'alto.
Supero l'ostacolo e al di sopra mi rendo conto che finalmente siamo fuori dalle difficoltà, siamo sulla strada giusta!
Trovo una sosta a spit (uno spit con anello), la rinvio e proseguo fino a fine corde, poco sotto la vetta.
Poco dopo gli amici mi raggiungono e io in pochi istanti sono alla croce sommitale, con alla sinistra il Monviso (m 3.841):
Foto di gruppo in cima:
La discesa non è delle più agevoli e soprattutto mi sento di dare questo consiglio, fare questa importante precisazione: ok scendere in doppia fino alle cenge erbose in direzione est, ma:
1) la calata è di circa 30 metri
2) dopo, risalire 7-8 metri alla sella a sinistra (faccia a valle) e scendere per cenge e placchette (occhio!) tenendosi lungo la grande parete rossastra, vicino, fino a reperire finalmente l'ultimo ancoraggio (spit e catena) che con una doppia da 50 m deposita nel canalone:
La discesa nel canalone è penosa, ma non pericolosa.
Torniamo così all'attacco della via, recuperiamo i nostri bastoncini e zaini e via, proseguiamo per pietraia, da cui ci voltiamo per ammirare ancora la linea salita, in pieno sole fino alle ore 21:
Da qui in poi solo sentiero, un bellissimo sentiero, che ci condurrà all'auto alle 21.
Dato importante, c'è sempre segnale telefonico, anzi io avevo il 3G, utile per avvertire in caso di ritardo!