giovedì 27 luglio 2017

CIMA GRANDE di LAVAREDO (m 2.999): Spigolo Dibona

Giovedì 27 luglio 2017
Io e Bruno


Un sogno che diventa realtà...
Semplicemente, le Tre Cime di Lavaredo!
Nel corso di una vacanza in Dolomiti con famiglie al seguito, io e Bruno riusciamo a mettere a segno un progetto comune a lungo cullato, scalare in Tre Cime.
In questi giorni, nonostante un'estate torrida, le temperature sono scese in picchiata e il meteo è peggiorato; la finestra di bel tempo ritorna da mercoledì pomeriggio, per oggi danno bello, ma le temperature restano molto basse... Domani sarà bello e la temperatura salirà ancora di 4 gradi, ma noi non resistiamo più e decidiamo che ora si va!
Le due vie in ballo sono lo Spigolo Dibona (V-   D-   15L   650 m) alla Cima Grande (m 2.999) e lo Spigolo Giallo (6a+   TD   13L   350 m) alla Cima Piccola (m 2.800): specie con queste condizioni rigide, la scelta è obbligata, impossibile pensare di stringere appigli di 6a+ con le mani gelate.
Per me va benissimo così, la Dibona è un sogno incredibile.
Siamo in camper ad Auronzo, dunque siamo appiedati per andare su al Rifugio Auronzo: la soluzione che studiamo passa per un noleggio con conducente convenzionato con il campeggio Europa, lo chiamo e ci accordiamo per un appuntamento alle 5,00 fuori dal campeggio, per 60 € ci porta in 25' al rifugio, senza pagare il pedaggio di 25 € (prima delle 6 non si paga).
Quando metto il naso fuori dall'auto, però, vengo investito da folate di vento gelido, appena sopra lo zero...
Ahi ahi, qua si fa dura arrampicare, caro Bruno...
Non ci diciamo più di tanto, iniziamo a camminare nel freddo, mentre albeggia, aspettando gli eventi...
Poco dopo siamo alla cappella che sta sotto la parete sud della Cima Grande:
Sopra di noi, la Cima Piccola ed il fantastico profilo dello Spigolo Giallo, capolavoro di Emilio Comici:
Saliamo ancora ed eccoci alla Forcella Lavaredo, proprio mentre il sole incendia le mitiche pareti nord delle Tre Cime:
Spettacolo incredibile!
Fa sempre freddo, il vento non molla, ma per lo meno non c'è quasi nessuno in giro.
Ci avviciniamo, ormai siamo qui, tanto vale portarci almeno all'attacco della via e valutare da lì.
Quando siamo quasi sotto la via, vediamo e sentiamo due inglesi già impegnati sul secondo tiro:
E' l'input definitivo che ci mancava: se ci sono loro, saliamo anche noi!
Ci prepariamo, ci leghiamo, ci vestiamo; io indosso un paio di maglie di cotone e il softshell, niente guanti.
Sono le 6,30 e fa freddissimo.
Attacco io la via, il primo tiro (III+) si presenta male, i primi metri sono decisamente unti... speriamo non sia così la via (così non sarà, troveremo roccia ottima come grip); salgo una fessura, poi una serie di risalti, per andare a sostare su due chiodi su un terrazzino:
Dietro di noi, a destra, verso nord, il colpo d'occhio è splendido sul Rifugio Locatelli e le cime che lo circondano:
La sosta:
Ci alterniamo al comando, passa avanti Bruno per il secondo tiro (V-), spostandosi a sinistra di qualche metro per salire alcuni risalti e poi un diedro piuttosto ostico:
Sale poi una serie di muri e placche, poi si ferma alla prima sosta che incontra, un attimo prima di letteralmente svenire a causa del freddo...
Lo raggiungo, veramente dura scalare così... ma teniamo duro!
Vado avanti, il terzo tiro (IV+) è bello ostico in queste condizioni, chiodatura molto scarsa, in più non è affatto semplice integrare:
Salgo in diagonale a sinistra, puntando a un chiodo in un diedrino, poi la parete strapiomba... impossibile sia su di lì... traverso a destra, rinvio un chiodo e proseguo verso l'alto, con alcuni passi delicati, prima di uscire in diagonale a destra, per tornare sulla verticale; alla mia sinistra l'elegante freccia della Cima Piccola:
Bruno mi raggiunge:
Poi prosegue lungo la parete, più verticale di quanto ci aspettassimo, con bei passaggi, rinviando qualche sparuto chiodo qua e là:
Una serie di diedri, il primo chiodato, gli altri più facili no, ci conduce in una zona più abbattuta:
Quinta lunghezza (IV); salgo facilmente le placche articolate che sormontano la sosta, raggiungo un ampia cengia sulla destra, verso lo spigolo, dove trovo una sosta occupata dal secondo della cordata inglese:
Non ho percorso molti metri, forse una ventina, così decido di iniziare le manovre di sorpasso e proseguo, rinviando la sosta per proseguire qualche metro a sinistra di dove sono impegnati loro.
Raggiungo un buon punto di sosta (2 chiodi da collegare) dopo una cinquantina di metri, poco sotto dove si è appena fermato il loro primo di cordata e recupero il socio:
Col sesto tiro (IV+) operiamo il sorpasso definitivo: Bruno sale una fessura verticale, piazzando un buon nut e rinviando un chiodo in alto, poi piega verso destra e si porta nei pressi dello spigolo:
Bei passaggi, soprattutto finalmente al sole!
La sosta, in posizione comoda:
Ora saliamo diritti in verticale, molto vicini allo spigolo. Salgo il settimo tiro (IV+), tiro lungo (50 m) e stupendo, un muro verticale ben appigliato tutto da godere, al sole:
Sosto su due buoni chiodi da collegare, poi faccio salire l'amico:
Bei movimenti, mentre i due inglesi sono spariti sotto di noi, non li vedremo più, se non una volta molto in basso più tardi:
Ottava lunghezza (IV) sempre lungo la parete continua, verticale ma ben manigliata, grande divertimento:
Bruno si ferma su una grande cengia, poco distante dallo spigolo; lo raggiungo e traverso per una quarantina di metri a sinistra, salendo in diagonale lungo alcuni risalti pronunciati, senza difficoltà (II):
La Cima Piccola torreggia alle nostre spalle, splendida e ardita:
Faccio sosta su un chiodo con cordone, dove mi raggiunge Bruno.
Bruno sale il decimo tiro (III+), scalando una bella paretina bianca per seguire poi un diedro-fessura che sale da sinistra a destra:
Salgo a mia volta:
Ormai la siamo quasi all'altezza della Cima Piccola, dove scorgiamo una cordata impegnata:
Alle nostre spalle il panorama è a dir poco grandioso:

Qualche leggera velatura in cielo, ma nulla di preoccupante.
Undicesima lunghezza (IV): proseguo lungo la fessura, ora in diagonale verso destra, dopo una lunga cavalcata le corde finiscono (60 m) e sosto su un terrazzino, nei pressi dello spigolo:
Dodicesimo tiro: Bruno attacca la parete verticale che segue a circa 10 m dallo spigolo, come da relazione:
La relazione parla poi di fessura di III+, ma le difficoltà l'amico sono decisamente superiori:
Intanto, alle nostre spalle, centinaia di metri più in basso, permane una grande folla di spettatori, incuriositi dalle evoluzioni dei pazzi in parete, dalla Forcella Lavaredo:
Bruno si è portato nuovamente sul filo dello spigolo e sosta su un chiodo:
Lo raggiungo, ma non ci siamo... la relazione parlava di III+, passi di IV, mentre ora sopra di me trovo una parete strapiombante...
Anche guardando la fotorelazione scaricata da internet, si nota una chiara digressione a sinistra, per poi tornare a destra sul filo a monte della fascia strapiombante...
Ok, scorgo alla nostra sinistra una piccola cengia che sembra percorribile (passi di III), così (13-esimo tiro) mi avventuro in un traverso orizzontale, per vedere se trovo il modo di evitare gli strapiombi che incombono sulle nostre teste.
La mia intuizione ha successo: dopo una trentina di metri di traversata,trovo un chiodo in una nicchia, nicchia da cui sale una fessura-camino che potrebbe corrispondere alla descrizione. Recupero l'amico, poi riparto (14-esimo tiro) lungo la fessurona (IV-):
Divertente e soprattutto confermo al socio che in questo modo dovremmo aggirare gli strapiombi alla mia destra:
Sbuco su una buona cengia, dove sosto.
La Piccola diedtro di noi è ormai in basso:
Bruno sale il quattordicesimo tiro (III), superando una serie di risalti facili, ormai sentiamo aria di vetta...
Quando sono più vicino salendo gli chiedo se ha già raggiunto la grande cengia anulare, dove termina la nostra via, e mi risponde di no.
Poco male, chiudo io le danze, 15-esimo tiro (III): salgo gli ultimi risalti facili, in diagonale verso sinistra (visto che poi dovremo percorrere la grande cengia verso sinistra) e in pochi minuti ci siamo, la via è chiusa:
Recupero l'amico su un'ottima clessidra di vero stampo dolomitico:
Alle 12,20:
Ora dobbiamo decidere: alle 16,50 parte l'ultima navetta che conduce dal rifugio Auronzo ad Auronzo, altrimenti abbiamo due strade: richiamare il taxi oppure mendicare un passaggio ai turisti al rifugio...
Se andiamo in vetta, sarà difficile scendere in tempo per il bus, soprattutto a causa del fatto che la discesa è uninanimemente considerata lunga e complicata...
Ma insomma, siamo qui... quando ci ricapita? Certo che andiamo in vetta!
Ok, sgranocchiamo qualcosa, facciamo su le corde e percorriamo la grande cengia anulare fino a girare e raggiungere la parete sud, quando ci troviamo di fronte la Cima Ovest di Lavaredo (m 2.973):
Con mia grande sorpresa, la celebre via Normale alla Cima Grande non è qualsi per nulla segnata...
Pochi ometti in pietra dove dovrebbero esserci, pochissimi bolli di vernice.
Anzi (e qui mi arrabbio): che senso ha scrivere su tutte le guide "cercare i rari bolli di vernice molto sbiaditi"???
Invece di scrivere queste cavolate, una volta ogni tot anni RIFACCIAMOLI, questi bolli!!!
Non voglio arrivare a pensare che succeda come a Zermatt, dove le guide locali fanno di tutto per complicare la vita agli alpinisti senza guida, che salgono in autonomia... ma come diceva qualcuno... a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca...
Tornando alla nostra salita, individuiamo quella che deve essere la zona detritica da salire: tracce evidenti non ne vediamo, ometti quasi nessuno. Saliamo, più su troviamo qualche segno di passaggio e proseguiamo.
Trovo poi molto strano che non ci sia nessuno, mi aspettavo molta gente, specie dopo giorni di brutto tempo e il ritorno del sereno.
La relazione parla di camino di III+ alto 10 m, con roccia lisciata, insidioso, non chiodato.
Quando individuiamo quello che crediamo essere il camino in questione, non ci piace per nulla... antipatico da salire, impossibile tornare indietro se poi non è quello giusto...
Mentre ci domandiamo che fare, sentiamo delle voci dall'alto: è una guida con una cliente.
A questo punto sappiamo che quella è la strada giusta e che sopra vi sarà l'ancoraggio.
Saliamo con attenzione, stando un po' a sinistra della zona più unta e lisciata, poi possiamo proseguire di nuovo per facili cenge, con una traccia visibile.
Traccia che conduce ad un passaggio ostico, fuori scala per la via in questione: un traverso di 3 metri a destra su placca liscia:
Strano non ci sia nulla, basterebbero 2 metri di corda fissa e via. Pazienza, passiamo grazie ad un paio di buchi in cui infilare le falangi, ma certamente non è un percorso per escursionisti, questa Normale.
Subito dopo incontriamo un'altra guida, che ci ribadisce le difficoltà a reperire il canalone giusto in cui calarsi, dal momento che vi sono ometti e soste di calata anche all'inizio dei canaloni sbagliati...
Ok, cerchiamo allora di arrivare in cima in fretta per poi cercare di tenere le tracce della guida e vedere dove inizia a scendere.
Poco dopo siamo in vetta alla Cima Grande di Lavaredo (m 2.999):
Bellissimo!
Sono le 13,45.

Con la Cima Ovest alle spalle:
Ok, via, si scende!
Ripercorriamo in fretta la traccia appena salita, fino a giungere alla calata in doppia dal camino di 10 metri: per velocizzare, suggerisco a Bruno di scendere e non preoccuparsi di far su la corda, ma di volare a cercare di vedere da che parte si cala la guida. Alla corda penserò io, anche se ho già un'altra corda in spalla...
Quando scendo trovo Bruno assicurato a un ancoraggio di calata, ma leggendo bene le varie descrizioni che abbiamo capiamo che non è il canalone giusto! Infatti un dettaglio risulta decisivo: "percorrere la cengia anulare fino al canalone da cui si vede la Cima Piccola".
Bene, da qui la Piccola non si vede, proseguiamo lungo il cengione; poco dopo trovo un altro punto di calata, con due ragazzi tedeschi che iniziano la discesa.
Ok, scendiamo di qui, con una serie di 4 calate brevi, a metà delle quali mi devo avventurare in un lungo traverso free-solo per disincastrare la corda doppia incastrata ai due tedeschi...
Da qui in poi condividiamo la discesa con loro, che avevano appena salito la Normale e quindi sicuramente la conoscono bene; aiutiamo lei in un paio di occasioni e ci guadagniamo così nientemeno che un passaggio in auto fino al campeggio!
La discesa procede senza intoppi, fino ai ghiaioni che dall'intaglio tra la Cima Grande e la Cima Piccola ci riportano sul traccione affollato che riporta al rifugio.
Sono le 17,30 e porgiamo l'ultimo saluto a queste fantastiche pareti, uniche al mondo:
La via di salita:
La nostra splendida avventura si conclude in un ristorante locale ad Auronzo, con le famiglie.
Un giorno che non dimenticheremo.