venerdì 27 ottobre 2017

TRIANGOLO della CAPRERA (m 2.763): Fessura Obliqua

Venerdì 27 ottobre 2017
Io e Stefano

In questi giorni difficili per molte vallate alpine piemontesi, martoriate dagli incendi che ne divorano i celebri boschi di conifere, approfitto ancora del meteo incredibilmente favorevole per spingermi in alta quota, su una via dal sapore prettamemte estivo: la Fessura Obliqua (5c   D+   13L   500 m) al Triangolo della Caprera (m 2.763), nel Vallone di Vallanta, alle pendici del Monviso.
Mi accordo con Stefano, ci incontriamo alle 7,45 direttamente al parcheggio di Castello di Pontechianale (m 1.640), visto che lui la sera avrà un impegno qui.
Salendo lungo la valle purtroppo mi imbatto nello spaventoso incendio che funesta da giorni la zona tra Casteldelfino, Bellino e Pontechianale:
Stefano arriva puntuale, ci prepariamocon corde, 12 rinvii, friends di tutte le misure, 2 giri di nuts, fettucce e qualche cordone da abbandono.
Alle 8,10 siamo in cammino lungo uno dei miei sentieri preferiti, quello che sale verso il rifugio Vallanta:
Il meteo previsto è buono, sole con qualche velatura; l'unico problema è il vento, previsto piuttosto forte.
Circa un'ora e mezza dopo eccoci sotto la grande placconata del Triangolo; attraversiamo il torrente e saliamo alla meglio le pietraie e i pendii che conducono alla base della parete:
La parete è in ombra e lo sarà fino a dopo mezzogiorno...
Ci prepariamo e alle 10,35 siamo pronti a partire, con me davanti, per scalare i primi 3 tiri attrezzati da Michelin qualche anno fa per superare lo zoccolo e portarsi all'inizio della via originale:
Vado avanti lungo le placche del primo tiro (5a), senza difficoltà e rinviando qualche spit; anzi, rinvio anche la prima sosta e proseguo, avendo letto su Gulliver la possibilità di collegare i due tiri:
Trovo la sosta attrezzata esattamente alla fine delle corde da 60 m e recupero il socio:
La sosta:
Ci alterniamo in testa e va avanti Stefano per la terza lunghezza (3c), fino alla grande cengia sospesa da cui partono le vie vere e proprie:
Fa sosta ad un ancoraggio a due spit e catena, da dove attacca la via Angelo Gaido; qualche metro a destra trovo l'attacco della nostra via, segnalato dalle iniziali F.O. in vernice dell'inconfondibile colore blu-Michelin:
La temperatura è freddina, siamo in ombra e tira vento... ma proseguiamo: salgo il primo tiro (4c) in placca, poi seguendo una serie di diedrini e risalti verso destra, fino a portarmi in un diedro più marcato:
Sosto su uno spit e un vecchio chiodo da collegare, recupero il socio.
Stefano prosegue poi lungo il diedro verticale che sormonta la sosta, esce sulla sommità a destra dopo alcuni passi delicati in dulfer (5b), sul terrazzino seguente trova la sosta attrezzata su due spit collegati:
Lo raggiungo e mi impegno sul successivo sesto tiro (5a), lungo un diedrino a zig-zag che solca la liscia placconata:
Qualche passo in aderenza verso sinistra mi porta a reperire l'inizio del diedro, che seguirò fino alla sosta, dopo 30 m, sosta a spit da collegare dove mi raggiunge il socio, mentre finalmente il sole giunge a riscaldare la parete e le nostre ossa:
La settima lunghezza (4c, ma in realtà alcuni passi delicati...) vede Stefano salire in verticale per 7-8 metri, per sfruttare una fessurina in cui proteggersi con nut, e traversare poi a destra circa 5 metri per raggiungere un chiodo e portarsi in diagonale a destra verso un diedro, verticale ma ben appigliato, sormontato il quale raggiunge un buon terrazzino di sosta:
Lo raggiungo, memorizzando una sosta a spit attrezzata per calata poco distante a sinistra, quindi siamo al tiro chiave della salita, l'ottavo (5c):
La parete:
A sinistra il Rifugio Vallanta:
La parete sotto di noi, la strada fatta fin qui:
Vado avanti io, traverso a sinistra circa 3 metri, per entrare nel diedro-fessura che sale verticalmente fino a restringersi in fessura.
Qui è presente un chiodo, ma quando lo raggiungonon riesco a rinviarlo, è stato smartellato troppo a fondo e l'occhiello è diventato stretto...
Non bene.
Alzo lo sguardo, sopra di me la fessura è totalmente verticale e soprattutto non vedo alcuna protezione in posto, né chiodi né tantomeno spit...
Non bene.
Comincio a dubitare, poi guardiamo l'orologio e sono già le 14,30...
Ridiscendo qualche passo, ma ho già capito che oggi non mi va tanto di rischiare le chiappe... sono sensazioni che cambiano da giorno a giorno, secondo vari fattori soprattutto mentali, ovviamente.
Oggi no, come un anno fa al Brec de Chambeyron, per esempio...
Non ho posato protezioni fin qui, ho salito una decina di metri... anche ridiscendere in disarrampicata richiede attenzione, ma ce la faccio.
Torno in sosta, invito Stefano a portarsi anche solo a sinistra, sotto la fessura per vedere come gli sembra.
Lui sale anche più su, fino al chiodo:
Poi concorda con me che per oggi può andare benissimo così e torna giù:
Ci siamo divertiti, è un po' tardi e qua sopra toccherebbe combattere con voglia: meglio di no, scendiamo allestendo la calata sulla sosta a chiodi, che rinforziamo con un cordone da abbandono:
Scendo io per primo, fino alla sosta attrezzata adocchiata poco prima, da questa punto alla sosta su terrazzino sulla nostra via, ma intanto scorgo le soste a spit e catena a centro parete e con un bel pendolo a sinistra (faccia a monte) le raggiungo; da qui con altre 2 calate lunghe saremo a terra:
Raggiungiamo la base della parete alle 16,15, ancora al sole, giusto in tempo per sgranocchiare qualcosa prima che arrivino il freddo e l'ombra.
La parete è enorme, inondata di sole:
Metto nello zaino una serie di vecchi cordoni e fettucce caduti alla base della parete, residui di vecchie soste, giusto per spirito ecologista, poi facciamo su le corde e ci avviamo giù per la pietraia, volgendoci ogni tanto ad ammirare la struttura imponente che abbiamo scalato e su cui certamente tornerò:
Nella prossima stagione, ormai... Domani il cambio d'ora darà il definitivo addio all'alta quota per quest'anno, oltre al cambio meteo che ci aspetta tra pochi giorni.
Lungo il Vallone di Vallanta sfilano alla nostra sinistra le molte vette che fanno da satelliti al Monviso (m 3.841); tra le ultime, le Rocce di Viso (m 3.176) e la Guglia delle Forciolline (m 2.861), ancora in pieno sole:
Torniamo alle auto alle 19,00, fortunatamente l'incendio è migliorato.

venerdì 20 ottobre 2017

CIMA di VERMEIL (m 2.060): Jouc d'Aigo + Nevischio

Venerdì 20 ottobre 2017
Io e Paolino l'Alpino


Domani non potrò scalare, quindi mi prendo un giorno di libertà e concordo con l'Alpino un giro sulle vie nuove chiodate nei pressi del Rifugio Malinvern, nel Vallone di Riofreddo.
Si tratta di una serie di vie plaisir che salgono le placche dell'Avancorpo Est della Cima di Vermeil (m 2.060).
Non riesco a partire prima delle 8,30, causa contrattempo in famiglia, così parcheggio alla sbarra nel Vallone di Riofreddo quando sono le 10,30.
Ci prepariamo e saliamo il comodo sentiero (una strada vera e propria), che ci conduce al rifugio in circa 40'.
Un'occhiata in giro, poi imbocchiamo un sentiero che si dirige verso il Colle del Lupo, per abbandonarlo dopo 15' e seguire una traccia segnata da bolli di vernice rosso fluo.
Risaliamo le pietraie ed eccoci alla parete, che purtroppo da mezzogiorno in avanti è già in ombra (la foto sotto è presa dalla relazione fornita dagli apritori)...
Nella speranza di prendere un po' di sole, optiamo per la via all'estrema destra, anche se in realtà rimarremo sempre in ombra...
La prima via che saliamo dunque è Jouc d'Aigo (5b   5L   195 m).
Il meteo è ottimo, c'è il sole, lo zero termico è abbastanza alto e non tira vento.
Paolino attacca il primo tiro (5a), in placca, in diagonale a sinistra:
La roccia è un ottimo gneiss, compatto e lavorato; la chiodatura è ravvicinata, a spit, nuovissima.
Tocca a me:
Procediamo tiri alterni e salgo il secondo tiro (5b), sempre in diagonale a sinistra, con qualche passo in aderenza:
L'Alpino segue, fino alla comoda sosta su 2 spit e anello, da collegare:
Terzo tiro (5a), traverso a sinistra sulle placche compatte scure, poi su fino in sosta:

Salgo il quarto tiro (5a), sempre in placca, poi Paolino chiude i conti con la quinta e ultima lunghezza (4c), su placca lavorata senza difficoltà:

Alle nostre spalle, il Vallone di Riofreddo presenta il vestito autunnale, con i colori tipici che spingono i fotografi in montagna in questi giorni:
Di fronte a noi, il Malinvern (m 2.939), bellissimo visto da qui:
Scendiamo con 3 calate, poi ci portiamo a sinistra per salire ancora la via Nevischio (5c   5L   210 m), dopo aver sgranocchiato qualcosa:
Attacco io il primo tiro (5c), splendido: dopo le facili placche iniziali, mi porto alla base del muro verticale che sale a destra, supero lo strapiombo facilmente e mi porto in parete:
Salgo in verticale, su roccia ottima, a tacchette orizzontali:

Esco a destra in comoda cengia, dove trovo la sosta con 2 spit e anelli per calata, che collego per recuperare il socio:
Secondo tiro (5a), bello, lungo lo spigolo, poi in diagonale a destra:

Sono le 16,30, tardino, visto che abbiamo iniziato tardi...
A questo punto dobbiamo decidere se scendere in doppia e proseguire fino in cima: optiamo per la seconda ipotesi, anche perchè ci pare di poter scendere a piedi, girando largo a destra, anziché in doppia...
Allora ok, saliamo veloci: percorro in pochi istanti il terzo tiro (4c), rinviando solo alcuni spit:

Paolino sale poi il quarto tiro (5a),dall'andamento un po' particolare e sinuoso, prima lungo uno speroncino, poi a sinistra per una paretina, per uscire su comoda cengia erbosa:
Poco dopo salgo l'ultima lunghezza (4c), con primi passi di forza e poi facilmente su spigolo e placca:
Autoscatto in cima:

Via scendiamo velocemente... anzi, per la verità prima saliamo, per andare a reperire alcune tracce di sentiero che aggirano la parete a destra (faccia a monte) e raggiungiamo la base delle vie, dove recuperiamo gli zaini.
Poi via verso il fondovalle e l'auto, dove giungeremo all'imbrunire.